NEW YORK (Usa) – «Porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti è una delle sfide più importanti e complesse degli ultimi tempi. È una condizione essenziale per garantire la libertà di espressione e l’accesso all’informazione a tutti i cittadini».
Lo ricorda l’Organizzazione delle Nazioni Unite sottolineando che «la ricorrenza di quest’anno mette in luce le minacce che le giornaliste affrontano nello spazio digitale e l’effetto paralizzante che questo può avere sulla libertà di espressione in senso più ampio».
La trasformazione digitale ha creato nuove opportunità di espressione e attivismo, ma ha anche comportato rischi maggiori. Le donne sono particolarmente colpite da questi rischi, soprattutto quelle che ricoprono ruoli a contatto con il pubblico come giornaliste, politiche e scienziate. Devono affrontare minacce guidate dall’intelligenza artificiale, tra cui la diffusione di disinformazione di genere, sorveglianza, deepfake e altre forme di molestie.
Questo problema emergente, noto anche come violenza di genere facilitata dalla tecnologia (TFGBV), è diventato un allarme diffuso, soprattutto con l’ascesa dell’intelligenza artificiale generativa. “Chat GBV” è un invito all’azione rivolto a tutti gli stakeholder per contrastare la violenza di genere (GBV) attraverso diverse iniziative, tra cui parlarne e proporre soluzioni, sfruttando diverse opportunità come forum politici e di advocacy, nonché sulle stesse piattaforme digitali.
Quest’anno, la celebrazione globale della Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti si terrà il 2 novembre 2025 a Parigi come evento virtuale. L’impunità per gli attacchi ai giornalisti ha un effetto paralizzante sulla società. L’America Latina e i Caraibi continuano a essere la regione con il più alto numero di omicidi di giornalisti, secondo il Rapporto del Direttore Generale dell’Unesco sulla sicurezza dei giornalisti e il pericolo dell’impunità.
Dal 1993, oltre 1.700 giornalisti sono stati uccisi per aver riportato notizie e fornito informazioni al pubblico. Secondo l’Osservatorio Unesco sui giornalisti uccisi, in nove casi su dieci gli assassini restano impuniti.
L’impunità porta a un aumento delle uccisioni ed è spesso sintomo di un peggioramento dei conflitti e del collasso del diritto e dei sistemi giudiziari.
Sebbene le uccisioni siano la forma più estrema di censura mediatica, i giornalisti sono anche soggetti a innumerevoli minacce, che vanno dal rapimento, alla tortura e ad altre aggressioni fisiche, fino alle molestie, in particolare nell’ambito digitale.
Le minacce di violenza e gli attacchi contro i giornalisti, in particolare, creano un clima di paura per i professionisti dei media, impedendo la libera circolazione di informazioni, opinioni e idee per tutti i cittadini. Le giornaliste sono particolarmente colpite da minacce e attacchi, in particolare quelli perpetrati online.
Secondo il documento di discussione dell’Unesco, “The Chilling: Global trends in online violence against women journalists”, il 73% delle giornaliste intervistate ha dichiarato di essere stata minacciata, intimidita e insultata online in relazione al proprio lavoro.
In molti casi, le minacce di violenza e gli attacchi contro i giornalisti non vengono indagati adeguatamente. Questa impunità incoraggia gli autori dei crimini e allo stesso tempo ha un effetto paralizzante sulla società, compresi i giornalisti stessi. L’Unesco teme che l’impunità danneggi intere società, nascondendo gravi violazioni dei diritti umani, corruzione e criminalità. Leggi e condividi le storie dei giornalisti uccisi #TruthNeverDies.
D’altra parte, i sistemi giudiziari che indagano con vigore su tutte le minacce di violenza contro i giornalisti inviano un messaggio forte: la società non tollererà attacchi contro i giornalisti e contro il diritto alla libertà di espressione per tutti.
Il Piano d’azione delle Nazioni Unite per la sicurezza dei giornalisti e la questione dell’impunità è il primo sforzo concertato all’interno delle Nazioni Unite per affrontare gli attacchi e l’impunità dei crimini contro i giornalisti, con un approccio olistico e multilaterale. Riunisce organismi delle Nazioni Unite, autorità nazionali, media e organizzazioni della società civile.
Dall’adozione del piano, la questione della sicurezza dei giornalisti ha acquisito maggiore visibilità all’interno delle Nazioni Unite, come dimostrato dal crescente numero di dichiarazioni, risoluzioni e altri testi normativi, nonché dall’appello all’azione per i diritti umani del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.
La protezione dei giornalisti rientra anche nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Il Piano ha, inoltre, contribuito a costruire coalizioni internazionali di governi e società civile e ha contribuito a realizzare cambiamenti sul campo, come la creazione di meccanismi nazionali di sicurezza in almeno 50 paesi.
Tuttavia, nonostante questi risultati, permangono delle sfide. L’elevato tasso di impunità per i crimini contro i giornalisti persiste e nuove forme di minaccia si sviluppano in modi senza precedenti.
Il decimo anniversario rappresenta, insomma, una pietra miliare per riaffermare, rinnovare e riposizionare gli sforzi per far progredire il Piano delle Nazioni Unite. (giornalistitalia.it)







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