Il 2023 è un anno ricco di anniversari per i giornalisti: la legge sulla stampa ha 75 anni

I 60 anni dell’Odg e i 95 dell’Albo Professionale

ROMA – È importante celebrare i 60 anni della legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti, del 3 febbraio 1963, perché è fondamentale evidenziare quanto in alcune parti non sia più al passo con i tempi e le esigenze del settore. Sarebbe, però, stato più logico celebrare contestualmente anche i 75 anni della legge sulle “Disposizioni sulla stampa, diffamazione, reati attinenti alla professione e al processo”, datata 8 febbraio 1948, nonché i 95 anni dall’istituzione dell’Albo Professionale dei Giornalisti del 26 febbraio 1928.

Andrea Bulgarelli (Giunta esecutiva Figec Cisal)

Il 2023, è un anno generoso di ricorrenze e il 26 marzo saranno passati 175 anni dall’Editto Albertino del re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia, che contiene i principi giuridici fondamentali sulla libertà di stampa che rimasero in vigore nel Regno d’Italia fino all’avvento della dittatura fascista.
A questo punto, in effetti, immaginando i costi dell’evento organizzato dall’Odg nazionale a Venezia il 20 gennaio prossimo, dal titolo “I valori del giornalismo, le sfide dell’informazione. 1963-2023, 60 anni dell’Ordine dei giornalisti”, sarebbe stato più opportuno pensare a un’analisi articolata di un sistema dell’informazione che da troppo tempo necessità di una riforma complessiva, come più volte la Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione (Figec Cisal) ha richiesto alla politica. Evento a cui seguirà un “bis” celebrativo previsto sempre dall’Odg nazionale il 3 febbraio nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.
È sufficiente leggere alcuni articoli della norma del 1948 per comprendere quanto sia necessario andare oltre e riformare in chiave moderna il sistema. Tra tutti, l’art. 10 che si occupa dei cosiddetti “giornali murali” in un’era in cui l’informazione viene diffusa da testate online, blog, social media.
Mancano norme funzionali alla creazione di una contrattualistica che preveda le nuove attività svolte dal giornalista, previste dall’obbligo formativo degli Ordini dei giornalisti, ma non dai contratti di lavoro, con l’eccezione delle innovazioni apportate da quello Uspi-Cisal.
Tutto ciò va celebrato complessivamente e affrontato nelle sedi competenti, stimolando i Parlamento e Governo a mettere mano a un testo unico che prenda in considerazione informazione, comunicazione, social media e pubblicità. Un articolato normativo che ponga delle regole uguali per tutti, colmando le carenze che la velocità dell’evoluzione digitale ha generato.
C’è poi il tema degli uffici stampa e comunicazione previsti dalla legge 150/2000 del 7 giugno 2000, in larga parte inattuata che sarebbe stato opportuno celebrare il 20 gennaio in una giornata complessiva e articolata sui vari comparti dell’informazione, dalla quale lanciare un messaggio univoco sulla necessità di porre mano a tutte queste norme, ricche di contenuti ma che necessitano di uno “svecchiamento” e di iniezioni di innovazione digitale.
Un evento di tale portata e con tutti questi contenuti consentirebbe di lanciare un ulteriore appello di rinnovamento a garanzia dell’informazione e della democrazia, permettendo, inoltre, di trattare un tema di fondamentale importanza per il giornalismo italiano, ovvero la diffamazione.

Il duello tra Felice Cavallotti e Ferruccio Macola (L’Illustrazione Italiana, 11 – 13 marzo 1898)

Tema di fondamentale importanza che nel 2023, più precisamente il 6 marzo, celebra i 125 anni dalla morte di Felice Cavallotti, deputato radicale, fondatore della “Gazzetta rosa” (giornale politico-letterario degli “scapigliati”) e vice-presidente dell’Associazione Stampa Romana, che, per lavare l’onta del disonore per un articolo ritenuto diffamatorio, rimase ucciso a Roma in duello (per lui era addirittura il 33esimo) con il conte padovano e deputato della destra Ferruccio Macola, direttore della “Gazzetta di Venezia”, il quale venne poi esiliato dalla vita politica e sociale e morì suicida nel 1910, sparandosi un colpo di pistola. (giornalistitalia.it)

Andrea Bulgarelli

 

Un commento

  1. Un anniversario amaro! Per il sacrificio di tanti colleghi in tutto il mondo e per un’informazione televisiva nazionale sempre più stereotipata.

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