Riformulato l’emendamento Pd alla Finanziaria: cade lo scudo della legge Rubinacci

Inpgi: altri 6 mesi e misure condizionate ai tagli

ROMA – «L’Inpgi, a sostegno dell’efficacia degli interventi di cui al comma 1, nell’ambito dell’autonomia organizzativa, gestionale e contabile prevista dal decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, adotta le ulteriori misure necessarie per il riequilibrio della gestione sostitutiva dell’assicurazione generale obbligatoria da sottoporre alla vigilanza statale ai sensi del medesimo decreto legislativo. Conseguentemente il fondo di cui all’articolo 209 è ridotto di 8,9 milioni di euro per l’anno 2021, 3,6 milioni di euro per l’anno 2022, 5,7 milioni di euro per l’anno 2023, 6,9 milioni di euro per l’anno 2024, 6,7 milioni di euro per l’anno 2025 e 7 milioni di euro a decorrere dall’anno 2026».
Con l’aggiunta di questo “comma 4” all’emendamento n. 5.04 alla legge Finanziaria – che concede un po’ di risorse all’Inpgi, prorogando di ulteriori 6 mesi lo scudo anti-commisariamento – il Governo chiede «ulteriori misure necessarie per il riequilibrio della gestione sostitutiva». Apre la strada, insomma, alla riduzione delle spese, a cominciare dalle prestazioni pensionistiche finora tutelate dalla legge Rubinacci del 1951.
Il testo, approvato oggi dalla Commissione Bilancio della Camera dei deputati, è una versione aggiornata dell’emendamento n. 5.04 al disegno di legge sul bilancio per il 2021 a.c. 2790 bis, presentato dai deputati Filippo Sensi, Debora Serracchiani e Antonio Viscomi (Pd). Il Fondo dal quale attingere le risorse è quello “per le esigenze indifferibili”, istituito con la legge 23 dicembre 2014 n. 190, incrementato di 800 milioni di euro per il 2021 e di 500 annui a decorrere dal 2022.
In buona sostanza, nonostante l’Inpgi 1 abbia dovuto intaccare pesantemente il proprio patrimonio per pagare gli ammortizzatori sociali autorizzati dal Ministero del lavoro, riducendo la riserva tecnica a soli 2 anni, lo Stato piuttosto che restituire le somme anticipate che oggi vedrebbero l’istituto in attivo (il rosso è di 253 milioni), vincola gli aiuti ad una pesante riforma che, inevitabilmente, avrà pesanti ripercussioni sui giornalisti attivi e pensionati.
Per le assunzioni a decorrere dal 1° gennaio 2021 viene concessa la «piena ed effettiva parità di trattamento rispetto agli altri lavoratori dipendenti», ovvero vengono riconosciuti ai giornalisti gli incentivi statali finalizzati «alla salvaguardia o all’incremento dell’occupazione riconosciuti in favore dei datori di lavoro per la generalità dei settori economici sotto forma di sgravi o esoneri contributivi». Il relativo onere, pertanto, è posto a carico del bilancio dello Stato a titolo di fiscalizzazione.
Inoltre, «al fine di fronteggiare i maggiori oneri di assistenza derivanti dalla crisi economica e occupazionale conseguente alla diffusione del contagio da Covid 19 e di favorire il riequilibri della gestione previdenziale sostitutiva» dell’Inpgi, fino al 31 dicembre 2021 «è posto a carico dello Stato, a titolo di fiscalizzazione, l’onere, comprensivo delle quote di contribuzione figurativa accreditate, sostenuto dall’Inpgi per i trattamenti di cassa integrazione, solidarietà e disoccupazione erogati in favore degli iscritti».
Pertanto, «al fine di consentire la piena ed effettiva attuazione delle misure di riforma volte al riequilibrio della gestione previdenziale sostitutiva» dell’Inpgi, è stato spostato di 6 mesi, fino al 30 giugno 2021, il termine lo scudo anti-commissariamento dell’Inpgi 1.
In definitiva, le norme introdotte consentono il ristoro da parte dello Stato delle somme che pagherà l’Inpgi per far fronte agli ammortizzatori sociali della categoria, ma il Governo stringe i tempi sui tagli «al fine di favorire il riequilibrio della gestione previdenziale sostitutiva». Se la prima versione dell’emendamento prevedeva misure di sostegno fino al 31 dicembre 2025, quella definitiva le limita al 31 dicembre 2021.
Ovviamente le misure non sono ancora definitive perché dovranno essere approvate in aula. La Finanziaria approderà probabilmente in aula martedì prossimo alle 9, ma il voto appare scontato in quanto il Governo dovrebbe porre la questione di fiducia (giornalistitalia.it)

DOCUMENTI:
La prima versione dell’emendamento
L’emendamento approvato/1
L’emendamento approvato:2

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