Il protagonista della vicenda è un rapinatore, assassino che, forse, diventerà santo

Curzia Ferrari in libreria con I giorni di Jacques

Curzia Ferrari torna in libreria con una vicenda del secolo scorso

MILANO ­– “I giorni di Jacques” Fresch, rapinatore e assassino, condannato alla ghigliottina ma morto in odore di santità, diventano il titolo di un libro, proposto dalla giornalista Curzia Ferrari (editore Ares, 15 euro). L’autrice, firma autorevole per le pagine dell’Avanti, di Critica Sociale e dell’Indipendente, si cimenta su un terreno che non le è abituale.
I lettori dei quotidiani con cui collabora conoscono le sue recensioni in campo artistico: quadri, statue, affreschi e sculture in ceramica. La cronaca nera e quella giudiziaria non sono precisamente fra i suoi interessi e le sue competenze. “Ma questa è una vicenda affascinante – quasi si giustifica – impossibile non appassionarsene”. Racconta:

Foto storica dell’arresto di Jacques Fesch

”Le prime carte mi sono capitate negli anni ’90. Ero a San Remo e una suora del Carmelo me le ha mostrate. Per un lungo tempo non ci ho pensato più poi le ho riprese in mano e mi sono messa al lavoro”.
Il protagonista di questa storia è un personaggio eccentrico, scanzonato, amante della bella vita e, perciò, destinato a perdersi nei meandri del malaffare. Però, non ha perduto il senso del mistero della vita e, all’ultimo momento, questa luce rimasta oscurata per tanto tempo ha ripreso a scintillare.
Jaques Fresch vive nella prima metà del secolo scorso. Nasce in una famiglia dell’alta borghesia parigina nella condizione di diventare un manager di successo. Il padre Georges era un banchiere, collezionista di opere pregiate, disattento agli affetti della famiglia ma preoccupato di mettere insieme soldi. Però, padre e figlio coltivano predisposizioni culturali troppo differenti.
Il dissidio diventa palese e il giovane Jaques, forse per reazione, comincia a disertare gli uffici finanziari per diventare un abitué di tabarin e bordelli.

Incontra una ballerina di origini ebraiche, si fidanza e, in polemica con i familiari che osteggiano quel rapporto, la sposa. Peraltro, il matrimonio dura lo spazio di qualche mese (giusto il tempo di fare inviperire i genitori), poi i due si lasciano.
Lei torna sui palcoscenici di Parigi. Lui al bancone dei bar, a sgolarsi le bottiglie del più costoso degli champagne. E, quando l’alcool non basta più, l’incontro con la droga che, a quei tempi, rappresentava comunque un’eccezionale novità.
Troppi vizi e troppo costosi. Per recuperare del denaro tenta, maldestramente, una rapina nell’ufficio di un cambiavalute. Anche quello del delinquente è, però, un mestiere che non si può improvvisare. La vittima reagisce e nella colluttazione Jaques viene ferito. Per non essere catturato spara agli inseguitori e ferisce due passanti e un poliziotto. Una delle sue vittime muore in ospedale.
Nessuna pietà per il blasone. Al processo la sentenza è senza appello: condanna a morte per ghigliottina. Ma nel carcere della Santé la conversione.
La sua cella diventa una specie di chiesa con immagini dei santi di mezzo mondo, un altarino e libri sacri di meditazione sul comodino e sotto la branda. Tanto che 30 anni dopo il cardinale Jean Marie Lustiger di Parigi apre un processo canonico per la sua beatificazione. “Non è una vicenda straordinaria? – insiste Curzia Ferrari – Quando la realtà supera la fantasia”. (giornalistitalia.it)

 

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