ROMA – «A Federica Corsini, stimata giornalista del Tg2, va per intero la solidarietà della Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione per tutto quello che le è accaduto in queste ore. Siamo al fianco della collega profondamente offesa e umiliata da tutta una vicenda che l’ha sempre vista assolutamente estranea e lontana».
Il segretario generale della Figec Cisal, Carlo Parisi, commenta, così, una vicenda «che non sarebbe mai dovuta accadere e che richiama ognuno di noi ad una attenzione speciale e ad un rigore professionale che va sempre salvaguardato e mai calpestato».
Federica Corsini, moglie dell’ex ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, giornalista del Tg2, le cose che pensa non le manda a dire. E questa volta, prende carta e penna e scrive ai direttori dei giornali una nota che da oggi farà molto discutere il mondo giuridico italiano, e non solo, se non altro per la chiarezza estrema con cui la stessa giornalista riassume la vicenda che la vede suo malgrado protagonista.
Ma partiamo dall’inizio, per capire meglio il senso delle sue dichiarazioni. Appena qualche giorno fa i giornali titolano: “Caso Sangiuliano-Corsini, il Garante privacy sanziona la Rai”.
Questo, invece, il corpo della notizia: «Il Garante per la protezione dei dati personali ha irrogato e notificato alla Rai – Radio Televisione Italiana spa la sanzione di 150 mila euro per la violazione di alcune disposizioni del Codice della Privacy, del Gdpr e delle Regole deontologiche relative ai dati personali nell’esercizio della professione giornalistica. La sanzione si riferisce al procedimento, avviato nel dicembre 2024 e definito in esito a completo contraddittorio, riguardante la diffusione di un audio relativo ad una conversazione telefonica tra il dott. Gennaro Sangiuliano e sua moglie la dott.ssa Federica Corsini, mandato in onda l’8 dicembre 2024 nel corso della trasmissione “Report”, di cui la Rai è editore».
Immediata la reazione del conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, che in collegamento con una conferenza stampa organizzata al Parlamento europeo di Strasburgo dal deputato dem Sandro Ruotolo attacca la decisione presa dal Garante.
«In questi giorni – afferma Ranucci – raccolgo solidarietà bipartisan, ma si sta rivelando ipocrita: da una parte solidarietà, dall’altra qualcuno sta armando il Garante della Privacy per punire Report e dare un segnale esemplare ad altre trasmissioni». Ma non solo questo. «Ciò che dico – afferma Ranucci – lo affermo con cognizione di causa, e lo si vedrà nelle prossime ore. Chiedo che il Garante europeo verifichi come sta operando il Garante della Privacy italiano, perché sembra agire come un’emanazione del governo».
Per qualche ora sembrava che tutto si fosse calmato, e invece no. Perché a reagire contro le dichiarazioni del conduttore di Report scendono subito dopo in campo sia la giornalista Federica Corsini, vittima di questa assurda vicenda, che lo stesso Garante per la Protezione dei Dati personali.
«È tempo di ristabilire la verità dei fatti», dichiara Federica Corsini. Cosa certamente non da poco. «Fino ad oggi – precisa la giornalista – ho mantenuto il massimo riserbo sulla vicenda che ha visto coinvolto il ministro Gennaro Sangiuliano, nel rispetto delle istituzioni e del mio personale stile di vita, fondato sulla discrezione. Ho atteso che le autorità competenti approfondissero i fatti, pur essendo — in ultima analisi — la principale vittima di quanto accaduto.
Ritengo però necessario intervenire ora, per tutelare la verità storica e giuridica di questa vicenda, che rischia di essere oscurata da tentativi — comprensibili ma infondati — di spostare l’attenzione dal cuore del problema».
La giornalista non lascia nulla al caso, ma questo è il suo carattere, e per spiegare meglio i contorni di questa vicenda va oltre quella che, a prima vista, potrebbe sembrare una semplice dichiarazione di circostanza.
A Sigfrido Ranucci che avrebbe cercato – secondo Federica Corsini – «di accreditare la tesi di presunti “interventi esterni” volti a influenzare la decisione del Garante per la protezione dei dati personali», Federica Corsini replica in maniera durissima: «È un’ipotesi del tutto priva di fondamento e rappresenta un nuovo, inaccettabile attacco alla mia persona. Il Garante non aveva altra scelta se non quella di intervenire, alla luce di circostanze oggettive e documentate».
Ma, per dare maggiore forza alle sue dichiarazioni, Federica Corsini aggiunge molto altro ancora alla sua denuncia: «L’audio divenuto di dominio pubblico è stato illecitamente acquisito da una persona oggi imputata, con me parte offesa. La Procura della Repubblica di Roma lo afferma chiaramente nelle sue conclusioni, che ricostruiscono le modalità con cui il file è stato ottenuto e diffuso. Proprio per queste ragioni, tramite i miei legali, ho diffidato, l’8 dicembre 2024, la Rai e la trasmissione “Report” — non dal dare la notizia, cosa che da giornalista non avrei mai chiesto, ma dal trasmettere l’audio, che mi avrebbe esposta a un’ulteriore mortificazione pubblica dopo mesi di attenzione mediatica».
“L’audio del mistero”, insomma, ci pare di capire diventa ad un certo punto di questa vicenda “oscuro oggetto del desiderio”, ma anche su questo Federica Corsini non accetta nessuna mediazione.
