È bufera sulla vendita del primo comunicato originale dopo il sequestro di Aldo Moro

Franz alla Procura: “Stop all’asta del volantino Br”

Aldo Moro e il volantino delle Brigate Rosse in vendita all’asta

ROMA – Una delle più importanti e autorevoli case d’asta d’Italia, la Bertolami Fine Arts, ha messo in vendita uno dei volantini con cui le Br rivendicarono il sequestro Moro, il primo di una lunga serie.
L’asta partirà on line il 18 gennaio prossimo, con il numero di lotto 43, e prezzo base del volantino 600 euro. Ma è già di 8000 euro l’offerta più alta delle 34 offerte arrivate in queste ore alla Bertolami. La notizia è già rimbalzata sui maggiori quotidiani italiani di questa mattina e le reazioni, soprattutto dal fronte politico, a questa “vendita inusuale” non si contano. Ma la vicenda rischia ora di diventare anche un “caso giudiziario”.

Pierluigi Roesler Franz

Il presidente del Sindacato Cronisti Romani, Pierluigi Roesler Franz, che è anche consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, ha scritto infatti un esposto formale al Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Roma, Antonio Mura, chiedendone il sequestro immediato. La cosa naturalmente non passerà inosservata a Palazzo di Piazzale Clodio.
Ma partiamo dall’inizio.
Sul sito della “Bertolami Fineart”, una delle più prestigiose e importanti case d’aste d’Italia, troviamo oggi in vendita uno degli elementi chiave e dei documenti storici fondamentali del sequestro di Aldo Moro.
Questa la descrizione testuale del documento messo all’asta: «Volantino originale distribuito all’indomani del rapimento di Aldo Moro, ad opera delle Brigate Rosse. Questo fu il primo di una serie di comunicati che seguirono fino all’epilogo con la soluzione finale della vicenda Moro. Drammatico testo di propaganda, redatto e fatto pervenire alle organizzazioni giornalistiche perché divulgassero le motivazioni del rapimento, e le ragioni politiche di lotta di classe che spingevano la rivoluzione brigatista negli anni ’70 ad essere così violenta. Il volantino con intestazione Brigate Rosse e la stella a cinque punte all’interno di un cerchio, inizia recitando “giovedì 16 marzo un nucleo armato delle Brigate Rosse ha catturato e rinchiuso in un carcere del popolo Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana. 16/3/78, firmato Per il comunismo Brigate Rosse».

Aldo Moro con Walter Tobagi

Il caso finisce ora, dunque, a Piazzale Clodio, per via dell’esposto che Pierluigi Roesler Franz,  storico cronista del Corriere della Sera che seguì personalmente le varie fasi del Caso Moro, ha inviato al Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Roma, chiedendone il sequestro.
«Mi permetto – scrive Pierluigi Roesler Franz al PG Antonio Mura – di segnalare alla Sua cortese attenzione una notizia di gravità inaudita e senza precedenti a mia memoria, cioè la messa all’asta online il 18 gennaio alle ore 15 da Bertolami Auction in piazza Lovatelli 1, Roma, sezione “Autografi&Memorabilia”, lotto n. 43 il volantino con cui le Br rivendicarono il sequestro Moro. Prezzo base 600 euro. È di 5 mila euro la più alta delle 28 offerte sinora pervenute, Il volantino, stimato 1.300 – 1.700 euro, misura circa cm. 33×22, lievi strappi ai bordi, pieghe centrali, in condizioni molto buone. La notizia lanciata ieri dall’agenzia Ansa è stata oggi ripresa su molti giornali. L’ex direttore de “La Stampa” e de “la Repubblica” Mario Calabresi, figlio del commissario Calabresi, una delle vittime degli anni di piombo, ha giustamente scritto ieri su Twitter: «Queste pagine grondano sangue, non possono essere comprate e vendute, diventare oggetto da collezione. L’unico luogo dove possono stare è nelle case della Memoria a ricordarci la barbarie che fu il terrorismo».

Giuseppe Bertolami

Anche il deputato del Pd Filippo Sensi ha sollecitato un «sussulto di pietà» che impedisca la vendita. Mi chiedo: il volantino non è, forse, un corpo di reato sottratto alla magistratura? Come è possibile metterlo all’asta? Non va sequestrato subito e messo in un Museo della Memoria? La ringrazio della cortese attenzione – conclude Pierluigi Franz nella sua lettera all’alto magistrato – e resto a Sua disposizione per eventuali necessità».
Ma Pierluigi Franz va oltre questo concetto e apre oggi una finestra del tutto nuova al dibattito in corso in queste ore sulla stampa: «Nella vicenda dell’asta del volantino delle Brigate Rosse in cui si annunciava nel 1978 l’uccisione dell’allora presidente del Consiglio Aldo Moro – si chiede – non è forse ravvisabile la violazione dell’art. 15 della legge 8 febbraio 1948, n. 47 – Disposizioni sulla stampa?».
Secondo il presidente dei Cronisti Romani «tale norma, intitolata “Pubblicazioni a contenuto impressionante o raccapricciante” prevede che: “Le disposizioni dell’art. 528 del Codice penale si applicano anche nel caso di stampati i quali descrivano o illustrino, con particolari impressionanti o raccapriccianti, avvenimenti realmente verificatisi o anche soltanto immaginari, in modo da poter turbare il comune sentimento della morale o l’ordine familiare o da poter provocare il diffondersi di suicidi o delitti».

