Il segretario della Fnsi, Lorusso, oggi a Pescara ha parlato di editoria e professione

Contratto giornalisti: parola d’ordine inclusione

Raffaele Lorusso

Raffaele Lorusso

PESCARA – “La proroga del contratto nazionale di lavoro giornalistico era nell’ordine delle cose perché, essendo stata intavolata ed avviata una trattativa e non essendo ancora chiaro il quadro normativo generale nel quale, poi, le regole della professione stabile del contratto andranno a inserirsi, è necessario un ulteriore approfondimento. Il contratto dovrà, appunto, inserirsi in un quadro molto più generale che sarà ridisegnato dalla nuova legge sull’editoria”. Così – in occasione di un incontro organizzato oggi a Pescara dal Sindacato Giornalisti Abruzzesi – il segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana, Raffaele Lorusso, ha commentato, la firma dell’accordo con cui Fnsi e Fieg hanno prorogato fino al 30 settembre 2016 la validità del contratto di lavoro in vigore.
“La nuova legge sull’editoria – ha aggiunto Lorusso – è stata approvata dalla Camera e adesso è arrivata al Senato dove dovrà essere calendarizzata. Sappiamo soltanto che è stata assegnata alla I Commissione, poi ci saranno tutti i passaggi previsti dai regolamenti anche in Senato”.
Nel corso della riunione abruzzese, il segretario generale ha, poi, parlato della crisi del settore, l’accesso alla professione, il diritto a condizioni di lavoro e di reddito adeguate.
“L’Abruzzo – ha detto – non si distingue dal resto del Paese perché il settore dell’editoria è ancora immerso in una crisi di natura strutturale dalla quale si può venir fuori da una parte ridisegnando l’impianto normativo che deve regolare il sistema nel suo complesso, dall’altro intavolando un confronto con gli editori, quindi con le aziende editoriali, basato sull’importanza e sull’assoluta centralità dell’informazione di qualità, perché senza qualità l’informazione professionale non ha più ragion d’essere”.
Rispondendo poi alla domanda sulla questione dei giornalisti sottopagati, Lorusso ha sostenuto che “c’è innanzitutto il problema di rivedere le regole di accesso alla professione, non nel senso di renderle più restrittive, perché tutte le professioni, in linea con le direttive dell’Unione Europea, devono essere liberamente accessibili. Il problema non è la libertà di accesso alla professione, ma le regole con le quali si deve rimanere all’interno della professione. È chiaro che non è in discussione l’abilitazione all’esercizio della professione, quanto appunto la distinzione tra chi è abilitato all’esercizio della professione e chi la professione la esercita realmente. Da questo punto di vista la realtà del mercato del lavoro è molto diversa rispetto a quella del numero di coloro che la professione, in qualche modo, potrebbero esercitarla”. (Agi)
Approfondendo la discussione sulla trattativa contrattuale, Lorusso ha aggiunto che “abbiamo parlato di tutto, tranne che di soldi: la priorità del nuovo contratto è, infatti, l’occupazione, cercando di creare percorsi di inclusione sostenibili economicamente anche per le imprese, individuando nuove mansioni e qualifiche del lavoro e agevolando il turnover”.
Bisogna pensare – ha spiegato il segretario della Fnsi – alla inclusività, dando la possibilità di entrare nel recinto del contratto a tutti quei colleghi che ogni giorno fanno questo lavoro: dobbiamo avere la forza, ma anche l’ambizione, di andare noi a recuperare tutte le forze di lavoro giornalistico così come sono già di fatto articolate. Stiamo per esempio pensando ad una regolamentazione contrattuale, l’abbiamo messa in piedi con l’Uspi, che consenta di far emergere rapporti che oggi sono in nero, tutti quei colleghi che lavorano in siti online che non sono collegati a testate quotidiane. Vogliamo dare loro la previdenza, l’assistenza sanitaria e i diritti minimi sindacali”.
Insomma, il negoziato contrattuale “non può servire soltanto a parlare, come si deve fare per carità, di come riformiamo i singoli istituti contrattuali: deve anche servire ad avviare un confronto con gli editori su che cosa è l’informazione oggi, su come loro vogliono e intendono investire sulla qualità, l’unica cosa che può salvarci”.
