Interessante e partecipata giornata di formazione in Calabria con i vertici dell’Inpgi

Non c’è previdenza senza lavoro

Da sinistra: Soluri, Iorio, Camporese, Parisi, Soffientini, Merante e Moriga

Da sinistra: Soluri, Iorio, Camporese, Parisi, Soffientini, Merante e Moriga

REGGIO CALABRIA – “Un seminario importante in un momento drammatico per l’editoria in tutto il Paese, che vede sempre più aziende ricorrere agli ammortizzatori sociali, pagati, vale la pena ricordarlo, interamente dall’Inpgi”. Lo ha doverosamente sottolineato Carlo Parisi, vicesegretario della Fnsi e segretario del Sindacato dei giornalisti della Calabria, aprendo i lavori, nell’Auditorium Calipari del Consiglio regionale a Reggio Calabria, della giornata di formazione promossa dall’Inpgi sul tema “Non c’è previdenza senza lavoro. Per un nuovo welfare dei giornalisti italiani: protezione sociale, microcredito e formazione”. Una giornata di formazione professionale (valsa ben 6 crediti a chi ha seguito i lavori sino al termine), densa di temi e relazioni, che ha portato a Reggio Calabria i vertici dell’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani, ad iniziare dal presidente Andrea Camporese. Accanto a lui, il direttore dell’Inpgi, Mimma Iorio, e i dirigenti Francesca Merante, Augusto Moriga e Fabio Soffientini. Al tavolo dei lavori anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri. Drammatico – o drammatica – è stato, purtroppo, l’aggettivo più ricorrente negli interventi che si sono susseguiti davanti alla nutrita platea di giornalisti, partendo da quello del presidente dell’Inpgi. Che ha messo subito il dito nella piaga: “Stiamo chiudendo un anno, il 2014, che è stato terribile per il sistema editoriale e che rientra, d’altronde, in un quadro di crisi che non si era mai visto dal Dopoguerra. Abbiamo perso 630 posti di lavoro negli ultimi 6 mesi, ovvero 100 posti al mese, e basterebbe già questo per darci il polso di una situazione a dir poco drammatica”. Appunto. Va da sè che “la fotografia del mercato nazionale dell’editoria – ha aggiunto Camporese – è una fotografia pessima. I fondamentali del sistema informazione nel nostro Paese sono gravemente compromessi se guardiamo a ciò che sta accadendo nella nostra previdenza: incassiamo sempre meno contribuzioni, di converso aumentano le uscite, determinate dai prepensionamenti e, soprattutto, dalla crescente e continua erogazione degli ammortizzatori sociali”. Eppure, “il bilancio dell’Inpgi – ha sottolineato il presidente – si chiuderà comunque, al 31 dicembre 2014, con un utile di 10 milioni di euro, perché il patrimonio immobiliare dell’Istituto ha coperto sinora, con il suo rendimento, il resto dei costi, pari a 90 milioni di euro l’anno”. La previdenza, questa sconosciuta: “Troppo spesso – ha incalzato Camporese – la previdenza viene vista come una monade, un’entità a sé stante. Non è così, ovviamente, e tutti, a cominciare dagli editori, devono fare la loro parte. Alla Fieg va detto e ribadito che la responsabilità dev’essere condivisa, altrimenti, con tutti i giornalisti che sono usciti e continuano a uscire dal lavoro attivo, non riusciremo ad invertire la tendenza. Bene gli incentivi all’occupazione, ma da soli non bastano”. A definire nel dettaglio il quadro a tinte fosche, ma reali, delineato dal presidente dell’Inpgi, ci ha pensato il direttore dell’Istituto: “Oggi l’Inpgi è una nave in mezzo a correnti perigliose – ha esordito Mimma Iorio, dal ‘95 all’Istituto di via Nizza, dove ha diretto per tanti anni il Servizio ispettivo, prima della nomina a direttore – . Parliamo di un ente unico nel panorama italiano, che non gode di risorse pubbliche, che fa tutto da solo, che ha un’autonomia gestionale piena. Va da sé che, alla luce dei profondi cambiamenti che hanno investito il mondo dell’editoria negli ultimi anni, fare tutto ciò che facciamo non sia facile”. Parla chiaro il direttore: “Negli ultimi anni abbiamo avuto 675 uscite per prepensionamenti e da qui al 2016 ne avremo altre 200. Escono i giornalisti che contribuivano con 100mila euro l’anno ed entrano giovani con 24mila euro l’anno di contribuzioni, che poi, spesso, vanno subito in Cigs. Oggi, però, nonostante le palesi, enormi difficoltà – ha ribadito Mimma Iorio – bisogna cercare in tutti i modi di far vivere l’Inpgi, di riportare l’equilibrio tra entrate e uscite, perché, se dovesse scomparire l’Inpgi, sarebbe la fine di tutti gli altri istituti di categoria”. Responsabilità condivisa, aveva detto, un attimo prima, il presidente. Il direttore coglie e rilancia: “L’Inpgi va aiutato a svolgere bene il proprio compito, che è di garanzia per voi giornalisti, i primi chiamati al senso di responsabilità”. Ad illustrare, quindi, il funzionamento e la diffusione del sistema previdenziale e degli ammortizzatori sociali nel nostro Paese, le opportunità per i lavoratori autonomi e i professionisti di utilizzare e accedere alle risorse previste dai bandi europei per finanziare la propria attività professionale, ci hanno pensato, nelle loro accurate relazioni, Fabio Soffientini, responsabile del Servizio Studi, Analisi e Attività ispettive dell’Inpgi, Augusto Moriga, che dirige il Servizio Entrare Contributive, e Francesca Merante, responsabile del Servizio Prestazioni. E sono stati gli stessi dirigenti a rispondere alle domande di alcuni giornalisti che hanno colto a pieno l’opportunità di ricevere chiarimenti e risposte dirette ai propri dubbi e, manco a dirlo, problemi.

Nicoletta Giorgetti

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