Dario Franceschini

Intanto la stessa Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura guidato da Dario Franceschini ha disposto una verifica sul ciclostile del “Comunicato n.1” delle Brigate Rosse, con cui l’organizzazione terroristica rivendicava il rapimento di Aldo Moro, messo in vendita in un lotto della casa d’aste Bertolami Fine Arts, al fine di verificarne la peculiarità e l’interesse. «Nel fascicolo “Moro uno” della Corte di Assise di Roma, studiato e digitalizzato dalla stessa DG Archivi nell’ambito del “Progetto Moro”, – precisa una nota ufficiale del Ministero della cultura – risultano già presenti infatti 41 esemplari ciclostilati originali del comunicato n. 1 in questione. Tali esemplari sono l’esito di consegne da parte dei destinatari alla Questura oppure di sequestri. Alcuni risultano incompleti e non tutti sono nello stesso stato di conservazione».
Il volantino ciclostilato su carta, misura circa cm. 33×22, con 80 righe di testo scritte su entrambe le facciate, presenta lievi strappi ai bordi, foglio piegato in quattro che lascia leggere pieghe centrali ma in complesso è in condizioni molto buone. Misura circa cm. 33×22, lievi strappi ai bordi, pieghe centrali, in condizioni molto buone».

Il corpo di Aldo Moro fatto ritrovare dalle Br in via Caetani a Roma il 9 maggio 1978

«Brigate Rosse per il comunismo», ricordiamo che il documento messo in vendita a 44 anni da quei drammatici giorni venne fatto trovare dalle Br, che avevano precedentemente rivendicato l’azione con una telefonata all’Ansa, 48 ore dopo il rapimento sul tetto di un macchinetta per le fototessere in un sottopasso tra Largo Arenula e Largo di Torre Argentina. Allegata anche la foto di Moro, una polaroid. Nei 55 giorni di prigionia furono in totale 9 i comunicati che l’organizzazione terroristica diffuse fino al tragico epilogo. Ma c’è anche chi spera che l’asta non ci sia e il documento sia consegnato alla storia e non a qualche acquirente.

Benito Mussolini

L’iniziativa sul comunicato brigatista – ci spiegano gli esperti di questo mondo – non è, comunque, inedita. È infatti molto florido, soprattutto all’estero, il collezionismo di cimeli che risalgono ai periodi bui dell’ultimo secolo e in particolare a quelli legati al nazifascismo. Negli anni ’90 furono venduti all’asta alcuni manoscritti autografi di Benito Mussolini, mentre nel 2005, sempre all’incanto furono assegnati a Londra, per circa tremila euro, alcuni telegrammi con cui il Duce e Adolf Hitler si scambiarono messaggi di congratulazione e di reciproca fedeltà. Più recentemente, nel 2019, a Monaco all’asta finirono alcuni cimeli, tra cui il cappello del Fuehrer e un copia del Mein Kampf scatenando la reazione sdegnata della comunità ebraica.
Immediata la reazione dell’amministratore delegato della Casa d’Aste, Giuseppe Bertolami: «I collezionisti di documenti storici – sottolinea – non sono speculatori, né volgari voyeur. Sono al contrario degli appassionati di storia, persone che la storia la studiano e la rispettano e che, talvolta, grazie alle loro piccole scoperte, contribuiscono anche a ricostruirla. È facile prevedere che chi comprerà quel foglio lo conserverà come una reliquia, una testimonianza dolorosa quanto preziosa della memoria della nostra comunità».

Aldo Moro

«Vorrei aggiungere – afferma ancora Giuseppe Bertolami – che l’acquirente potrebbe anche essere un organo statale, ma dubito che lo Stato potrebbe essere interessato ad acquisirlo, per il semplice fatto che già possiede il suo prototipo più importante, quello cioè fatto ritrovare dalle BR. Ovviamente quel testo non era stato stampato in copia unica, ma diffuso in più copie affinché tutta la popolazione potesse accedere a quella che, evidentemente, i terroristi ritenevano una forma di controinformazione. Il nostro volantino è per l’appunto uno di quelli diffusi non per stabilire un contatto con le istituzioni, ma per “informare il popolo”». (giornalistitalia.it)

Pino Nano

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