I fratelli Magnoni e altri arrestati avrebbero sottratto 7 milioni di euro all’Istituto

Inchiesta Sopaf: truffato anche l’Inpgi

Ruggero Magnoni

MILANO – La Guardia di Finanza di Milano ha arrestato sette persone – tra cui i fratelli Ruggero, Aldo e Giorgio Magnoni, e il figlio di quest’ultimo, Luca – nell’ambito di un’inchiesta su Sopaf, società di investimenti ammessa alla procedura di concordato preventivo e sospesa in borsa.
E’ quanto hanno riferito fonti investigative, aggiungendo che tra gli arrestati ci sono Alberto Ciamperoni e Andrea Toschi – ex presidente di Arner Bank e amministratore delegato di Adenium, Sgr controllata da Sopaf – e spiegando che i Magnoni sono tutti ai domiciliari e che due persone sono finite in carcere.
Le ipotesi di reato, a vario titolo, sono associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, truffa, appropriazione indebita e frode fiscale per oltre 100 milioni di euro. La società non è al momento raggiungibile per un commento.
I fratelli Magnoni sono personaggi noti della finanza: Ruggero è stato vice presidente Europa di Lehman Brothers, presidente di Nomura Italia (chiamata in causa, per via del derivato Alexandria, nell’inchiesta Mps) e in passato avrebbe partecipato anche alla scalata Telecom, la “madre” di tutte le Opa; Aldo Magnoni è stato l’ideatore dell’Oak Fund, pure intervenuto nella scalata Telecom; Giorgio Magnoni e il figlio Luca sono, rispettivamente, amministratore delegato e consigliere della Sopaf.
Tra i reati accertati dalla Guardia di Finanza è emersa, in particolare, l’appropriazione di fondi ai danni dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani (7 milioni di euro) e della Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri e periti commerciali (circa 50 milioni). I due enti sono considerati parte lesa nel procedimento e, per acquisire ulteriori elementi, sono state effettuate perquisizioni nelle rispettive sedi.
Lo scorso anno la Gdf aveva effettuato una serie di perquisizioni nella sede della società nell’ambito di un’inchiesta con le ipotesi di reato di aggiotaggio – relativo a un comunicato che avrebbe alterato illecitamente il titolo – e bancarotta e che vedeva indagato, tra gli altri, l’ex numero uno Giorgio Magnoni.
In merito alla notizia, l’Inpgi, evidenziando di aver “assunto il ruolo di soggetto terzo, totalmente estraneo ai fatti, risalenti al febbraio 2009, oggetto di accertamento”, sottolinea “la piena collaborazione fornita alle Fiamme Gialle”.

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