Intervista a Luciano Regolo sul libro che parla della complicità con Madre Teresa

Nelle pieghe più intime di Lady Diana

Luciano Regolo

Luciano Regolo

MILANO – È in libreria “L’ultimo segreto di Lady Diana – Il mistero del rapporto tra la principessa più amata e Madre Teresa”, il nuovo libro di Luciano Regolo (edizioni San Paolo, 272 pagine; 17,50 euro). Il volume scandaglia nelle pieghe più intime l’insolita complicità spirituale creatasi tra due figure di donne molto diverse, sotto certi aspetti agli antipodi. Giornalistitalia.it ne ha parlato con l’autore, consigliere nazionale della Fnsi e firma di questa testata.

Come e quando si conobbero la santa e la principessa?
«Diana era in India e andò a Calcutta nel ricovero per lebbrosi e moribondi creato da madre Teresa, ma lei non era lì, trattenuta in Italia. Allora, di rientro dal viaggio, si fermò a Roma e andò a incontrarla nella Casa fondata dalla missionaria, in via Casilina 222. In precedenza c’era stato uno scambio di lettere. Una suora che assistette al loro primo incontro racconta che, a un certo punto, la futura santa disse alle consorelle: “Ora noi due vogliamo stare sole con Gesù”. E portò Lady D a pregare nella cappella, davanti al Gesù Sacramentato. Anche nei loro pochi altri, ma intensi incontri, cinque quelli finora documentabili, pregarono insieme. Curiosamente Diana, a Parigi, quando morì sotto il Tunnel dell’Alma, esattamente 20 anni fa, portava nella borsa il rosario che le regalò madre Teresa e che poi le misero nella bara. A lungo l’aveva tenuto, secondo la testimonianza della sua cara amica Rosa Monckton, intrecciato su una statuina del Cristo che teneva sul suo scrittoio a Kensington Palace assieme a quello che aveva ricevuto nell’85 da Giovanni Paolo II».

Senza titolo-7Ma Diana era attenta alla moda e all’immagine, ebbe una vita sentimentale piuttosto “movimentata”: fu veramente sincero questo trasporto per Madre Teresa?
«Sì, da parte di entrambe. E lo confermano molte testimonianze. La santa vide nella principessa di Galles, come disse lei stessa al cardinale Comastri, “la povera Diana” che aveva sofferto e stava soffrendo per il suo disastro coniugale. Il tradimento di Carlo e l’atteggiamento del Palazzo le riaprirono una serie di ferite dell’infanzia. Madre Teresa riconobbe in lei l’intento sincero di aiutare le persone che soffrivano. La santa diceva che “i poveri sono la nostra salvezza”, rifacendosi al Vangelo e alle parole di Gesù: “Ogni volta che avete fatto qualcosa a uno di questi piccoli miei fratelli, l’avete fatto a me”: ossia dare da bere agli assetati, dar da mangiare agli affamati, assistere gli ammalati, consolare chi è disperato. Questo è il criterio che muove la misericordia divina. Quanto a Diana, negli ultimi mesi della sua vita non ebbe pace fin quando non poté colloquiare un’ultima volta a New York con Madre Teresa, nel giugno 1997, cosa che fu difficile perché la suora era già molto malata e morirà appena cinque giorni dopo la principessa».

Un aspetto che l’ha più colpita del rapporto nato tra le due?
«Madre Teresa disse a Diana: “Se vuoi salvare i tuoi figli portali a vedere le persone che soffrono, fai conoscere loro la povertà, portali a dare affetto a chi è disperato, accompagnali sotto i ponti del Tamigi, dove dormono tanti senzatetto, al freddo”. Lei lo fece veramente e se oggi guardiamo l’atteggiamento assunto da William d’Inghilterra e da sua moglie Kate, oppure dal principe Harry si riconosce questo tipo d’impronta. Diana ha cambiato l’algida monarchia britannica. Fu la prima a rinunciare al protocollare cappello, perché non poteva abbracciare e coccolare i bimbi gravemente ammalati, e ai guanti per accarezzare le persone che andava a visitare».

Ma era anche una donna capricciosa, volubile…
«Sì, io parlo nel libro del “doppio volto di un’insicurezza”, la sua fragilità, se si sentiva minacciata, la portava a cercare rivalsa, a inanellare love-story sbagliate o anche a straparlare, ma nello stesso tempo le permetteva di sentire un istintivo trasporto per i sofferenti che incontrava. In questo fu totalmente sincera. E lo confermano tante voci. Fra questi il sacerdote cattolico Alexander Sherbrooke, parroco della chiesa di Saint Patrick nel quartiere londinese di Soho e figlio spirituale di Madre Teresa. Lui ha assistito a tante “missioni” sconosciute di Diana. L’aveva incontrata a Calcutta, meravigliandosi subito perché lui, pur se sacerdote, faceva molta più fatica a non impressionarsi davanti a certe piaghe, mentre lei, talmente concentrata nel dare conforto agli altri, sembrava non notarle neppure. Diciamo che l’incontro con Madre Teresa, proprio nella fase, conclusiva, delle loro vite, contribuì molto a far trovare equilibrio a Diana e alla sua ricerca affannosa di un senso profondo dell’esistenza. Commentando la loro scomparsa ravvicinata, il papa Giovanni Paolo II, a sua volta, futuro santo, disse che vi si poteva cogliere la mano della Provvidenza perché ogni cuore potesse riflettere». (giornalistitalia.it)

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