La giornalista esperta di Medio Oriente: “200 colleghi in carcere, ne usciranno?”

Marta Ottaviani ci spiega la Turchia

Marta Ottaviani, ospite dei Rotary Club di Biella, Vallemosso e Valsesia (foto Giornalisti Italia)

BIELLA – “In Turchia, duecento giornalisti stanno in carcere e forse non usciranno mai più. Con loro 40 generali, 2 mila intellettuali e, addirittura, alcuni Imam poco disposti alle direttive del regime”.
Parola di Marta Ottaviani, giornalista freelance della Stampa e di Avvenire, firma autorevolissima per quanto riguarda le questioni mediorientali. Dal 2005 al 2013 ha vissuto a Istanbul e, dunque, le sue analisi sono rese ancora più efficaci dalla conoscenza diretta delle questioni in gioco.
“La Turchia – ha spiegato la Ottaviani, protagonista di un incontro promosso dai Rotaruìy Club di Biella, Vallemosso e Valsesia – è stata a lungo la fidanzata dell’Unione Europea. Molti coltivavano grandi speranze. Dal Bosforo, doveva scaturire un futuro di pace e prosperità. Promesse tradite. La terra di Ataturk si è trasformata in una scheggia impazzita. Erdogan, il premier, ha imposto un cambio di rotta e un riavvolgimento degli orologi che sono tornati indietro di decenni”.
“Era un paese musulmano laico, – ha sottolineato la giornalista – con leggi occidentali e un tenore di vita promettente. Oggi, lo Stato è diventato conservatore in senso islamico. Se prima, per entrare negli uffici pubblici, occorreva togliersi il velo dalla testa, adesso è obbligatorio indossarlo”.
Il cambiamento ha contorni epocali. I giornali sono controllati dal premier e dalla sua famiglia. Nelle carceri 50 mila persone aspettano non il processo ma di sapere di che cosa sono accusate.
Marta Ottaviani non ha peli sulla lingua e non le piacciono le mezze misure. La Turchia è diventata un paese autoritario, con scarrissima attenzione per i diritti e la quasi negazione delle libertà individuali.
Ci spiega la vera dinamica del fallito colpo di stato del 2016 del quale Erdogan sarebbe stato perfettamente al corrente e che ha sfruttato per togliersi di torno gli oppositori, i laici e tutto l’entourage che gli dava fastidio.
“Conosco i pericoli che corro – ammette la Ottaviani –, so di essere pedinata, ma l’informazione pretende qualche rischio. È di aiuto la solidarietà dei colleghi italiani ed esteri”.
Le elezioni amministrative del 31 marzo si sono svolte in un contesto segnato dalle difficoltà economiche che hanno finito per intaccare il potere d’acquisto dei turchi più poveri. È stata l’arma utilizzata dalle opposizione per segnare un punto a loro favore.
Le aree più conservatrici come l’Anatolia hanno votato in massa per Erdogan che mantiene anche la maggioranza nazionale con un 48 abbondante di consensi. Ma alcune città importanti (a cominciare dalla capitale Ankara) sono andate al cartello di partiti che si presentano come alternativa. E i Curdi si sono affermati a casa loro. (giornalistitalia.it)

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