Bruno Amorim del quotidiano “O Globo” fermato in una favela di Rio de Janeiro

Fotografa la polizia, arrestato un giornalista

Bruno Amorim arrestato dalla polizia militare

Bruno Amorim arrestato dalla polizia militare

SAN PAOLO (Brasile) – Il giornalista del quotidiano “O Globo”, Bruno Amorim, è stato arrestato dalla polizia militare brasiliana per aver fotografato alcuni agenti impegnati nello sgombero di un vecchio edificio di Rio de Janeiro. Alcuni giornalisti e fotografi sono stati fisicamente aggrediti dalla polizia militare e sono finiti in ospedale.
Mentre un agente  senza nome sulla divisa immobilizzava il giornalista Bruno Amorim, un altro lo filmava con una telecamera accusandolo di “incitamento dei manifestanti”. “Sto riprendendo un giornalista della Globo. Tu mostri le nostre facce ed io mostro la tua”, ha rimproverato il poliziotto al giornalista. Ammanettato e condotto in caserma, Amorim è stato rilasciato dopo alcune ore. Gli è stato anche sequestrato il cellulare.
Il Sindacato dei giornalisti professionisti del Municipio di Rio de Janeiro si sono detti indignati dell’accaduto sottolineando che gran parte della stampa è stata tenuta lontano dal luogo dell’evacuazione.
Il Sindacato dei giornalisti, ripudiando la violenza contro i giornalisti, si appella al Governo, al Ministero della Giustizia e alle forze di polizia affinché vengano adottare immediate misure finalizzate a garantire una corretta e rigorosa indagine sui fatti accaduti nella Favela da Talery a New Mill, a nord della città.
“Esprimiamo – ha aggiunto – il ripudio assoluto delle violazioni dei diritti umani e della democrazia perpetrate dalla polizia militare all’operazione” . “In nome del libero esercizio del giornalismo ed in difesa degli interessi collettivi e individuali della nostra attività”, il sindacato chiede anche al Governo ed alle autorità di pubblica sicurezza dello stato di Rio de Janeiro di “garantire la fine di questa politica di persecuzione e di attacchi da parte della polizia militare contro i giornalisti”.
“Studiamo le misure necessarie – conclude il sindacato dei giornalisti – per accertare la responsabilità dello Stato e contro la restrizione sistematica della professione giornalistica costantemente oggetto di intimidazione e violenza armata”.
 

 

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