SESTO SAN GIOVANNI (Milano) – Il giornalismo italiano perde uno dei suoi figli più amati e odiati: Franco Abruzzo. È morto nella sua casa di Sesto San Giovanni, dove viveva dal 1967, assistito dalla moglie Diana Zecchinati, con la quale era sposato da 56 anni, e dalle figlie Vittoria e Anna Maria.
Per noi, che abbiamo avuto il privilegio di essergli stati amici, è stato un cronista colto, attento e scrupoloso, un sindacalista, consigliere nazionale e storico presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, sindaco dell’Inpgi, docente universitario dal quale c’era solo da imparare. Un uomo dal carattere forte, severo, anche scontroso, ma perfettamente aderente all’immagine austera che ha sempre preferito dare di se stesso. Insomma, tutto e il contrario di tutto, almeno nel mondo del giornalismo italiano. Ma sempre e comunque con un’onesta intellettuale e umana fuori dal comune e con il massimo rispetto di quanti non la pensavano come lui. Caratteristiche, queste, ovviamente non gradite a quanti, invece, per difendere interessi personali e di bottega non esitano a ricorrere alla delegittimazione per sopperire alle loro incolmabili lacune culturali e professionali. Per oltre mezzo secolo Franco Abruzzo è stato per molti di noi, allora giovani cronisti alle prime armi, un mito e un esempio. Visto dalla Calabria, dove vivevo io, era ancora di più. La sua vita è quasi un romanzo.
Franco Abruzzo, nato a Cosenza il 3 agosto 1939, ad un certo punto lascia la Calabria per Milano. Dove si laurea con 110 e lode in Scienze politiche e storiche all’Università Statale di Milano. Giornalista professionista dal 3 febbraio 1963, inizia la professione il primo ottobre 1959 nelle redazioni calabresi dei quotidiani “Il Tempo ” e il “Giornale d’Italia” per poi trasferirsi, nel 1962 a bordo di una Fiat 600 comprata a rate, a Milano, dove dal giugno 1965 al novembre 1983 lavora (come cronista giudiziario, caposervizio di cronaca giudiziaria e caposervizio al “Politico” e ai “Fatti della Vita”) a “Il Giorno”, attraversando e vivendo le stagioni di tre famosi direttori diversi, Italo Pietra, Gaetano Afeltra e Guglielmo Zucconi.
Dal dicembre 1983 al marzo 2001 lavora a “Il Sole 24 Ore”, Gianni Locatelli lo vuole come capo redattore centrale, articolista e inviato. Nel luglio 1975 viene, invece, assunto da Eugenio Scalfari come cronista giudiziario del quotidiano “la Repubblica”, incarico a cui presto rinunciò.
Non solo giornalismo, ma anche impegno e passione sindacale
Nel 1978 con Walter Tobagi e Massimo Fini fonda la componente sindacale di “Stampa democratica” e tra il 1975 e il 1982 farà più volte parte del Cdr del quotidiano “Il Giorno”, del Consiglio e della Giunta dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, nonché del Consiglio nazionale della Fnsi. Nel novembre 2010 viene eletto consigliere dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, e questo – ricorda Franco – a distanza di 35 anni dalla prima volta.
Per 18 anni alla guida dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia
È stato consigliere dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia dal giugno 1986 al giugno 2007, e ne è stato soprattutto lo “storico” presidente per oltre 18 anni, passando indenne per sette elezioni diverse, dal 15 maggio 1989 al 7 giugno 2007.
Nel maggio 2010 viene eletto per l’ottava volta consigliere dell’Ordine di Milano. Dall’ottobre 1986 al maggio 2007 diventa direttore di Tabloid, mensile dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, ma dal maggio 1989 al maggio 1991 è stato anche autorevole e carismatico presidente dell’Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al Giornalismo, l’ente senza scopo di lucro che gestisce l’Istituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo, meglio noto come “Scuola di giornalismo” di Milano.
