Linea dura del presidente Rohani: è iniziata la repressione interna contro i “traditori”

Iran: “Arrestati giornalisti ‘spie’ al servizio degli Usa”

Jason Rezaian del Washington Post, in carcere in Iran da oltre un anno

Jason Rezaian del Washington Post, in carcere in Iran da oltre un anno

TEHERAN (Iran) – Più di qualcuno in Iran l’aveva anticipato, prima dell’accordo sul nucleare, e ora sembra che le previsioni siano divenute realtà. Dopo la vittoria diplomatica del presidente Rohani al tavolo delle grandi potenze, contro la quale gli ultraconservatori hanno spesso sputato fiele accusando i negoziatori di “tradimento”, è iniziata la fase della repressione interna, anche in vista delle elezioni parlamentari di febbraio.
“Abbiamo identificato una rete di penetrazione nel mondo dei media e di internet e arrestato spie e scrittori al servizio degli americani”, ha detto oggi il procuratore Ebrahim Raeisiin ai manifestanti che bruciavano le bandiere Usa di fronte all’ex sede diplomatica del “grande Satana”. E “in nessuna circostanza – ha aggiunto – permetteremo la penetrazione degli Americani nell’economia, nella società e nella cultura”.
Ma oggi il dissenso di Rohani non è rimasto chiuso nei corridoi del potere: è divenuto pubblico con un lungo video della sua riunione di gabinetto diffuso dall’Isna e trasmigrato sui social.
“Non dobbiamo mettere un’etichetta agli oppositori e non possiamo mettere da parte i partiti con un pretesto – ha detto Rohani –. Non è giusto che l’Iran prenda alcune persone e ne faccia un caso giudiziario, dicendo che sono in linea con i tentativi di penetrazione” dei nemici.
Di tentativi di “penetrazione” politica e culturale da parte degli Usa ha più volte parlato la Guida suprema Ali Khamenei, anche nel suo ultimo intervento di ieri, alla vigilia del 36/o anniversario della presa dellambasciata Usa e dell’inizio della lunga crisi degli ostaggi. Non il popolo americano, ma il suo governo, resta il nemico dell’Iran – ha ribadito Khamenei – e di lui bisogna sempre diffidare, perché anche se ha cercato di rifarsi la faccia è sempre pronto a pugnalarti. Se dunque sul nucleare si è trovato un accordo, è la tesi della Guida, nulla cambia nella politica verso gli Usa su altri fronti. Gli arresti di questi giorni sembrerebbero dunque in linea con i moniti della massima autorità della Repubblica islamica.
Ma su questo il presidente si è espresso con destrezza.
“Dovremmo combattere le penetrazioni in modo realistico e non giocare con questa parola – ha concluso –. E dovremmo comprendere la Guida correttamente, senza fare delle sue parole un pretesto per interessi personali e di gruppo”.
Negli ultimi giorni sono stati annunciati gli arresti di cinque giornalisti (fra i quali Isa Saharkhiz, addetto alla comunicazione nel governo del riformista Khatami e poi finito in carcere per quattro anni dopo le proteste del 2009) e di due persone con una secondo cittadinanza Usa. Si tratta di un libanese esperto di tecnologie informatiche accusato di spionaggio – come il corrispondente del Washington Post Jason Rezaian, in carcere da oltre un anno – e di un imprenditore iraniano fautore di migliori rapporti tra gli Usa e l’Iran. (Ansa)

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