La struggente omelia dell‘arcivescovo di Trento: “Sognava un’Europa senza confini”

“Ciao Antonio, hai unito la Calabria al Trentino”

La bara di Antonio Megalizzi avvolta dal tricolore e dalla bandiera dell’Europa (foto Giornalisti Italia)

TRENTO – «Una violenza cieca e assurda, ancora una volta, ha decapitato una giovane vita, colpito al cuore per sempre una famiglia, tramortito una comunità». Così l’arcivescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi, nell’omelia pronunciata, con tono commosso, ma fermo, ai funerali di Antonio Megalizzi, «un giovane con la passione del giornalismo che univa ed unisce la Calabria al Trentino, il sud al nord della nazione, che oggi si stringe, tutta, nel dolore».
Tanta la gente nel Duomo di Trento, «la città in cui Antonio si è formato», ha ricordato monsignor Tisi, e da dove è partito alla volta di Strasburgo perché lui «sognava un’Europa senza confini e senza pregiudizi».

Tanta gente e commozione al funerale di Antonio Megalizzi nel Duomo di Trento (Giornalisti Italia)

«I sogni di Antonio e il suo entusiasmo – ha proseguito l’arcivescovo davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio europeo, Antonio Tajani, e al premier Giuseppe Conte, in prima fila davanti al feretro –  non cancellano, certo, il dramma che avvolge questa morte. Il dolore di Annamaria, Domenico, Federica (la famiglia di Antonio, trasferitasi a Trento da Reggio Calabria, quando lui aveva appena 5 mesi, ndr) e Luana toglie il fiato e domanda silenzio».

Sergio Mattarella, Giuseppe Conte e Antonio Tajani in prima fila davanti al feretro di Antonio Megalizzi (Giornalisti Italia)

«Un pezzo di cielo è sceso in terra e ora vi fa ritorno», ha chiosato monsignor Tisi, che, in omaggio alla vera, grande passione di Antonio, quella per il giornalismo, ha voluto rivolgere proprio alla stampa un accorato pensiero: «Prego affinché gli operatori dell’informazione e della comunicazione possano proseguire nella loro opera liberamente e restando sempre fedeli alla ricerca della verità». Perché, come diceva Antonio – è il racconto degli amici –, «facciamo il lavoro più bello del mondo». (giornalistitalia.it)

Un commento

  1. Quando sai che un giovane è vissuto con questi ideali e li ha portati avanti con una coscienza così mite, così leale, così libera, di una libertà interiore talmente elevata, non si può non dire che la vita è Dono, non si può non dire che è bello vivere a queste “altezze” e dunque che vivere così è possibile…Ciao Antonio, prega perché altri giovani seguano il tuo esempio e si prestino a costruire l’Europa dei popoli…

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