Oggi l’ultimo numero firmato da Claudio Scamardella che ha lasciato dopo oltre 12 anni

Nuovo Quotidiano di Puglia: Tornesello direttore

Claudio Scamardella e Rosario Tornesello

LECCE – Claudio Scamardella lascia oggi la direzione del “Nuovo Quotidiano di Puglia” che sarà assunta domani, mercoledì 2 febbraio, da Rosario Tornesello, attuale caporedattore del giornale. A comunicarlo il Gruppo Caltagirone, editore del giornale, esprimendo a Scamardella, che ha guidato il giornale per oltre dodici anni, «sincero apprezzamento per il lavoro svolto» ed «i migliori auguri nella certezza che saprà conseguire importanti successi». Il Nuovo Quotidiano di Puglia, nato nel Salento, nel 2021 ha aggiunto alle originarie edizioni di Lecce, Brindisi e Taranto, anche quella di Bari.
Nell’editoriale di congedo dai lettori, “Dodici anni intensi per un giornale con la schiena sempre dritta”, pubblicato oggi dal Nuovo Quotidiano di Puglia, Scamardella ha ringraziato Francesco Gaetano Caltagirone e Azzurra Caltagirone, «editori del giornale che mi hanno consentito di vivere un’esperienza professionale esaltante, dandomi fiducia e garantendo piena libertà e autonomia nelle scelte. Grazie alla redazione e all’amministrazione, esemplari nella dedizione al lavoro e nell’attaccamento alla testata; ai collaboratori e ai corrispondenti, vero carburante di un giornale con forti radici territoriali; agli editorialisti che hanno messo in campo competenze, idee e spirito critico».
«Dodici anni nella direzione di un giornale – sottolinea Scamardella – sono tanti. Forse, anche troppi. Ho avuto la fortuna, per questioni anagrafiche, di essermi formato nella fase finale del giornalismo di tradizione, quello degli ultimi ticchettii delle linotype in affollate tipografie, e di aver vissuto la temperie dei cambiamenti epocali in corso da almeno due decenni nell’industria dell’informazione, terremotata da una rivoluzione che ha messo in crisi codici, regole, certezze e anche l’autostima accumulata da chi aveva decenni di mestiere.
Al punto, come confessava l’ultimo Camilleri, di svegliarsi la mattina e fare fatica a sentirsi contemporaneo. Tuttavia, nello stravolgimento generale e nel continuo aggiornamento tecnologico, due punti sono rimasti intangibili: ciò che più conta nel giornalismo resta il giornalista, il suo modo di scrivere, il linguaggio utilizzato, il rispetto per i fatti e, soprattutto, per le persone; fino a quando ci sarà una società, i suoi componenti saranno spinti dall’insopprimibile bisogno di conoscere notizie, storie, opinioni, proposte, critiche. Ben scritte. E anche ben presentate. Può cambiare il mezzo dove trovarle, leggerle, ascoltarle. E di questo è giusto che si occupino i tecnici e i manager delle aziende editoriali. Ma quel bisogno – con il “cosa”, “come” e “perché” scrivere – può essere corrisposto solo dal giornalista».
Il direttore del Nuovo Quotidiano di Puglia evidenzia che «c’è chi ha scritto, già qualche secolo fa e a ragion veduta, che – evidil “buon giornale” è innanzitutto quello che non si limita a parlare di ciò che è accaduto il giorno prima, non si ferma all’informazione sulle cose, ma tende a spiegarne il senso e a cogliere la direzione del tempo.
È stato anche detto che fare un “buon giornale” è come costruire un ponte dove far scorrere, oltre alle notizie, idee e progetti, far incontrare e dialogare competenze, raccontare e produrre emozioni e sentimenti della (e nella) comunità a cui rivolge. Per un giornale di territorio, la cui fattura quotidiana per tanti aspetti è molto più difficile di quella dei giornali nazionali, quel “ponte” diventa ancor di più un’opera speciale, determinante, un’infrastruttura immateriale per mettere in comunicazione segmenti di società, l’alto e il basso, gli integrati e gli emarginati, con l’ambizione non solo di informare ma anche di formare un’opinione pubblica, tenendo assieme il tessuto connettivo della comunità. Un’opera speciale perché, come abbiamo constatato negli ultimi anni nella politica e nella rappresentanza sociale, disastrose sono le conseguenze di una società senza corpi intermedi e senza ponti, con la liquefazione delle forme organizzate e dei grandi soggetti collettivi che incanalano sogni e bisogni dei popoli.
Questa è stata la nostra rotta. Non tocca a noi dire se siamo riusciti a percorrerla fino in fondo. Di sicuro, non ci siamo mai arresi in questi anni allo “spirito del tempo” che ha elevato l’insulto e l’aggressività del linguaggio come forma di successo della comunicazione, esaltato l’odio e il disprezzo verso il sapere trasformando l’incompetenza in valore e l’improvvisazione al potere in una conquista, deriso la scienza, coltivato la demolizione del professionismo nella politica (proprio nei giorni scorsi, in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica, abbiamo visto di quanto ce ne sia bisogno) e dell’organizzazione della democrazia attraverso i partiti, nel nome di una fasulla “società orizzontale” occupata da chiassose, isteriche e manipolate piazze digitali (e televisive)».

