Grido d’allarme dall’indagine promossa dall’Ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige

Giornalisti tra compensi bassi e precariato

 Elisabeth Anna Mair (presidente dell’Ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige) e i consiglieri nazionali Enrico Paissan e Markus Perwanger

TRENTO  – È un grido d’allarme per la professione quello che emerge dall’indagine promossa dall’Ordine dei giornalisti del Trentino-Alto Adige/Südtirol in occasione dei 50 anni dall’istituzione dell’Ordine regionale. «La nostra professione è sempre più mortificata da condizioni di lavoro stressanti e precariato. Ma una società si misura anche sullo spazio e la protezione della pluralità delle voci dell’informazione», commenta Elisabeth Anna Mair, presidente regionale dell’Odg Trentino Alto Adige.
Il questionario è stato somministrato a 695 professionisti e 1020 pubblicisti. Il 42% di chi ha risposto ha un contratto a tempo indeterminato, mentre solo il 4% a tempo determinato. Ampia la platea dei freelance: sono il 54% di cui il 35% con partita iva e il 19% con rapporti di prestazione occasionale.
Molti intervistati, in generale, concordano sul fatto che la professione stia perdendo consenso sociale e che l’informazione stia vivendo una stagione difficile in cui la fretta, la concorrenza dei social e la fatica ad adeguarsi al cambiamento abbia portato a uno svilimento della professione.

Elisabeth Lissi Mair, Giulia Boato, Alessandro Veltri e Alessandra Saletti nel corso del convegno di oggi a Trento “Tra fake news e lotta alla disinformazione: come cambiano le notizie” (Foto Markus Perwanger)

Forte il segnale arrivato nei commenti da chi è precario per le retribuzioni sempre più basse e l’impossibilità di costruirsi un futuro economico stabile attraverso la professione.
Tra i problemi segnalati il crollo dei compensi legato alla crisi, il crescente abusivismo nella professione, la tendenza nelle redazioni a ricorrere a giornalisti in pensione a scapito di investimenti nei giovani.
A peggiorare è anche il clima in redazione con disparità di trattamento, tensioni tra chi è contrattualizzato e chi non lo è, forte competitività, carichi di lavoro e stress in aumento.
Tra gli elementi emersi anche la persistenza di un divario di genere nella remunerazione, nella distribuzione degli incarichi o nelle opportunità di carriera. Il problema esiste secondo per il 69% di chi ha risposto (e per il 36% sempre o spesso).
Una parte dell’indagine è stata dedicata all’analisi delle discriminazioni in redazione. Secondo il 14% di chi ha risposto (96 persone) le discriminazioni esistono e riguardano soprattutto idee politiche, genere, età e condizione professionale. Il 9% di chi ha risposto (67 persone) si dichiara vittima di mobbing in redazione.

I commenti sono chiusi.