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Giuseppe Mazzarino: “Mi candido a sindaco Inpgi”

Giuseppe Mazzarino

TARANTO – Ho deciso: mi candido a sindaco. Calma, calma con gli entusiasmi: non a sindaco di Taranto ma a sindaco dell’Inpgi, l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani.
È una sfida non da poco, perché si tratta di un collegio unico nazionale per il quale votano attivi e pensionati, professionisti e pubblicisti (purché con contratto di lavoro dipendente), ma i miei rapporti professionali e sindacali nella categoria sono stati abbastanza “nazionali”, dalla vicepresidenza dei corrispondenti da Roma dei quotidiani italiani (1986/88) al mandato svolto nel consiglio nazionale dell’Ordine (2001/2004).
Porto in dote la mia esperienza di otto anni da presidente “di garanzia”, votato dalla maggioranza e dalle minoranze, del collegio sindacale della Fnsi (2007/2015), collegio del quale ho anche fatto parte per tre anni come revisore supplente e dal 2015 al 2019, terminato il secondo mandato da presidente, quale revisore effettivo. Dal 2011 sono anche presidente del collegio sindacale dell’Unione nazionale cronisti italiani.
Il collegio sindacale è un organo di garanzia, non di gestione (quella compete al consiglio generale e, in particolare, al consiglio d’amministrazione): e un ruolo di garanzia, al servizio della categoria, tutta intera, intendo svolgere se eletto. Ed all’Istituto potrebbe essere utile anche la mia lunga esperienza di cronista parlamentare.
Nel 2016, con 1972 voti ricevuti in tutta Italia, sono stato il primo dei non eletti nel collegio sindacale (per circa 180 voti), risultando il primo dei tre sindaci supplenti. Incarico, peraltro molto virtuale, dal quale mi sono dimesso per incompatibilità con quello di revisore effettivo della Fnsi che all’epoca ricoprivo.
Sono nato a Taranto, dove attualmente risiedo, nel 1954. Laurea in Lettere moderne all’Università di Roma – La Sapienza. Praticante presso l’agenzia Asca a Roma nel 1976, poi alla redazione di Taranto della Gazzetta del Mezzogiorno. Professionista dal 1978, e da quella data al 2002 nella redazione romana della Gazzetta, dove sono stato il cronista parlamentare di punta e, dal 1995, ho svolto le mansioni di vice-redattore capo (non riconosciute dall’azienda: dopo una lunghissima vertenza di lavoro nel corso della quale non ho potuto nemmeno vedere la prima udienza, ho rinunciato alla causa nel momento del prepensionamento, nel 2012); chiusa la romana, sono stato nella redazione tarantina, dove ho curato le pagine di cultura e spettacoli. Dal 2011 sono direttore responsabile della rivista Archivio storico pugliese, organo della Società di Storia patria per la Puglia.

Giuseppe Mazzarino

Con due brevi interruzioni, ho fatto parte del comitato di redazione della Gazzetta dal 1989 al 2012. Per tre mandati (1999/2009) sono stato vicepresidente dell’Associazione della Stampa di Puglia. Per dieci anni (1994/2004) ho fatto parte della commissione contratto della Fnsi e sono firmatario di due contratti nazionali di lavoro giornalistico Fieg/Fnsi.
Ho pubblicato, fra altre opere, un manuale-dizionario di giornalismo politico-parlamentare (“Peones pianisti & franchi tiratori mandano a casa l’anatra zoppa. Tutta la politica parola per parola”, Centro di documentazione giornalistica, Roma, 2005) ed un sommario di storia del giornalismo (“In principio erat Verbum… Piccola storia del giornalismo e della comunicazione”, Filo, Manduria, 2006), e sono stato uno degli autori del volume a più mani “La nebulosa del caso Moro” (2004), a cura di Maria Fida Moro.
Insegno da due bienni Storia del giornalismo nel master in Giornalismo dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro.
Nel 2017 sono stato eletto presidente del collegio dei revisori dei conti dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia.
Sono incensurato e le mie numerose presenze in tribunale (a Roma e Bari, prevalentemente) sono dovute a testimonianze (a favore dei colleghi, meglio precisarlo, a scanso di equivoci…) in dozzine di cause di lavoro.
Credo che per l’Inpgi, come per tutti gli organismi della categoria, sia necessario abbassare i toni, cercare punti di contatto, puntare ad includere e non ad escludere i colleghi, singoli ed in aree organizzate. Ma senza allarmismi, crociate, spaccature nel “nostro” campo che avvantaggiano soltanto i nostri reali avversari: gli editori da un lato, i governi (pressoché tutti i governi degli ultimi vent’anni, di ogni colore) che ci vogliono deboli, poveri, precari e senza diritti, quindi più facilmente manovrabili, dall’altro. I nostri sono organismi “di part””, dei giornalisti: credo che sia ridicolo, ed autolesionistico, trasformarli in caricature di consigli comunali, con maggioranza e opposizioni. Credo che ci si possa dividere nel momento del voto o dei congressi, ma che poi gli organismi di categoria – ed a maggior ragione quelli tecnico-amministrativi – si debbano gestire insieme. Si può fare… (Giuseppe Mazzarino/giornalistitalia.it)

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