Parlamento Ue spaccato a metà e condizionato dalle lobby. Se ne riparla a settembre

L’Europa boccia la riforma del diritto d’autore

La Plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo

STRASBURGO (Francia) – Un Parlamento europeo spaccato a metà, tirato a destra e sinistra dalle lobby e, addirittura, vittima di minacce di morte, ha deciso di rinviare la riforma sul copyright, tra le urla di vittoria di M5S e Lega e le accuse di campagna “sporca” e preoccupazioni del mondo creativo e culturale.
Per un pugno di voti, con 318 no, 278 sì e 31 astensioni, l’Aula di Strasburgo ha votato contro l’avvio dei negoziati con Consiglio e Commissione Ue sul nuovo testo della direttiva, allungandone così i tempi con una riapertura della posizione degli europarlamentari e un nuovo voto a settembre.

Andrus Ansip

“Ora finiamola con gli slogan delle lobby e cominciamo a cercare soluzioni”, ha invitato il vicepresidente della Commissione Ue responsabile per il digitale Andrus Ansip. In gioco, infatti, ci sono gli interessi miliardari dei “big” del
web americani, da Facebook a Youtube, e l’equa remunerazione del lavoro di editori e artisti, in un mondo che si è ormai quasi interamente spostato sul digitale ma dove questo ancora non prevede le stesse tutele esistenti per le opere “fisiche”.
“Mi dispiace che la maggioranza dei deputati non abbia sostenuto la posizione che io e la commissione giuridica abbiamo preparato”, ha detto il relatore del provvedimento, il popolare tedesco Axel Voss dopo il voto in Aula, assicurando però di essere “pronto a difendere questo compromesso e a convincere i colleghi per il voto a settembre”. Il vero nodo è però un altro, denuncia l’eurodeputato: chi sta “consciamente diffondendo fake news e agendo esclusivamente nell’interesse delle grandi piattaforme online”. Al punto da arrivare a “gravi minacce, persino di morte”, ha denunciato il leader dei socialisti Udo Bullman. Si tratta di “pressioni inaccettabili” che hanno immediatamente visto il presidente dell’Aula Antonio Tafani annunciare il lancio di “indagini severissime” e paventare anche il ricorso alle autorità giudiziarie.

Axel Voss

Una campagna dalle tinte più fosche delle altre è la denuncia anche di editori e artisti. “È vergognoso che un pugno di potenti con interessi particolari riesca a cavarsela usando strategie fondate sulla paura e su affermazioni false ed esagerate che interferiscono con il processo democratico”, ha detto il presidente dell’Enpa, Carlo Perrone. Un vero e proprio “dirottamento” che “solleva domande fondamentali su come piattaforme dominanti e operatori in teoria neutrali abusino della loro posizione”, fanno eco i musicisti di Impala.
Tutti i gruppi politici si sono infatti trovati o spaccati – in particolare i liberali dell’Alde, i socialisti dell’S&D, a favore, e gli anti-Ue di Enf, contro – o con almeno qualche “dissidente” rispetto alla linea di partito, come Ppe (a favore), Verdi e sinistra (contro), e populisti di Efod (contro). Tra gli italiani, il Pd – a favore – è stato il più diviso con 7 defezioni per il “no”, mentre i più compatti sono stati Fi per il “sì”, e Lega e M5S per il “no”.

Luigi Di Maio e Matteo Salvini

Una situazione, quindi, che ha visto la soddisfazione dei vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. “Oggi è un giorno importante, il segno tangibile che finalmente qualcosa sta cambiando” perché “nessuno si deve permettere di silenziare la Rete”, ha esultato il primo, mentre il secondo ha rivendicato il “bavaglio alla Rete e a Facebook respinto ora a Strasburgo anche grazie al no della Lega: non ci fermeranno”.
E, sempre dal governo, arriva un altro colpo all’industria editoriale: un taglio di 40 milioni di introiti per la stampa italiana annunciato dal sottosegretario all’editoria Vito Crimi, con la fine della pubblicazione delle gare pubbliche sui quotidiani. Una decisione da cui emerge, ha concluso il segretario generale della Fnsi Raffaele Lorusso, che “prevale la voglia di parlare per slogan e di offrire al rancore e alla rabbia dei social un settore vitale per la democrazia”. (ansa)

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