ROMA – «Sdegno e indignazione per l’esclusione del giornalista Tommaso Cerno, direttore del quotidiano Il Tempo, dal dibattito sulla libertà di stampa promosso dalla Commissione Libe del Parlamento Europeo». Ad esprimerli è il sindacato Unirai Figec Cisal denunciando «una censura grave, incivile e vergognosa che colpisce non solo un professionista con un lungo impegno sui diritti civili, ma anche il principio stesso di pluralismo che dovrebbe ispirare ogni istituzione democratica».
A denunciare il caso è stato lo stesso quotidiano diretto da Tommaso Cerno con un articolo del collega Pietro De Leo: «Porte chiuse per Il Tempo quando si parla di libertà di stampa. Non suona come un paradosso, lo è proprio, considerando che questo giornale, da sempre, è refrattario ai dogmi. Comunque, è accaduto davvero. Precisamente questo: oggi il direttore di questo giornale, Tommaso Cerno, avrebbe dovuto partecipare a un incontro sulla libertà di stampa in Italia presso la commissione Libe del Parlamento Europeo.
Ma il “Gruppo di monitoraggio sullo stato di diritto” dell’organismo, presieduto dalla belga Sophie Wilmès, ha “respinto” il suo nominativo, proposto da Fratelli d’Italia, che fa parte del gruppo Ecr. Così come sono stati respinti l’Associazione Giornaliste Italiane e il movimento Pro Vita. Come prova di pluralismo, per un organismo che dovrebbe monitorare il suo rispetto non è il massimo, ma si tratta di una delle tante contraddizioni cui i Palazzi europei negli anni ci hanno abituato. Ma siccome le vie dell’espressione – per fortuna – sono infinite, oggi ci sarà una conferenza stampa in merito, dove interverranno, oltre a Cerno, il co presidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini, Alessandro Ciriani, europarlamentare di FdI, e poi i rappresentanti «esclusi» delle due associazioni, Biancospino e Coghe. Intanto, però, il guasto rimane».
Il direttore del Tempo, dal canto suo, si è detto «molto sorpreso e colpito perché censurano un giornalista che da quando aveva 16 anni si occupa di diritti civili, di biotestamento, che si è occupato del caso Englaro, del gay pride, che dirige un giornale che mi sembra essere una voce libera di questo Paese. Mi domando sulla base di quale criterio proprio io sia stato escluso. E allora la mia risposta è quella che mi ripeto ogni giorno, ovvero che in Italia c’è sì il fascismo, ma sta all’opposizione, non al governo».
Il Tempo riferisce che «lo stesso Procaccini all’Adnkronos ha spiegato che saranno ammessi a parlare di libertà di stampa “Francesco Cancellato e Sigfrido Ranucci, inoltre è stato dato l’ok ad attivisti Lgbt e trans a parlare di del rispetto di diritti degli omosessuali in Italia”. Dunque, dice Procaccini, «ho chiesto di riequilibrare questo panel» con nomi di aree diverse. Tra cui stato è accettato solo Francesco Greco, presidente del Consiglio Nazionale Forense. Niet per Cerno così per Paola Ferazzoli, presidente di Giornaliste Italiane. E per Pro Vita».
Per Unirai Figec Cisal «non meno scandalosa è l’esclusione di Paola Ferazzoli, giornalista Rai e presidente dell’Associazione Giornaliste Italiane, anch’essa silenziata perché evidentemente considerata non in linea con la narrazione gradita. Quello che accade è chiaro: il pensiero critico, libero, non allineato viene sistematicamente espulso dagli spazi che dovrebbero essere aperti a tutti».
Unirai Figec Cisal si chiede: «La libertà di stampa è diventata un privilegio di corrente? Un diritto riservato a chi piace alla Commissione? La selezione ideologica delle voci ammesse al dibattito è un segnale allarmante. Si sta costruendo una democrazia di facciata, dove il dissenso viene escluso con il sorriso e la censura viene travestita da “scelta tecnica”». (giornalistitalia.it)