I due giornalisti condannati insieme al patron di Esselunga. La Fnsi: “Un’aberrazione”

Diffamazione: carcere per Belpietro e Nuzzi

diffamazioneMILANO – Il patron di Esselunga, Bernardo Caprotti, e i giornalisti Maurizio Belpietro e Gianluigi Nuzzi sono stati condannati per la vicenda della presunta attività di spionaggio ai danni della Coop Lombardia.
Il gup di Milano, Chiara Valori, titolare del procedimento che si è svolto con rito abbreviato, ha giudicato i due giornalisti colpevoli del reato di calunnia, condannandoli entrambi a 10 mesi e 20 giorni di reclusione, e ha inflitto 6 mesi all’imprenditore a capo di Esselunga per diffamazione.
Tutti i tre imputati sono invece stati assolti dall’accusa più grave, quella di ricettazione aggravata. Accolte solo in parte le richieste del pm Geatano Ruta di condannare tutti una pena di 1 anno e 6 mesi.
Per Caprotti e Nuzzi è stata disposta la sospensione condizionale della pena, mentre la pena inflitta a Belpietro è stata rinconvertita in libertà controllata. (Askanews)

FNSI: “IL CARCERE PER LA DIFFAMAZIONE A MEZZO STAMPA È UN’ABERRAZIONE”

«Il carcere per un giornalista riconosciuto colpevole di diffamazione a mezzo stampa è un’aberrazione. La recente sentenza del Gup di Milano che ha disposto la libertà controllata per il direttore di “Libero”, Maurizio Belpietro, condannato in primo grado per calunnia, è in contraddizione con le direttive delle istituzioni internazionali che considerano il carcere incompatibile con l’esercizio del diritto di cronaca e con la libertà di stampa». Lo affermano il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.
«Senza entrare nel merito della vicenda che ha portato alla condanna di Maurizio Belpietro, insieme con il giornalista Gianluigi Nuzzi e con il patron di “Esselunga”, Bernardo Caprotti – proseguono Lorusso e Giulietti –, è inaccettabile che venga disposta la libertà controllata per Belpietro in considerazione di precedenti condanne per diffamazione a mezzo stampa. È pertanto auspicabile che venga al più presto cancellato il carcere per il reato di diffamazione, come peraltro previsto dalla proposta di legge di riforma attualmente in discussione al Senato in quarta lettura».

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