Il giornalista novarese racconta l’impresa del ’40, indimenticabile per la gente di Gozzano

Francesco Beltrami e quel mitico Giro d’Italia

Francesco Beltrami con il suo libro

GOZZANO (Novara) – Per gli abitanti di Gozzano – terra dove la risaia va sconfinando nel lago d’Orta – il Giro d’Italia del 1940 è indimenticabile. Un misto tra storia, passione e sport. È questa l’impresa raccontata nel libro del giornalista Francesco Beltrami.
S’intitola “Il Dopolavoro Bemberg al Giro d’Italia del 1940”, si dipana per 132 pagine e costa 15 euro, che, però, verranno devoluti all’associazione “Kenzio Belotti” che si occupa di progetti benefici.
L’autore è una firma dei settimanali diocesani del novarese. Da anni, tentando di mascherare la sua passione personale di tifoso, segue il Gozzano calcio che è arrivato a militare in serie C nello stesso girone del Novara.
Ma Francesco Beltrami si occupa con competenza di ogni segmento dello sporto: pallavolo, basket, canotaggio, nuoto. E ciclismo.
«Questo libro – racconta a Giornalisti Italia Francesco Beltrami – è nato per caso. Sì, perché, nelle ricerche storiche, ho scoperto che le prime squadre ciclistiche di Gozzano sono nate nel 1903 e hanno alle manifestazioni più importanti nel nord Italia. Compresa la più importante di tutte: il Giro d’Italia».
Aggiunge: «Alla fine, è bastato mettere insieme gli appunti e così il volume ha preso vita».
Queste “uscite” rappresentavano un vero e proprio avvenimento cittadino: i ciclisti si presentavano al “via” con il gonfalone e l’accompagnamento della fanfara che suonava marce incoraggianti.
Dunque, il libro è un tuffo nella storia degli anni Quaranta, in piena seconda guerra mondiale. Come la squadra di Gozzano ha potuto partecipare al Giro d’Italia?

Il Giro del 1940 sui giornali di allora

È una storia nella storia. In quel tempo di battaglie e bombardamenti, mancavano le adesioni alla gara, al punto che gli organizzatori stavano pensando di annullare la competizione.
Cancellare una manifestazione sportiva che stava nel cuore della gente sembrava una resa senza condizioni. Gli organizzatori hanno pensato di allargare la platea dei concorrenti ammettendo non solo le squadra di “professionisti”, ma anche gruppi di dilettanti. Con una differenza: quelle gareggiavano con sette ciclisti mentre questi con cinque.
La squadra del Dopolavoro Bemberg non si è lasciata sfuggire l’occasione e ha mandato in pista: Giuseppe Colombara e Achille Colombo, entrambi gozzanesi. Gli altri tre sono stati ingaggiati per l’occasione: Spirito Godio a Borgomanero, Mario De Benedetti a Tortona e Giovanni De Stefanis a Torino.
Proprio De Stefanis è riuscito ad ottenere un ottimo risultato al giro. Nella tappa dell’Abetone – una delle più impegnative – ha conquistato la maglia bianca (che premiava il ciclista delle squadre amatoriali) riuscendo a tenerla fino a Milano. Praticamente il primo dei non-professionisti. Nella classifica finale si è piazzato all’ottavo posto, un risultato importate per quell’epoca.
Il libro ripercorre le venti tappe del Giro vinto da Fausto Coppi, che ha cominciato proprio lì una carriera sportiva di invidiabile valore. De Stafanis del gruppo di Gozzano, nel dopoguerra, ha continuato a correre in bicicletta, facendo il gregario proprio nella squadra di Coppi. (giornalistitalia.it)

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