Il glorioso quotidiano interregionale corre il serio rischio di ridursi ad un foglietto locale

Così affondano La Gazzetta del Mezzogiorno

La sede della Gazzetta del Mezzogiorno in piazza Aldo Moro 37 a Bari

BARI – La premessa è che, ormai, i quotidiani sono considerati quasi consumi di lusso, certamente superflui; i lettori ne acquistano al massimo uno, e da quell’uno vogliono non solo notizie “brute” ma interpretazioni, spiegazioni, punti di vista. Poi vogliono storie decentemente raccontate, analisi. Un di più rispetto a web e tv che tanto “aggiornano” ormai, gratis (il canone Rai è obbligatorio per chi possiede un apparecchio, quindi anche la Rai, se hai un televisore e quindi devi pagare il canone, è gratuita nei contenuti), 24 ore su 24.
E questo unico giornale, anche se regionale o locale, il lettore che lo acquista – in edicola o sul web – lo vuole “completo”: con articoli che riguardino la politica nazionale ed estera, l’attualità, la cultura, la società, lo sport, anche con sezioni ridotte, ma autoprodotte; perché rappresentano il punto di vista sulle questioni nazionali e internazionali della comunità che il giornale rappresenta.
Tutto questo “editori” miopi e, soprattutto, il loro funzionariato composto da ragionieri, quand’anche laureati, più esperti in partita doppia ed elusione che non in strategia e markenting, meno che mai competenti in comunicazione, non lo capiscono, o non vogliono capirlo; e alla qualità del prodotto editoriale preferiscono il risparmio, tagliando soprattutto i costi per l’informazione, ossia quelli che riguardano numero, esperienza, capacità retribuzione e possibilità di movimento dei giornalisti. Anche possibilità di movimento, perché un giornalista che impagina soltanto cose avvenute in un altrove, anche a lui vicino, dove non si è potuto recare (a volte persino tribunali ed aule consiliari, non parliamo poi del Parlamento…) non è più un giornalista ma, nel migliore dei casi, un grafico.
È un degrado che ha colpito un po’ tutte le aziende editoriali (peraltro talmente concentrate da aver messo in crisi il pluralismo dell’informazione, come profeticamente ammoniva già nel 1978 Aldo Moro dalla prigionia nelle mani delle Brigate rosse, ma che con più pesantezza colpisce l’informazione regionale.
Come nel caso della Gazzetta del Mezzogiorno, che geniali strateghi commissari nominati dai Tribunali vogliono “rilanciare” con tagli di personale, chiusura di sedi, cassa integrazione, riduzione dei salari, sparizione dell’informazione “nazionale”. Se tutto va bene, trasformerebbero il glorioso quotidiano interregionale, unica voce di riferimento dell’intera Puglia e dell’intera Basilicata, in un foglietto locale. Che, inevitabilmente, perderebbe peso, autorevolezza, copie, lettori (e pubblicità). Senza dire che, chiudendo le sedi provinciali, proprio il radicamento territoriale nelle due Regioni verrebbe seriamente messo in crisi.
Degli autentici genii, insomma, mirano a distruggere un quotidiano che ha dato voce e rappresentanza al Sud ed alle sue esigenze, oltre ad informare pugliesi e lucani e ad informare anche fuori delle due aree regionali su fatti e vicende di Puglia e Basilicata. (giornalistitalia.it)

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