Francesco Massaro, ex cronista del Giornale di Sicilia, si è dedicato al bar del padre

Da giornalista a barista: “Ma non pagherò il pizzo”

Francesco Massaro

Francesco Massaro

piovra

PALERMO – “Sarebbe facile, lo so. Sarebbe facile ma non lo faccio. Non andrò a bussare dal capetto mafioso per chiedergli una tregua, non prenderò il caffè con lui per vedere di chiudere la faccenda come facevano i nostri padri e i nostri nonni. Non comprerò la mia tranquillità pagando il pizzo. Sarebbe la scelta più comoda, ma non lo farò”.  A scrivere, sul suo blog “di Palermo”, è Francesco Massaro, 46 anni, giornalista professionista iscritto all’Ordine di Sicilia dal 22 settembre 1993 ed ex cronista del Giornale di Sicilia. Ex perché da alcuni anni ha lasciato il quotidiano palermitano per gestire il bar del padre, in via Ernesto Basile, a Palermo, che negli ultimi quattro anni ha subito mediamente quattro rapine l’anno. L’ultima delle quali, proprio ieri, ad opera di tre sconosciuti che, a volto coperto e dietro la minaccia delle armi, si sono fatti consegnare l’esiguo incasso della giornata. Non ha dubbi sullo scopo di queste rapine: costringerlo a chiedere protezione pagando il pizzo. Metodi mafiosi che conosce bene avendoli raccontati per anni nei suoi articoli. “So bene, per come sono state commesse, che si tratta di segnali chiari che mi vengono lanciati per spingermi a cercarmi «un amico», il mafioso della zona a cui chiedere protezione, ma proprio non ho intenzione di starci”.
“Non sono una verginella, non punto il dito contro i commercianti che pagano. So che è difficile non farlo. Conosco le regole del gioco, di questo gioco che si gioca a Palermo. Ma io – sottolinea Francesco Massaro – ho deciso di non partecipare. Non per eroismo, certo che no, ma lo devo a me stesso, alla mia famiglia, alla parte sana di questa città, a quelli che credono ancora nel lavoro come impegno e sacrificio, tutto qui. Nessun compromesso, nessuna trattativa. Col tempo ho imparato a sostituire le sfumature al bianco e al nero. Qui no. Qui non vedo sfumature. Qui la strada è tracciata, e attraverso quella vado avanti”.
“Io – grida con forza Massaro – ai mafiosi i soldi del mio lavoro non li do. Semplice. Vengano a prenderli, piuttosto. Coi loro sgherri e le loro impresentabili facce coperte dai passamontagna. Come fanno da anni. Come hanno provato a fare un mese fa nel mio bar, come hanno fatto mercoledì sera stavolta in gelateria. Erano in tre, addirittura. Armati. Sono scappati via con poca roba. Non credo siano cani sciolti, non credo che l’obiettivo siano i soldi. La rapina è il mezzo che colui che li manda utilizza per inviarmi il messaggio. Paga e ti lasceremo in pace. Paga e non verrà a disturbarti più nessuno. Paga e non rompere i coglioni. Fai quello che ti hanno insegnato. Che è giusto fare. Che a Palermo si fa”.
“Sarebbe facile, lo so. Ma non lo faccio. Non lo farò. Racconterò ai miei amici investigatori – aggiunge Francesco Massaro – quel che so, quel che vedo, quel che sospetto, quel che annuso in questo quartiere paradigma di una città malata. E aspetterò paziente che qualcuno tolga di mezzo la gentaglia che impedisce a quelli come me di guardare il cielo, di respirare, di sorridere, di lavorare”.
Massaro conclude con un poscritto chiede “Vi chiedo di perdonare il modesto proscenio che mi sono ritagliando con queste righe. Chiamatela, se volete, autodifesa”.

Assostampa Sicilia al fianco di Massaro: “Le parole da sole non bastano”

PALERMO – “La coraggiosa denuncia di Francesco Massaro, a lungo cronista di nera del Giornale di Sicilia, oggi titolare di un bar a Palermo preso di mira dal racket delle estorsioni, ci fornisce la misura di quanto forte e radicata sia ancora in Sicilia la criminalità mafiosa”. Lo afferma l’Associazione Siciliana della Stampa, che si schiera al fianco di Massaro nella sua veste di imprenditore perché sul tema della lotta ai clan devono cadere tutti gli steccati di categoria.
“Massaro – evidenzia l’Assostampa – da vero giornalista sa che la circolazione delle notizie rappresenta in sè una forma di protezione: per questo ha scelto di scrivere un «pezzo» sul suo blog raccontando la sua storia. Ma le parole, da sole, non bastano a garantire sicurezza. Preoccupa, dunque, la condizione solitaria di un uomo che si trova a fronteggiare una minaccia così grave. Per questo il sindacato dei giornalisti chiede alla magistratura e alle forze dell’ordine di garantire la tranquillità commerciale e personale di Francesco Massaro e dei suoi dipendenti”.

Unci lunedì da Massaro: “Assicurare alla giustizia gli autori delle rapine”

PALERMO – Il Gruppo siciliano dell’Unione Cronisti esprime solidarietà al collega Francesco Massaro “che ha coraggiosamente denunciato preoccupanti segnali di presenza delle cosche mafiosa attorno alla sua attività di imprenditore”.
Lunedì prossimo, alle ore 15, una delegazione dell’Unci, guidata dal vicepresidente nazionale Leone Zingales, dal consigliere nazionale Giuseppe Lo Bianco, dal vice presidente del Gruppo, Antonella Romano, e dai membri del consiglio direttivo regionale, si recherà nel bar gestito da Massaro per testimoniare la vicinanza di tutti i cronisti verso un collega che, per tanti anni, ha denunciato nei suoi resoconti il racket e che oggi si trova da imprenditore a raccontare pubblicamente nel suo blog i “segnali” che gli vengono lanciati per spingerlo a “cercarsi un amico”, il mafioso della zona a cui chiedere protezione.
Per tanti anni Francesco Massaro è stato cronista di “nera” al Giornale di Sicilia e oggi si occupa dell’attività di famiglia. “I cronisti siciliani – ha dichiarato Leone Zingales – chiedono agli inquirenti di porre in essere tutte le attività per assicurare alla giustizia gli autori delle rapine troncando sul nascere ogni tentativo di condizionamento, se verrà accertato, della libertà d’impresa del collega”.

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