Lorusso si è soffermato anche sulla necessità di promuovere una campagna di lettura dei giornali nelle scuole: “Bisogna ripartire già dalla scuola medi. Io non credo – ha ipotizzato Lorusso – che al mondo Fieg costerebbe tanto fare una campagna in cui mette a disposizione delle scuole un certo numero di tablet per farci arrivare un certo numero di giornali ogni giorno: sono convinto che se questa cosa qui si facesse già dalle medie, a partire dalla prima superiore, almeno a un quotidiano, quei ragazzi lì si andranno ad abbonare o lo andranno ad acquistare”.
“Bisogna creare – ha sottolineato – una cultura che educhi alla lettura. Gli editori devono, infatti, farsi carico di quella fetta di lettori che hanno perso, che dovrebbe essere la loro prima preoccupazione come imprenditori, formando una nuova generazione di lettori: parliamoci chiaro qui la gente che legge i quotidiani ha i capelli sempre più bianchi, i giovani non leggono”.
Capitolo a parte le agenzie di stampa per le quali la Fnsi auspica che “la moratoria serva a riorganizzare seriamente il sistema, modernizzandolo, prendendo anche atto che il ruolo delle agenzie di stampa è cambiato rispetto a quello tradizionale. Mi auguro – ha detto Lorusso – che questa moratoria serva da una parte anche a incentivare gli sforzi di trasformazione che le agenzie stanno facendo, dall’altra a costruire un sistema che garantisca comunque i livelli occupazionali”.
Per il segretario della Fnsi “le due cose si possono fare, certo bisogna lavorarci molto e non ci si deve ridurre all’ultimo momento come è successo l’anno scorso, che a fine anno ci siamo ritrovati con una moratoria. Bisogna mettersi a lavorare subito per dare una «mission» a questo settore e ridisegnare il rapporto delle agenzie con il Governo, con il pubblico”.
Secondo Lorusso il Governo “ha sempre negato di avere chiesto delle fusioni: è chiaro che le fusioni devono essere il frutto della libera volontà di due imprenditori di creare una sola società”.
“Da questo punto di vista –  ha spiegato – bisogna capire se ci sono delle scelte imprenditoriali, però sicuramente possiamo dire la nostra quando queste scelte hanno un impatto sull’autonomia delle testate e sull’occupazione”.
“Un’agenzia come l’Ansa, ad esempio – ha sottolineato Lorusso – dovrebbe valorizzare la sua rete radicata su tutto il territorio nazionale. Quindi bisogna ripartire dalla redazione centrale, collegandola con tutto quello che ha costruito nelle 20 regioni. Poi va assolutamente potenziata l’informazione e la presenza all’estero, anche perché molto spesso la sede Ansa diventa una seconda ambasciata italiana all’estero. Bisogna semmai ripensare il flusso delle notizie, concentrarsi di più sull’informazione specialistica, ma sarebbe un errore smantellare la rete”.
Per il segretario della Fnsi, infine, “uno degli errori strategici che si potrebbe commettere in questa fase e lo possono commettere tutti gli editori, ma soprattutto quelli più strutturati, è quello di considerare l’informazione locale come la cenerentola o il parente povero della grande informazione, ammesso che quest’ultima esista”.
“Ritengo invece – ha detto Lorusso – proprio per come ormai circolano le informazioni, proprio per quello che sono i canali di accesso all’informazione, l’informazione locale possa rappresentare invece uno sbocco anche professionale e occupazionale, perché tale informazione, a differenza di quella nazionale, è meno veicolabile su quelli che possono essere i social network, su quello che possono essere i siti internet. L’informazione locale è ancora una informazione di prossimità: puntarci può diventare sicuramente strategico perché la gente ha bisogno ormai di sapere cosa succede sotto casa. In un contesto di questo tipo pensare di fare un percorso inverso, cioè chiudere le edizioni locali o i giornali locali, secondo me è un errore”.
Parlando della situazione dei giornali abruzzesi, Lorusso ha ricordato la chiusura dell’edizione regionale de “Il Tempo”, parlando di un “modello imprenditoriale assolutamente sbagliato, insostenibile a livello centrale”.
“Il Messaggero – ha aggiunto – ha sicuramente subito una flessione, ma vuole, per il momento, comunque mantenere i suoi presidi; così come credo, da quello che sono state le prime interlocuzioni avute con il Gruppo L’Espresso i giornali locali della Finegil sono assolutamente strategici. Il Centro è l’unico quotidiano d’Abruzzo ed ha una specificità che andrà salvaguardata”. (Ansa)

 

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