Il vicedirettore Riccardo Bormioli “reo” di aver fatto valere il segreto professionale

Brescia Oggi: non rivela le fonti, indagato

Riccardo Bormioli (foto Brescia Oggi)

BRESCIA – «Ci risiamo: un altro giornalista che scrive di notizie legate al territorio viene indagato per favoreggiamento perché ha raccontato quello che ha scoperto, ma non ha rivelato le proprie fonti». Così il Cdr di Brescia Oggi, guidato dai giornalisti Giuseppe Spatola, Luca Canini e Valentino Rodolfi, ha commentato quanto accaduto a Brescia al collega Riccardo Bormioli, vicedirettore del quotidiano Brescia Oggi, reo di aver fatto valere il segreto professionale durante un interrogatorio davanti all’autorità giudiziaria.
Bormioli, il 16 dicembre aveva pubblicato un articolo riguardante il ritrovamento di ossa sull’altopiano di Cariadeghe, a Serle, dopo la scomparsa di un bambino avvenuta nel luglio scorso.
«È un film già visto a Brescia e in Lombardia: per l’autorità giudiziaria chi fa il cronista e trova notizie, quando le pubblica favorisce solo i colpevoli. La libertà di informazione, per qualcuno, è solo un orpello», commenta il presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, Paolo Perucchini.
«Il sindacato lombardo dei giornalisti, insieme al Gruppo Cronisti Lombardi e alla Federazione Nazionale della Stampa esprime solidarietà al collega Bormioli, ai colleghi del Cdr e della redazione di Brescia Oggi, nonché a tutti i cronisti bresciani», ha rimarcato Perucchini.
«Nei precedenti casi, però, indagini simili, che riguardavano giornalisti indagati per favoreggiamento dopo aver scritto una notizia senza rivelare la fonte, si sono “sgonfiate” senza conseguenze per i colleghi: scrivere notizie, infatti, non è reato. Chi cerca la verità e scrive i fatti non commette un illecito, ma assolve al dovere di cronaca e difende la libertà di informazione. È assurdo pretendere che le fonti della notizia vengano rivelate sapendo che esiste il segreto professionale: e usare lo strumento dell’indagine per favoreggiamento non puo’ essere letto che come una intimidazione legale che punta a spezzare il legame di fiducia tra giornalista e fonte». (agi)

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