Francesco Gaetano Caltagirone

«Quanti insulti, intimidazioni, minacce e aggressioni sui social abbiamo ricevuto – ricorda ancora Scamardella – per essere andati controcorrente e per non esserci piegati a quell’unanimismo fanatico e aggressivo alimentato dalle echo chamber dove ogni dubbio e ogni pensiero diverso vengono zittiti. Ma quel “ponte” costruito giorno dopo giorno ha retto, ha sfidato il clima incandescente e intimidatorio del conformismo digitale, a testa alta e senza paura. Ha retto anche perché il giornale, questo giornale, si è tenuto a debita distanza, tutte le mattine (e anche la sera), dalle stanze del “potere” inteso come sostantivo, dalle camere di compensazione e delle interessate relazioni, con annessi salotti e salottini, coltivando invece il “potere” come verbo: il potere, cioè, di dare la voce a chi non ce l’ha; il potere di informare e formare senza sconti ai governanti e ai rappresentanti delle opposizioni, dal più piccolo comune ai capoluoghi e alla Regione. Di destra e di sinistra. Pronunciando molti “no”, talvolta anche alzando i toni per farli sentire a orecchie abituate solo al suono del “sì”. Se ci siamo riusciti il merito va, innanzitutto, all’editore che ha sempre assicurato l’autonomia e l’indipendenza della testata».

Azzurra Caltagirone

«A succedermi nella direzione del Quotidiano – conclude il direttore uscente – sarà Rosario Tornesello, che con Renato è stato il più stretto collaboratore in questi anni. Sono sicuro, conoscendo la sua bravura e il suo rigore professionale, che riuscirà ad apportare le innovazioni e i cambiamenti necessari per mantenere salda e, anzi, rafforzare la leadership della testata in tutta la Puglia. Non ha bisogno di suggerimenti o di consigli. Gli auguro solo di continuare a coltivare il “potere” come verbo e di irrobustire il “ponte”. Perché questa splendida terra, attraversata da tumultuosi cambiamenti, ne ha bisogno. È un augurio e, insieme, un appello da cittadino. Perché, è vero, il Salento e la Puglia non sono la terra in cui sono nato, ma dopo dodici anni sono diventate – nell’accezione di Aristofane – la mia patria, essendo “la patria là dove si prospera. Quella che ti matura, ti fa crescere, ti regala gioie e dolori, cioè la vita. Quella che si sceglie e ti sceglie”. E per questa reciproca scelta non esiste un grazie grande abbastanza a Quotidiano». (giornalistitalia.it)

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