Il cuore della professione sta nella libera interpretazione senza travisare i fatti

La terzietà è del giudice, non del giornalista

Il fermo di Roberto Spada eseguito dai carabinieri di Ostia

L’arresto di Roberto Spada eseguito dai carabinieri di Ostia

ROMA – Premessa: ad Ostia, quartiere romano il cui Consiglio è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, e si sta votando per il rinnovo, un giornalista Rai ed il suo operatore sono stati aggrediti violentemente da un energumeno, un pugile e gestore di palestra di pugilato appartenente ad un clan che conta alcuni condannati in primo grado. Il giornalista, con fare insistente, chiedeva a Roberto Spada (questo il nome dell’aggressore) se aveva sostenuto la lista elettorale del movimento di destra radicale Casa Pound. Persa la pazienza, Spada aveva colpito il giornalista con una violenta testata al volto, fratturandogli il setto nasale, e prendendo il cronista e l’operatore a manganellate.
I giornalisti, e parte dell’opinione pubblica, hanno immediatamente condannato la brutale aggressione (non è “presunta”, perché è stata filmata) ma, sul web, è iniziata una insana corsa al “distinguo”. A parte chi ha solidarizzato apertamente con l’aggressore, molti si son lasciati andare a commenti giustificazionisti, che si possono così riassumere: il giornalista era troppo insistente, era molesto, questo non è giornalismo. Qualcuno azzarda “se l’è cercata”. Persino qualche collega, pur condannando senza ambiguità la violenza, ha auspicato più distacco e meno atteggiamenti da poliziotto o giudice da parte dei giornalisti. La cosiddetta “terzietà”, più o meno.

Pippo Mazzarino, presidente dei revisori

Giuseppe Mazzarino

E allora cerchiamo di capirci: i giornalisti non hanno nessun obbligo di terzietà tra la mafia e la non mafia (vedi quanto successo alla Festa del Cinema di Roma, dove volevano mettere sullo stesso piano alcune giornaliste antimafia ed una camorrista non pentita…); fra un assassino e la sua vittima; fra uno scippatore e l’anziana scippata; fra un violentatore ed una violentata… La terzietà è del giudice, non del giornalista. Noi non ci limitiamo ad osservare i fatti ed a riportare quello che abbiamo visto e capito (in quel momento): interpretiamo. E lì sta il cuore della professione: nella libera interpretazione, fatto salvo il non travisamento dei fatti. E quindi anche nell’espressione di condanna o sdegno.
Enrico Cuccia, inseguito ripetutamente per strada da cronisti molesti, ed anche da – come definirli? – attori? provocatori? televisivi, che giornalisti non erano, si limitava a restare in silenzio. Il giornalismo invasivo può anche dare fastidio, ma la violenza mafiosa, con la non meno mafiosa omertà, andrebbe immediatamente stroncata dallo Stato, con le armi, se necessario. Dallo Stato, perché non siamo nel Far West…
Vediamo, adesso, se il fermo di Spada, eseguito dai Carabinieri tra le proteste degli abitanti di un rione ad alta densità criminale, sarà confermato. Sarà beninteso solo il processo a stabilire l’entità del reato ripreso dalla telecamera. In ogni caso, la condanna dell’aggressione da parte dell’opinione pubblica non può che essere totale. Senza se e senza ma, e senza giustificazioni. (giornalistitalia.it)

Giuseppe Mazzarino

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