Il decreto lascia irrisolto il “giallo” dell’incompatibilità per chi lo ha incassato a marzo

Bonus 600 euro, la burocrazia supera se stessa

ROMA – Quando la burocrazia supera se stessa. Ne é una riprova il decreto interministeriale del 29 maggio-5 giugno 2020 firmato dai ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, e dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri. Il provvedimento era atteso con ansia da oltre mezzo milione di liberi professionisti, compresi 9 mila giornalisti, perché dava attuazione a quanto previsto dal decreto legge Rilancio n. 34 del 19 maggio scorso per far fronte alle misure emergenziali connesse alla pandemia da Coronavirus-Covid 19.
Per la sola premessa del decreto sono state addirittura necessarie tre pagine con citazione di ben 21 tra delibere, decreti ministeriali, decreti legge, leggi e decreti legislativi preceduti da “visto, vista, visti, viste, rilevato, considerato, ritenuta”. Un fiume di parole, che é, però, riuscito nell’intento di ritardare di una ventina giorni il pagamento dei 600 euro stanziati per il mese di aprile in favore dei liberi professionisti.
Anzi, per l’occasione, la burocrazia ministeriale ha ripristinato l’U.C.A.S. – Ufficio Complicazioni Affari Semplici – che si é inventato una procedura a dir poco assurda per chi aveva già incassato i 600 euro per il mese di marzo 2020 dalle Casse previdenziali privatizzate. Infatti, anziché imitare la Gestione Separata Inps, che già da 2 settimane ha pagato automaticamente e senza necessità di domanda i 600 euro a più di tre milioni e mezzo di lavoratori autonomi che avevano percepito i 600 euro di marzo, i liberi professionisti lavoratori autonomi che avevano già beneficiato dei 600 euro per il mese di marzo hanno, invece, dovuto attendere la sera del 5 giugno. Ed hanno appreso, così, che i 600 euro di aprile sarebbero stati anch’essi pagati automaticamente e senza necessità di domanda a partire dall’8 giugno. Insomma, un’offesa al buon senso e una grave mancanza di rispetto nei confronti di oltre mezzo milione di cittadini che meriterebbero le scuse da parte dello Stato.
Il decreto del 29 maggio-5 giugno doveva, invece, riguardare esclusivamente chi aveva fatto domanda per marzo e non era stato pagato, nonchè chi non aveva ancora fatto domanda o comunque non aveva potuto beneficiare dei 600 euro perché la precedente normativa lo vietava. Ma tutti gli altri – cioè la stragrande maggioranza – già dovevano essere saldati d’ufficio dalle Casse previdenziali privatizzate che sarebbero state poi rimborsate dall’Erario entro un mese.
Peraltro, il lungo decreto interministeriale lascia tuttora irrisolto senza chiarirlo il “giallo” dell’art. 86, denunciato anche dal presidente dell’Enpam e dell’Adepp, Alberto Oliveti. Per un evidente refuso questa norma prevede una sorta di incompatibilità per chi ha incassato i 600 euro a marzo e chi doveva incassarli ad aprile, essendo “confliggenti” tra loro l’art. 44 del decreto legge Cura Italia del 17 marzo 2020 n. 18 e l’art. 78 del decreto-legge Rilancio del 19 maggio 2020 n. 34. Per i burocrati il problema giuridico evidentemente non esiste. Ci si augura, però, per tranquillità di tutti, che venga risolto dal Parlamento in sede di conversione in legge del decreto Rilancio. (giornalistitalia.it)

LEGGI ANCHE:
Bonus 600 euro: finalmente firmato il decreto
Bonus Inpgi 2: il giallo del decreto Rilancio

2 commenti

  1. Dario Dimitri Buffa

    Usano la burocrazia come scudo e arma impropria…lungi dal combatterla…incompetenti e ipocriti.

  2. Giacomo Carioti

    La tortuosità di questi e altri giri di soldi legati al covid comincia ad essere sospetta anche al di là della evidente stupidità burocratica.

Commenti chiusi