In vista delle elezioni del 2023 sempre più a rischio la libertà di stampa nel dopo Mugabe

Bavaglio nello Zimbabwe: giornalisti nel mirino

Desmond Chingarande e Wisdom Mdzungairi

HARARE (Zimbabwe) – Mobilitazione internazionale per chiedere la scarcerazione dei giornalisti Desmond Chingarande e Wisdom Mdzungairi, arrestati nello Zimbabwe con l’accusa di aver diffuso “messaggi digitali falsi” in violazione della legge per la cybersecurity e la protezione dei dati personali. Una legge bavaglio che consente alle autorità di monitorare le comunicazioni elettroniche private dei cittadini.
Il Media Institute of Southern Africa (Misa) ha subito condannato gli arresti. Tawanda Majoini, coordinatore di una Ong che promuove il giornalismo investigativo nello Zimbabwe ha dichiarato al Bulawayo 24News che gli arresti «rappresentano una grave minaccia per la libertà dei media e la libertà di espressione, nonché della divulgazione di informazioni di interesse pubblico, come previsto dalle rispettive sezioni della Costituzione dello Zimbabwe».
La promessa di riforme che ha portato Emmerson Mnangagwa alla presidenza dello Zimbabwe, dopo la fine dell’era di Robert Mugabe, si è trasformata sempre più in repressione contro i critici del governo e dei media in particolare. Diversi giornalisti sono stati arrestati negli ultimi mesi e si teme che la stampa venga ulteriormente presa di mira con l’avvicinarsi delle elezioni del 2023.
A maggio, in occasione della Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa, l’organizzazione Reporter Senza Frontiere (Rsf) ha messo in evidenza l’ulteriore deriva dello Zimbabwe, che è scivolato al 137° posto della classifica per la libertà di stampa del 2022 e considera la professione giornalistica in quel Paese “pericolosa”.
«Le autorità dello Zimbabwe – afferma, dal canto suo il Comitato per la protezione dei giornalisti – dovrebbero ritirare immediatamente tutte le accuse contro i giornalisti Wisdom Mdzungairi e Desmond Chingarande e consentire loro di lavorare liberamente».
Martedì 2 agosto, la polizia ha convocato Mdzungairi, caporedattore della società di media privata Alpha Media Holdings, e Chingarande, giornalista senior della società, a comparire per essere interrogato il giorno successivo.
Mercoledì mattina, Mdzungairi e Chingarande si sono presentati alla stazione di polizia centrale di Harare dove la polizia li ha trattenuti per circa tre ore e li ha accusati di aver trasmesso «dati falsi con l’intenzione di causare danni», ha spiegato il loro avvocato, Jeremiah Bamu, che ha parlato con CPJ.
Le autorità hanno rilasciato Mdzungairi e Chingarande solo dopo che Bamu ha assicurato agli ufficiali che sarebbero stati disponibili secondo necessità, hanno detto i tre al CPJ. Se condannati per aver diffuso informazioni false, ciascuno di loro potrebbe incorrere in una multa di 70.000 dollari dello Zimbabwe (194 dollari Usa) e fino a cinque anni di carcere.
«La polizia dello Zimbabwe deve ritirare le accuse spurie contro i giornalisti Wisdom Mdzungairi e Desmond Chingarande e garantire che le leggi sulla sicurezza informatica del paese non vengano abusate per censurare la stampa», ha affermato Angela Quintal, coordinatrice del programma Africa del CPJ, a Durban, in Sud Africa.

Angela Quintal

«Mdzungairi e Chingarande – ha aggiunto Quintal – sono gli ultimi membri della stampa ad essere presi di mira per l’accusa, un chiaro segnale che è aperta la stagione contro i giornalisti in vista delle elezioni del prossimo anno. Il governo deve fermare questa tendenza sul suo cammino».
Alpha Media Holdings possiede diversi giornali dello Zimbabwe tra cui News Day. La detenzione dei giornalisti era, infatti, collegata a un articolo del News Day del 16 dicembre 2021. Nel pezzo Chingarande si era interessato di un cimitero locale che sarebbe stato gestito senza l’approvazione del governo.
In una telefonata, il 28 luglio, la polizia aveva informato Chingarande che stavano indagando su di lui per presunte inesattezze in quel rapporto, senza specificare chi aveva sporto denuncia. (giornalistitalia.it)

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