Dal 2010 si attende la nomina del nuovo responsabile. Mozione di Stampa Romana

Consiglio regionale Lazio, Ufficio Stampa abusivo

Consiglio Regionale del LazioROMA – L’VIII Congresso dell’Associazione Stampa Romana ha approvato, per acclamazione, una mozione con la quale impegna la prossima Segreteria e il prossimo Consiglio direttivo a intraprendere tutte le azioni, compreso il ricorso all’autorità giudiziaria, in caso di presunto esercizio abusivo della professione giornalistica nel Consiglio regionale del Lazio.
La mozione è volta a ottenere l’immediata nomina di un capo ufficio stampa; l’annullamento della determinazione che attribuisce a una dipendente non giornalista la posizione organizzativa denominata “Coordinamento generale” dell’Ufficio stampa; il trattamento economico corrispondente alla posizione D3 del contratto degli enti locali agli addetti stampa, così come indicato dalla sopra richiamata sentenza del Tribunale del lavoro di Roma; la ripresa di tutte le iniziative possibili volte a ottenere l’applicazione del agli addetti stampa in servizio nel Consiglio regionale del Lazio.
L’VIII Congresso dell’Associazione Stampa Romana denuncia, infatti, che nonostante la legge 150/2000 stabilisca che “gli uffici stampa sono costituiti da personale iscritto all’albo nazionale dei giornalisti” e che “l’ufficio stampa è diretto da un coordinatore, che assume la qualifica di capo ufficio stampa”, per assicurare “il massimo grado di trasparenza, chiarezza e tempestività delle comunicazioni da fornire nelle materie di interesse dell’amministrazione”, l’Amministrazione del Consiglio regionale del Lazio non ha ancora provveduto alla nomina di un nuovo responsabile dell’ufficio stampa, carica vacante dal 2010, ciò nonostante gli innumerevoli interventi sindacali e le rassicurazioni date dal presidente del Consiglio regionale del Lazio.
Evidenziando che, anche negli ultimi mesi, il Consiglio regionale del Lazio ha proceduto a nominare diversi dirigenti, la cui nomina in molti casi non è apparsa così urgente come la copertura di una posizione, quella di capo ufficio stampa appunto, prevista esplicitamente da una legge dello Stato, Stampa Romana sottolinea che anziché indire un concorso pubblico per la nomina del nuovo capo ufficio stampa, l’amministrazione del Consiglio regionale del Lazio ha recentemente svolto una selezione interna per l’attribuzione di 18 funzioni dirigenziali a personale non dirigente, di durata non superiore a due anni, tra le quali anche quella del responsabile dell’Ufficio stampa.
I candidati – denuncia il Congresso di Stampa Romana – sono stati sottoposti a un colloquio, riguardante le funzioni dirigenziali ma non materie attinenti al giornalismo, con una commissione d’esame in cui non era presente alcun giornalista; al di là dei dubbi sulla legittimità di siffatta procedura, i cui esiti peraltro non sono noti, è indubbio che l’amministrazione del Consiglio regionale del Lazio ha, ancora una volta, ignorato le prescrizioni del legislatore, relegando la figura del capo ufficio stampa a un ruolo marginale; tale procedura comunque non ha portato ad alcuna nomina, mentre nell’ambito della riorganizzazione degli uffici e della nuova assegnazione delle cosiddette “posizioni organizzative”, il 7 agosto è stata conferita a una dipendente non giornalista una nuova “posizione organizzativa” denominata “Coordinamento generale” dell’ufficio stampa con un trattamento economico superiore a quello degli addetti stampa; l’Associazione Stampa Romana ha già stigmatizzato in passato una soluzione simile che interessava personale non giornalistico; peraltro, è stato ridotto il trattamento economico agli addetti stampa, già inquadrati ben al di sotto di quanto spetterebbe loro: infatti, nella causa pilota, promossa dall’Associazione stampa romana per l’applicazione del Contratto di lavoro giornalistico, la Corte d’Appello del Tribunale del lavoro di Roma ha rigettato, con motivazione depositata in data 29 settembre 2014, il ricorso presentato dalla Regione Lazio avverso alla sentenza di primo grado che ha riconosciuto lo svolgimento di mansioni proprie di un profilo superiore (D3 invece dell’attuale D1) da parte degli addetti stampa del Consiglio regionale; considerato che quanto avviene nell’ufficio stampa del Consiglio regionale del Lazio è in netto contrasto con la legge 150/2000, costituisce una violazione del principio dell’autonomia nella gestione quotidiana dell’informazione, garantito dalla legge 69/1963 sull’Ordinamento della professione di giornalista, della Carta dei doveri del 1993 e della giurisprudenza costituzionale.

 

Un commento

  1. Mi spiace constatare che, sulla attività dei giornalisti nella Pa, ci si è limitati soltanto ai proclami senza azioni concrete di adesione alla 150. Esempio: nella sanità del Lazio, ove si commette in merito ogni arbitrio, i colleghi sono relegati al margine e, caso folle, il Consiglio della Pisana manca di un giornalista capo, che potrebbe essere comandato da una qualsiasi Asl, ente strumentale della Regione.

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