Questo forse è il particolare di cui va più fiero, Giorgio dell’Arti e Massimo Parrini, nel “Catalogo dei viventi”, edito dalla Marsilio lo indicano tra “i 5062 italiani notevoli”, un “riconoscimento dovuto” osservano i critici più accreditati della sociologia moderna.
Tante battaglie a difesa della professione giornalistica
Alle spalle Franco Abruzzo si lascia una lunga scia di avvenimenti eventi impegni e iniziative che segnano profondamente la storia del mondo della comunicazione italiana.
Come presidente dell’Ordine, avvia una intransigente battaglia a favore del rinnovamento della professione giornalistica e per il suo ancoraggio ai principi della deontologia, dell’indipendenza e della libertà di cronaca e di critica.
Porta avanti, con determinazione, il principio dell’aggancio della professione giornalistica all’Università, battaglia vinta il 9 luglio 2007 con il varo della laurea magistrale in Giornalismo, e alle scuole riconosciute dall’Ordine. Indirizza l’azione concreta dell’Ordine della Lombardia in direzione della puntuale applicazione dei canoni deontologici e del rispetto delle regole contrattuali nelle redazioni attraverso l’iscrizione nel Registro dei praticanti di quanti, esercitando la professione in “nero”, vivono di giornalismo. Ma la difesa del principio costituzionale della tutela della dignità della persona rimane un altro pilastro dell’azione sviluppata dall’Ordine di Milano negli anni della sua presidenza, cosa di cui Franco va giustamente fiero.
Sul tema della commistione informazione-pubblicità la sua azione sarà particolarmente severa. Nell’estate del 1999, come vicepresidente del Comitato unitario delle professioni di Milano, svolge una intensa attività in difesa delle professioni intellettuali regolamentate contro la minaccia governativa di soppressione, e nel marzo 2001 viene riconfermato vicepresidente del Cup di Milano.
Cos’altro lascia Franco Abruzzo al mondo del giornalismo?
Più di quanto non si immagini, risponde Pierluigi Roesler Franz, anche lui pietra miliare della storia del sindacato e del giornalismo italiano, che profondamente addolorato per la perdita di un amico fraterno, con il quale ha combattuto numerose battaglie che hanno dato dignità e onore alla professione giornalistica, auspica che non vada disperso l’enorme materiale contenuto nel suo sito online.
«Con la sua scomparsa finisce un’epoca del giornalismo», sottolinea Pierluigi Roesler Franz ricordando come Franco Abruzzo abbia contribuito, a far modificare la legge professionale, che imponeva la convocazione degli iscritti, sia per l’approvazione dei bilanci sia per le elezioni dei membri dei Consigli dell’Ordine, con posta raccomandata e, quindi, con una spesa notevole. Il nuovo testo prevede invece – e questo principio vale oggi per tutti gli Ordini e i Collegi italiani – che la convocazione si effettui per posta prioritaria, per telefax o a mezzo di posta elettronica certificata. Sugli Ordini grava solo l’onere di dare prova solo dell’effettivo invio delle comunicazioni.
Sindacato, giornalismo militante, ma anche tanta accademia
Franco Abruzzo scrive di problemi legati alle professioni intellettuali e di temi giuridici d’attualità legati al diritto di cronaca e di critica nonché alla privacy e al diritto del lavoro giornalistico su importanti riviste giuridiche, molte delle quali anche telematiche. Dal 1999 al 2007 insegna poi “Diritto dell’informazione” nell’Istituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo. Dal 2001 al 2004 è professore a contratto di “Storia del giornalismo” nel corso di laurea quadriennale di Sociologia dell’Università Statale di Milano-Bicocca. Dal novembre 2002 al novembre 2008 insegna “Diritto dell’informazione e dell’editoria” all’Università Iulm di Milano, e dal 2004 al 2005 insegna “Diritto dell’informazione e dell’editoria” nel corso di laurea specialistica in Sociologia all’Università Statale di Milano-Bicocca. Insomma, un maestro di intere generaazioni di cronisti cresciuti e vissuti a Milano.
