L’interrogatorio sulla presunta intercettazione tra il presidente e il suo medico

Caso Crocetta: Messina e Zoppi sentiti per 5 ore

l'espresso

Rosario Crocetta

Rosario Crocetta

PALERMO – Sono stati interrogati per quasi cinque ore, dai magistrati della Procura di Palermo, i giornalisti Piero Messina e Maurizio Zoppi, protagonisti del “caso Crocetta”, ovvero la presunta intercettazione telefonica tra il presidente della Regione Siciliana e il suo medico, Matteo Tutino, nella quale quest’ultimo avrebbe augurato all’ex assessore alla salute, Lucia Borsellino, di fare la fine del padre Paolo, il magistrato ucciso dalla mafia nella “Strage di via D’Amelio”.
Gli autori del servizio sul settimanale “L’Espresso”, con il quale collaborano, erano assistiti dall’avvocato Fabio Bognanni, il quale si è limitato a dichiarare che i suoi clienti “hanno risposto alle domande dei Pm, fornendo la loro versione dei fatti”. Nessuna dichiarazione anche dai magistrati.
I due cronisti sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di “pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico”. Messina è, inoltre, chiamato a rispondere del reato di calunnia, perché avrebbe indicato quale sua presunta fonte un investigatore che, però, ha negato di avergliela mai riferita.
Nell’articolo, Messina e Zoppi hanno riferito che il primario di chirurgia plastica Matteo Tutino – agli arresti domiciliari con l’accusa di truffa – avrebbe detto che “Lucia Borsellino deve saltare, come suo padre”, ma le Procure di Palermo, Catania, Caltanissetta e Messina hanno smentito l’esistenza della stessa. L’Espresso, invece, l’ha sempre confermata.

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