Il Cdr denuncia: “L’editore Mainetti ha mollato. Se vuole salvare il giornale ci smentisca”

La Gazzetta del Mezzogiorno, occhio agli sciacalli

BARI – «Cari Lettori, ormai non c’è più tempo. E lo ripetiamo, consapevoli che nell’epoca degli slogan rischiamo di essere fraintesi e confusi nel brusio di fondo della comunicazione istantanea. Ma non ci arrendiamo all’idea che la compostezza e la fermezza debbano soccombere». Il Comitato di redazione del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno non si arrende e assicura che non lascerà «niente di intentato per salvare il giornale». Proprio per questo aggiorna i lettori, in tempo reale, sui «passaggi che potrebbero essere determinanti per la vita e il futuro della vostra e nostra Gazzetta: lo stiamo facendo anche raccontando vicende e retroscena del passato, vicino e lontano, che hanno determinato la crisi dalla quale vogliamo uscire».

Valter Mainetti

«L’ultima promessa tradita – denuncia il Cdr – è quella del socio di minoranza della Edisud Spa, società editrice del giornale, che è venuto meno agli impegni presi con la redazione, con il Tribunale di Catania e di fatto con i Lettori di Puglia e Basilicata.
Il socio di minoranza è l’imprenditore e immobiliarista Valter Mainetti, che per mezzo della società Denver ha gestito il 30% del pacchetto azionario della Edisud. Mainetti nel luglio 2019 si è dichiarato disponibile a ricoprire il ruolo di assuntore di un concordato, procedura alternativa al fallimento e finalizzata a salvare il giornale dai debiti accumulati in anni di gestione scellerata dei quali vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi e sui quali torneremo. Mainetti prometteva di prendere la totalità delle azioni della Edisud, il tutto con le garanzie finanziarie di un “primario istituto di credito” che poi si è rivelato essere la Banca Popolare di Bari».
«Crollata la banca barese (con la quale la Denver è comunque già esposta per 35 milioni di euro), nessun altro istituto di credito – spiega il Comitato di redazione – è stato interpellato e Mainetti ha ritenuto di non dovere o potere mantenere gli impegni offrendo garanzie in prima persona o con altre società del suo impero economico. L’immediata conseguenza di questo disimpegno è stato il ritiro del concordato da parte della Edisud.

La parola adesso passa all’autorità giudiziaria. L’11 marzo prossimo la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catania dovrà decidere sulla sostenibilità della società editrice della “Gazzetta”. E, a prescindere da Catania, anche i giudici baresi della Sezione Fallimentare, dovranno pronunciarsi il 6 aprile prossimo».
«Cari Lettori – incalza il Cdr – vorremmo anche noi che questa vicenda fosse più lineare. Ci imbarazza dover usare questo spazio per raccontarvi di noi e allo stesso tempo vorremmo usarne ancora di più per darvi ogni dettaglio, anche il più minuto, visto che la “Gazzetta” noi la facciamo ogni giorno per voi. Il giornale è vostro quanto nostro. Ed è anche di tutte quelle forze sociali e imprenditoriali che nelle ultime settimane ci hanno testimoniato la loro vicinanza e che ringraziamo sinceramente. Ma non bastano più le parole».
«Il concordato che Mainetti – sottolinea il Cdr della Gazzetta del Mezzogiorno – non è in grado di sostenere, può essere assunto da qualunque altro imprenditore, in autonomia o in cordata, che si proponga al Tribunale di Catania con un partner finanziario che offra garanzie per 12/14 milioni di euro. Non si tratta solo di salvare i posti di lavoro della “Gazzetta”, ma di salvare l’idea stessa di giornale. Se qualcuno è convinto di attendere nell’ombra, in maniera rapace, che il giornale raggiunga la fase di maggior disagio per potersene impossessare con il minimo sforzo, dovrebbe sapere che in natura lo sciacallo si nutre solo di carogne.

Mario Ciancio Sanfilippo

Lasciar morire il giornale non sarebbe un buon affare neppure per chi è convinto che possa poi resuscitarlo. La linfa di un quotidiano è il suo rapporto giornaliero con i lettori e con il territorio e questo rapporto lo tiene per delega naturale proprio la redazione, noi giornalisti: con tutti i nostri difetti che proviamo sempre a correggere proprio grazie a voi Lettori, restiamo l’essenza del giornale e ne incarniamo 133 anni di storia».
Per necessario riepilogo, il Cdr ricorda che «l’asse giudiziario Bari-Catania è dovuto alla vicenda processuale di Mario Ciancio Sanfilippo, azionista di maggioranza della Edisud e imputato per presunto concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito di una inchiesta della Procura siciliana a seguito della quale ha subìto il sequestro-confisca di una serie di beni tra i quali anche il pacchetto azionario della società editrice. Nel merito della vicenda giudiziaria di Ciancio Sanfilippo, la “Gazzetta” non ha alcun ruolo o coinvolgimento. A seguito del sequesto-confisca, dall’ottobre 2018 il giornale è affidato a una gestione commissariale sotto la responsabilità del Tribunale di Catania».
Il Comitato di redazione della Gazzetta del Mezzogiorno conclude «auspicando una smentita, che di solito è una sconfitta professionale per un giornalista. Vorremmo essere smentiti da Mainetti, ma con i fatti: dando seguito agli impegni sul concordato ci darebbe la migliore risposta. Auspichiamo di essere smentiti dagli imprenditori pugliesi e lucani, che con i fatti ci dimostrino di essere coraggiosi e visionari almeno quanto lo sono stati i pionieri che oltre cento anni fa, per esempio, hanno investito nella cultura costruendo teatri e fondando giornali come il nostro. Non è più il tempo dell’ignavia». (giornalistitalia.it)

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