“Persona dell’anno” di Time 2018 è accusata di diffamazione e rischia 6 anni di carcere

Bavaglio filippino: condannata Maria Ressa

George e Amal Cloney con la giornalista filippina Maria Ressa

MANILA (Filippine) – La giornalista filippina Maria Ressa, 56 anni, responsabile del sito di notizie “Rappler”, critico con il presidente Rodrigo Duterte, è stata riconosciuta colpevole, insieme all’ex ricercatore e scrittore Reynaldo Santos Jr., di diffamazione via Internet dal giudice Rainelda Estacio Montesa e rischia fino a sei anni di carcere. Il verdetto è appellabile.

Rodrigo Duterte

Ressa, che nel 2018 era stata dichiarata “persona dell’anno” dal Time, ha affermato che la sentenza è un duro colpo alla libertà di stampa e alla democrazia. Ma non si tratta di una sentenza inaspettata, ha aggiunto, chiedendo ai giornalisti di continuare a combattere.
«Vogliono che abbiate paura. Non abbiate paura – ha dichiarato –. Se non usate i vostri diritti, li perderete. Non dobbiamo permetterlo, combatteremo».
Le accuse di diffamazione riguardano un articolo pubblicato dal sito Internet nel maggio del 2012 che collegava l’imprenditore William Keng vicino al presidente filippino al traffico di droga e di esseri umani. Non era Ressa l’autrice dell’articolo, che è stato postato quattro mesi prima che entrasse in vigore la legge sulla diffamazione online nel settembre del 2012. La sentenza sollevò le critiche delle organizzazioni per i diritti umani e per la libertà di stampa, che la denunciarono come politicamente motivata.
Il giudice Montesa ha anche condannato Ressa e Santos al pagamento di 400mila pesos, l’equivalete di ottomila dollari per danni a William Keng. «Il diritto alla libertà di parola e di stampa – ha dichiarato il giudice – non può e non deve essere usato come scudo per non essere condannati. Non c’è alcuna limitazione alla libertà di parola e di stampa». Ma il sindacato nazionale dei giornalisti delle Filippine ha parlato di «un giorno nero non solo per l’indipendenza dei media filippini, ma anche per tutti i cittadini filippini. La sentenza uccide la libertà di parola e della stampa. Continueremo a contrastare qualsiasi tentativo di sopprimere le nostre libertà».(adnkronos)

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