Non ha mai rinunciato ad aggiornare il suo sito internet
Per tanti anni Franco Abruzzo ha alimentato giornalmente il suo sito www.francoabruzzo.it, facendone un punto di riferimento per il mondo dell’informazione e della comunicazione, anche attraverso una newsletter quotidiana sui temi dell’informazione e della comunicazione, spedita via internet a 34 mila giornalisti, avvocati, magistrati, parlamentari, professionisti e comunicatori. Un caso assolutamente sui generis.
Come saggista lascia alle nuove generazioni il segno di uno straordinario lavoro professionale: Il giornalista, la legge e l’esame di Stato, edito dall’Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al Giornalismo, Milano 1990, pagine 640; Guida del giornalista, editore Il Sole 24 Ore Libri, Milano 1992, pag. 900; Codice dell’informazione e della comunicazione, editore il Centro di Documentazione Giornalistica. Rinnovata nel nome, nel formato e nella veste grafica, l’opera è diventata una collana in tre volumi: il primo raccoglie le fonti del diritto italiano, comunitario e internazionale; il secondo è dedicato alla storia del giornalismo, da Gutenberg ad oggi; il terzo è un vero e proprio “sistema” di domande e risposte, ampie e ragionate, per aiutare i giovani giornalisti a padroneggiare le tematiche della professione.
Parliamo di un collana, completamente aggiornata, che soddisfa – ha dichiarato lui stesso nel 2022 a Giornalisti Italia – curiosità e interessi di «quanti abitano il panorama mediatico e il mondo della comunicazione, ma è utile anche a chi è iscritto in corsi di laurea come Giurisprudenza, Scienze politiche, Relazioni pubbliche, Sociologia, e a chi opera negli Urp e negli uffici stampa delle imprese private e delle pubbliche amministrazioni. Un vero e proprio vademecum che per tanti anni è stato ritenuto una sorta di bibbia del giornalismo dai giornalisti e gli aspiranti giornalisti che si preparavano a sostenere l’esame di Stato.
Figec Cisal: “Ha incoraggiato e difeso il valore del pluralismo”
«Profondo cordoglio per la scomparsa di Franco Abruzzo» viene espressa dal segretario generale e dal presidente della Figec Cisal, Carlo Parisi e Lorenzo Del Boca, a nome di tutti gli organismi del sindacato unitario dei giornalisti e degli operatori dell’informazione e della comunicazione, ricordandone «l’elevato valore umano e professionale in una categoria abituata a dimenticare troppo in fretta quanti, con passione, competenza e sacrificio, si sono sempre battuti per un giornalismo professionale, libero e pluralista».
«Alla nascita della Figec Cisal – ricorda Carlo Parisi – Franco Abruzzo salutò, infatti, positivamente il nuovo sindacato dei giornalisti ricordando che il pluralismo è un valore non un nemico da combattere in nome del pensiero unico. Non a caso, Ciccio Abruzzo ha, infatti, sempre pubblicato sul proprio sito tutte le notizie relative all’attività della Figec Cisal che seguiva con attenzione e ha sempre incoraggiato. Mi mancheranno le sue telefonate, fino a qualche anno fa frequenti e intense, ma soprattutto sempre lucidissime “per tentare di salvare il salvabile – ripeteva con grande amarezza – di un mondo distrutto da incapacità e incompetenza”» (giornalistitalia.it)
Pino Nano
FUNERALI LUNEDÌ A SESTO SAN GIOVANNI
I funerali di Franco Abruzzo saranno celebrati a Sesto San Giovanni lunedì 14 aprile, alle ore 10, nella Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista, in via Umberto Fogagnolo 96.
Una persona meravigliosa a dir poco. E non perché grazie a Lui sono diventato giornalista di professione. Un grande uomo in tutti i sensi. Più che mettere un cuore 💖non posso fare. Ciao, amico mio. Ti ho voluto e ti vorrò per sempre bene.