L’omaggio all’avvocato e giornalista torinese, classe 1918, a 100 anni dagli scontri

Fatti di Sarzana, onorificenza a Bruno Segre

Bruno Segre

GENOVA – Nel centenario dei Fatti di Sarzana l’onorificenza civica “XXI Luglio 1921” è stata assegnata a Bruno Segre, classe 1918, avvocato e giornalista torinese.
È quanto ha deciso la commissione dedicata, che si è riunita ieri pomeriggio e ha stabilito che la consegna dell’onorificenza avverrà nell’ambito delle manifestazioni celebrative previste per la ricorrenza dei cento anni dagli accadimenti sarzanesi del 21 luglio 1921, quando nella città di Sarzana si registrarono scontri armati tra squadre d’azione fasciste e carabinieri reali e guardie dell’esercito regio, cui seguirono alcuni episodi di resistenza antifascista spontanea.
L’onorificenza viene assegnata annualmente, nell’ambito delle iniziative commemorative dei Fatti di Sarzana, a una personalità che, nell’ambito della vita pubblica, nella realtà territoriale locale o in un più ampio contesto, si sia distinta particolarmente per la sua attività in difesa della democrazia e delle istituzioni.
«Saremo felici di ospitare a Sarzana e assegnare la nostra onorificenza a Bruno Segre, figura storica del liberalismo italiano e autentico modello per qualunque avvocato e cittadino libero della partecipazione non violenta e democratica alla vita pubblica, nei valori assoluti dell’antirazzismo e della libertà – dichiara il sindaco di Sarzana Cristina Ponzanelli –. Anche nei momenti più difficili della nostra storia, in ogni periodo storico che ha attraversato e in ogni ruolo che ha assunto, Bruno Segre ha sempre portato avanti la sua visione di democrazia liberale, per questo merita questa onorificenza come molti altri riconoscimenti».

La lapide apposta a ricordo dei “Fatti di Sarzana” sulla facciata di Palazzo Roderio, nel centro storico della città

Ultimo allievo di Luigi Einaudi, Bruno Segre, figlio di genitore ebreo, a causa delle leggi razziali non può esercitare la professione di avvocato e si mantiene dando lezioni private. Arrestato e detenuto per alcuni mesi nel 1942 e nel 1944, all’uscita si arruola col nome di battaglia Elio nelle formazioni partigiane e partecipa alla liberazione di Caraglio.
Dopo la Liberazione lavora come cronista per “L’opinione” e per altre testate giornalistiche. Diviene procuratore e si distingue nella battaglia legale per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza. Segretario dell’Associazione torinese contro l’intolleranza e il razzismo, nel 1949 fonda “L’Incontro”, giornale impegnato nel campo della difesa dei diritti civili, contro il razzismo e l’antisemitismo, per il disarmo e la pace nel mondo. In quegli stessi anni aderisce al Partito socialista unitario, in seguito all’Unione socialista indipendente e infine al Partito socialista italiano. (ansa)

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