Casina del Boschetto: azione civile nei confronti di tre ex presidenti dell’Assostampa

Napoli: il Comune presenta il “conto” ai giornalisti

Luigi De Magistris

Luigi De Magistris

Assostampa CampaniaNAPOLI – “Per le obbligazioni assunte dalle persone che rappresentano l’associazione i terzi possono far valere i loro diritti sul fondo comune. Delle obbligazioni stesse rispondono anche personalmente e solidalmente le persone che hanno agito in nome e per conto dell’associazione”. Appellandosi all’art. 38 del Codice Civile, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, presenta il “conto” ai tre presidenti dell’Associazione Napoletana della Stampa in carica nel corso del ventennale contenzioso col Comune sulla sede dell’ex Circolo della Stampa ospitato nella Casina del Boschetto in Villa Comunale.
Il “conto” che, già a febbraio 2014 ammontava a 3.457.760,75 euro, è stato notificato alla moglie e ai figli del defunto Lello Barbuto (presidente dal 1985 al 1994), a Franco Maresca (1995-2003) e a Gianni Ambrosino (2004-2007), chiamati a corrispondere personalmente in solido, nella misura di un terzo del debito ciascuno, l’obbligazione derivante dalla sentenza con cui la Corte di Cassazione ha messo la parola fine al contenzioso con il Comune di Napoli. Contenzioso iniziato, nel 1984, con la richiesta di adeguamento del canone di locazione che, in assenza di risposta, ha innescato l’azione giudiziaria culminata con lo sfratto, intimato nel 1994 e reso esecutivo nel novembre 1999.
Una vicenda amara che, tra l’altro, ha decretato la fine dell’Associazione Napoletana della Stampa che, gravata da un debito di circa 5 milioni di euro, era stata costretta a chiudere battenti ed il 4 marzo 2014 era stata radiata dalla Fnsi con voto pressoché unanime (1 solo astenuto) del Consiglio nazionale. L’attuale Sindacato Unitario Giornalisti della Campania, infatti, non ha nulla a che vedere con la storica associazione fondata nel 1912.
Come pubblicato il 3 aprile 2014 da Giornalisti Italia, a ripercorrere l’intera vicenda era stato l’ultimo presidente dell’associazione, Enzo Colimoro, estraneo ai fatti per oggettivi motivi anagrafici (all’epoca aveva appena 14 anni). In occasione dell’ultima Assemblea dell’Associazione Napoletana della Stampa, Colimoro aveva, infatti, denunciato che “della vicenda si sarebbero dovuti occupare, nel corso degli anni, tra giudizi di primo grado, appello e, da ultimo, la Cassazione, diversi direttivi dell’Assostampa nell’arco temporale di oltre venti anni ma, come risulta dagli atti reperiti presso l’archivio della stessa Associazione, non si è riusciti a risolvere la questione in via transattiva, evidentemente confidando, in maniera errata, nell’azione giudiziaria intrapresa”.
Invece, il Comune di Napoli citava in giudizio l’Associazione Napoletana della Stampa, ma all’udienza dell’11 giugno 1993 nessuno si presentava, per cui il Pretore di Napoli convalidava lo sfratto per finita locazione al 4 maggio 1985. Presidente dell’epoca era Lello Barbuto (sostituito nel 1994, per avvenuto decesso, da Franco Maresca). In Appello, l’Assostampa veniva condannata a risarcire circa tre milioni di euro al Comune di Napoli.
Sotto la presidenza di Gianni Ambrosino, il 19 giugno 2013, ad oltre venti anni dal primo atto con il quale il Comune di Napoli aveva intimato lo sfratto, veniva invece notificata al presidente in carica in quel momento, Enzo Colimoro, la sentenza definitiva della Suprema Corte di Cassazione con la condanna del Sindacato a versare una somma che, tenuto conto del passare degli anni e del meccanismo di interessi legali e rivalutazione monetaria, ammontava a 3.457.760,75, secondo la quantificazione operata dallo stesso Comune di Napoli nell’atto di pignoramento presso terzi notificato nel febbraio del 2014.
Nell’Assemblea di scioglimento, il Direttivo in carica metteva le mani avanti sottolineando di non temere nulla: “non solo dal punto di vista della gestione trasparente, ma da quello strettamente giuridico”, perché “per la natura dell’Associazione Napoletana della Stampa, al pari di tutte le altre associazioni non riconosciute, non può esserci una responsabilità personale per chi non ha avuto un ruolo nelle obbligazioni assunte dalla stessa Associazione. Obbligazioni (e debiti) che, come risulta chiaramente, risalgono addirittura a venti anni orsono. Tanto, deve sottolinearsi, in applicazione delle disposizioni agli artt. 36 e 38 del Codice Civile”.
Da ricordare, inoltre, che, con sentenza n° 12248/13 del 22 marzo – 20 maggio 2013, la Terza Sezione della Suprema Corte di Cassazione rigettando il ricorso, condannava l’Associazione Napoletana della Stampa, in persona del legale rappresentante pro tempore, al pagamento delle spese del giudizio di legittimità in favore della controparte, liquidate in euro 20.200,00 di cui euro 200,00 per esborsi. E che il Comune di Napoli aveva notificato all’Inpgi ed alla Casagit un “Atto di pignoramento presso terzi”, con il quale chiedeva di bloccare tutte le eventuali somme dovute all’Associazione Napoletana della Stampa.
Successivamente, l’Inpgi, con lettera del 26 febbraio 2014, prot. 91, risolveva il rapporto in convenzione con l’Associazione Napoletana della Stampa, mentre la Fnsi, con delibera del Consiglio Nazionale del 4 marzo 2014, preso atto dell’impossibilità di fornire agli associati la necessaria assistenza, dichiarava risolto con efficacia immediata il rapporto associativo tra la stessa Federazione e l’Associazione Napoletana della Stampa.
Era stato lo stesso Colimoro a rivendicare, “oltre all’estraneità, noi tutti, ed io in prima persona”, il danno “da questa situazione paradossale, che ha travolto tutto il lavoro di costruzione, di trasformazione positiva, di sviluppo che, con impegno e fatica, eravamo riusciti a fare in questi anni”. Evidenziando che l’Associazione non disponeva di un Fondo in grado di soddisfare il credito vantato dal Comune di Napoli, Enzo Colimoro si era richiamato agli artt. 36 e 38 del Codice Civile. Come ha affermato la giurisprudenza, con orientamento consolidato nel corso degli anni, vi è infatti, in conformità alle previsioni del codice civile, una responsabilità solidale dei rappresentanti e di coloro che hanno agito a nome e per conto dell’Associazione.
Codice Civile alla mano, dunque, il Comune di Napoli guidato dall’ex sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Luigi De Magistris, ha presentato il “conto” ai tre giornalisti che hanno presieduto l’Associazione Napoletana della Stampa all’epoca dei fatti che hanno originato il debito. (giornalistitalia.it)

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