L’inviato de “Il Giornale”, Nino Materi, ha voluto dimostrare l’insufficienza dei controlli

Giornalista ruba reperti archeologici a Pompei

L’inviato de “Il Giornale”, Nino Materi, con i reperti archeologici in borsa

 

POMPEI (Napoli) – “E’ ovvio che la stele è una pietra con l’indicazione della via sulla quale ho trovato i frammenti, come del resto si evince dalla foto che accompagna il mio articolo. Sarebbe stato uno scoop mondiale trovare una stele antica con caratteri moderni”. E’ la risposta al Soprintendente di Pompei, Massimo Osanna, da parte di Nino Materi, l’inviato de “Il Giornale” che ha sottratto i reperti a Pompei titolando oggi “Ho rubato reperti storici negli scavi di Pompei nell’indifferenza di tutti”.
“Per quanto riguarda, invece, i frammenti murari – precisa all’Adnkronos il giornalista – sono frammenti che ho trovato a ridosso delle mura pompeiane all’interno dello scavo. Non li ho staccati io. Li ho trovati lì e li ho messi in borsa. E di certo non ho fatto nessun danno al patrimonio archeologico. Si tratta, comunque – tiene a sottolineare Materi contestando, quindi, la valutazione fatta da Osanna – di pietre che hanno un valore storico e artistico. Anche la minima pietra all’interno degli scavi di Pompei, può definirsi un reperto. Non avrei certo portato via delle statue sradicandole! Avrei rischiato l’arresto e, aggiungo, giustamente”.
Visto che Materi ha potuto prendere queste pietre, stele inclusa, indisturbato, quello che gli appare davvero “misterioso è come abbiano fatto di recente a pizzicare il turista georgiano fermato e processato per direttissima per il furto di tre tessere di un mosaico. Io – racconta – dopo aver riempito la borsa, sono tornato nel punto in cui avevo preso i reperti e naturalmente ho rimesso tutto dov’era, ma nel mio giro di tre ore ho incontrato solo 2 custodi e 10 cani. Domani, infatti, il titolo del mio articolo sarà «I veri custodi di Pompei sono 10 cani randagi». Li ho fotografati – ironizza – e possiamo proprio dire che a Pompei i cani battono i custodi 10 a 2. Anche il bagno dei visitatori, quello vicino al gabbiotto dei custodi, è territorio loro e, quindi, impraticabile: anche lì, steso sotto il water, c’era un cane di nome Fiocco. Lì tutti i cani randagi hanno un nome, i custodi li coccolano come fossero a casa loro”. (Adnkronos)
http://www.ilgiornale.it/news/interni/ho-rubato-reperti-storici-negli-scavi-pompei-1034054.html

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