«Come sottolinea la Procura della Repubblica di Roma, a differenza di un altro giornalista al quale l’audio era stato “proposto” e che lo aveva rifiutato, Report ha scelto di accettarlo e diffonderlo, pur conoscendone la provenienza illecita. Ciò è rilevante sia sotto il profilo penale (atti persecutori ed interferenza illecita nella vita privata), sia sotto quello della tutela della riservatezza».
Ma perché questa difesa della Presidenza del Garante così diretta da parte della giornalista Federica Corsini?
«Perché – riferisce testualmente la stessa Corsini – nella richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Roma, al capo 4) di imputazione, si fa riferimento esplicito anche alla data dell’8 dicembre 2024, giorno della messa in onda della trasmissione, e di commissione del reato, evidenziando la piena consapevolezza della natura illecita del materiale diffuso. È quindi fuorviante, e palesemente “difensiva”, la tesi secondo cui il Garante sarebbe stato mosso da influenze esterne o da valutazioni politiche. Le sue decisioni si fondano su fatti oggettivi ed inequivocabili, ribaditi anche nelle conclusioni della Procura di Roma». A giudizio della giornalista «contestare la correttezza del provvedimento significherebbe, per assurdo, mettere in dubbio anche la terzietà della Procura della Repubblica di Roma».
Cosa farà a questo punto Federica Corsini? Risposta secca: «Proseguirò la mia battaglia giudiziaria nel pieno rispetto delle regole e del riserbo che mi contraddistingue, convinta che l’illiceità non può essere confusa con la libertà di stampa, né con il giornalismo d’inchiesta. La libertà di informare è un diritto fondamentale, ma non può diventare uno scudo per violare la dignità delle persone e la legalità delle fonti».
Per completezza di informazione ricordiamo che – sempre nel corso della riunione, ma nell’ambito di un altro procedimento – il Garante aveva dichiarato «infondato il reclamo di Sangiuliano nei confronti di alcune testate giornalistiche per il contenuto di articoli che avrebbero violato la propria sfera personale e privata».
Contro le dichiarazioni di Sigfrido Ranucci giunge immediata anche la reazione del Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, prof. Pasquale Stanzione, sull’indipendenza dell’Autorità, che sembra quasi un “manifesto etico” al mondo della comunicazione.
Dice testualmente il presidente Pasquale Stanzione: «Viene in rilievo, in queste ore, una questione di particolare rilevanza per la tenuta degli equilibri istituzionali sui quali si fonda il sistema democratico. Il dott. Sigfrido Ranucci, nel corso della conferenza stampa al Parlamento europeo del 23 ottobre, ha dichiarato che “qualcuno sta armando il Garante della privacy per punire Report e dare un segnale esemplare a altre trasmissioni”, chiedendo al Garante europeo di verificare l’operato dell’Autorità, perché “sembra agire come un’emanazione del governo”.
Tali dichiarazioni sono di una gravità senza precedenti. Esse insinuano, infatti, che il Garante – autorità indipendente prevista dalla normativa europea, il cui vertice è eletto da entrambi i rami del Parlamento – operi sulla base di direttive ricevute da terzi, peraltro secondo un indirizzo politico di maggioranza. Si tratta di illazioni gravissime, che confondono la piena indipendenza e terzietà di giudizio del Garante con un’asserita sua soggezione a presunte logiche di Governo».
Per il Garante della privacy «nulla di più infondato, come dimostrano – ove mai ve ne fosse il bisogno – oltre 28 anni di attività svolta nell’esclusivo rispetto della legge, delle funzioni e dei compiti di tutela affidati all’Autorità, con la garanzia costante della massima trasparenza del proprio operato.
Come in questo caso, in tutta l’attività del Garante, dalla sua istituzione ad oggi, non è possibile rinvenire mai alcuna decisione imputabile a ragioni diverse dalla scrupolosa osservanza delle norme che l’Autorità è chiamata ad applicare, con scelte spesso non facili e non sempre gradite. Ma sempre, costantemente, rispettose della legge e delle esigenze di tutela avanzate dai cittadini, vittime di condotte lesive della propria dignità».
Ma Pasquale Stanzione va ancora oltre questa semplice premessa di principio e aggiunge: «È, peraltro, nota la massima disponibilità del Garante e dei suoi componenti a ogni richiesta di confronto, nella ferma convinzione della necessità del più ampio dialogo – anche e soprattutto con gli organi d’informazione – in quanto espressivo della necessaria apertura che deve contraddistinguere le istituzioni, come questa, chiamate a tutelare diritti fondamentali dei cittadini.
Al contrario, le parole pronunciate dal dott. Ranucci rischiano di essere percepite come un tentativo di indebito condizionamento dell’attività decisoria del Garante, chiamato a pronunciarsi su due reclami avanzati nei confronti della trasmissione da lui diretta».
Naturalmente il diritto non è una nuvola passeggera, e quando ci si confronta con gli altri bisogna sempre stare attenti a non infangare nessuno, ed è questo il senso finale della dichiarazione del Garante: «Nel respingere le dichiarazioni in questione, come totalmente destituite di fondamento e gravemente lesive della propria immagine, il Garante – nella totalità dei componenti il suo Collegio – adotterà ogni iniziativa utile alla tutela della propria dignità istituzionale». (giornalistitalia.it)
Pino Nano











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