Alle 7 primo stop di 48 ore: “Sempre in prima linea per l’emergenza e contro le fake news”

Giornalisti Ansa in rivolta: 12 giorni di sciopero

ROMA – I giornalisti dell’agenzia di stampa Ansa respingono il piano prospettato dall’azienda, che ha chiesto l’attivazione della cassa integrazione con causale Covid-19, e incrociano le braccia in segno di protesta. Dieci i giorni di sciopero proclamati dal Comitato di redazione su mandato dell’assemblea dei giornalisti, i primi due dei quali a partire dalle ore 7 di domani, venerdì 15 maggio.

Il presidente Giulio Anselmi

L’assemblea dei giornalisti dell’agenzia ritiene, infatti, «irricevibile il piano prospettato dall’azienda per recuperare gli ipotizzati minori ricavi legati all’emergenza sanitaria Covid-19», denunciando che «le misure avanzate comprometterebbero gravemente la capacità dell’Ansa di assicurare un notiziario qualitativamente e quantitativamente adeguato alle esigenze del Paese in un momento in cui il ruolo dell’informazione è quanto mai essenziale. Un indebolimento, quello prospettato, che pare ancora più inconcepibile alla luce del riconoscimento della funzione che la politica tutta e le istituzioni hanno tributato all’Ansa in questa fase drammatica del Paese, nella quale il lavoro della redazione, che ha operato in smart working in assenza di dotazioni tecnologiche adeguate, è stato unanimemente ritenuto indispensabile nella lotta alle fake news».
«Per l’ennesima volta – sottolineano i giornalisti – l’azienda intende raggiungere il pareggio dei conti scaricando i costi sui redattori e ancor peggio sui collaboratori e sui precari dell’agenzia privati, non solo di prospettive, ma anche di una retribuzione dignitosa, con la pretesa, inoltre, di raggiungere l’obiettivo entro il 2020».

La storica sede dell’Ansa in via della Dataria 94

Con queste premesse, l’assemblea dei giornalisti ritiene, infatti, «impossibile qualsiasi confronto con l’azienda, confronto che sarebbe ipotizzabile solo sulla base di una prospettiva di rilancio con una conseguente riorganizzazione del lavoro».
La redazione ricorda che «negli ultimi 15 anni ha subito progressivi tagli di organico e sacrifici economici che hanno compromesso il futuro dell’agenzia, rendendo così palese che l’assetto proprietario, immaginato 75 anni fa per garantire al Paese una fonte di notizie imparziale e indipendente, è ormai del tutto inadeguato ai tempi».
I giornalisti dell’Ansa chiedono, invece, all’azienda «un piano industriale e rivolgono un appello al Governo, al Parlamento, alla società civile e a tutte le forze democratiche, con cui proseguiranno un serrato confronto, perché facciano sentire la loro voce affinché si impediscano scelte che metterebbero a rischio uno dei principali pilastri del sistema informativo nazionale».
L’assemblea dei redattori dell’Ansa, pertanto, ha indetto uno sciopero di 48 ore a partire dalle 7 di venerdì 15 maggio, proclamando lo stato di agitazione e invitando le redazioni a riunirsi subito dopo l’assemblea per definire possibili iniziative a sostegno dell’attività sindacale.
Affida al Cdr un pacchetto di ulteriori 10 giorni di sciopero, l’assemblea ha, infine, sollecitato il Cdr ad «avviare una azione che porti all’esterno la vertenza dell’Ansa attraverso una campagna di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei nostri lettori». (giornalistitalia.it)

Fnsi: “Al fianco dei colleghi”

«La Federazione Nazionale della Stampa Italiana è al fianco dei colleghi dell’Ansa e sostiene le ragioni del loro sciopero. È singolare che, nelle stesse ore in cui il governo ha trovato le risorse per prorogare le convenzioni con le agenzie di stampa, l’azienda abbia annunciato un piano lacrime e sangue che, oltre a penalizzare la redazione e i collaboratori, rischia di pregiudicare la qualità e la quantità di informazione che l’agenzia è tenuta ad assicurare proprio in forza dei contratti stipulati con lo Stato». Lo afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi.
«Le misure annunciate dall’azienda – prosegue – sembrano sproporzionate rispetto alle pur innegabili criticità create dalla crisi degli ultimi due mesi. Nella fase eccezionale che il Paese sta ancora vivendo, i giornalisti italiani stanno dimostrando grande senso di responsabilità, lavorando spesso in condizioni di difficoltà. È necessario che anche le aziende facciano la loro parte, puntando, anche grazie al sostegno del governo, a potenziare e arricchire l’offerta informativa su tutte le piattaforme, senza ragionare in termini di tagli indiscriminati del costo e dei posti di lavoro».

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