Fnsi, Odg, Stampa Romana e i Cdr delle principali testate: “No al licenziamento collettivo”

Askanews: tutti al fianco dei colleghi

ROMA – Tutti al fianco dei giornalisti dell’Askanews dopo che l’azienda, in concordato preventivo, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo di 23 colleghi al termine della cassa integrazione concessa fino al 14 febbraio 2020.
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana esprime «piena solidarietà ai colleghi e li sosterrà in ogni sede per tutelare i posti di lavoro».
Anche il cdr di Agi esprime «piena solidarietà ai colleghi di Askanews e si unisce alle richieste di una ripresa immediata del confronto per scongiurare il licenziamento di 23 giornalisti annunciato dall’editore».
«Siamo profondamente preoccupati – interviene Carlo Verna, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti – per l’ennesima notizia che riguarda la perdita di posti di lavoro giornalistici e che costituisce un colpo al pluralismo, esprimo la piena solidarietà ai colleghi dell’Agenzia Askanews su cui incombono licenziamenti che, ci auguriamo, possano essere scongiurati».
«Inviteremo esponenti del Cdr dell’agenzia – prosegue Verna – ad intervenire al prossimo Consiglio nazionale dell’Ordine che si riunirà in via straordinaria il 13 e 14 novembre per affrontare le tematiche stringenti che riguardano il futuro della categoria».
«La scelta del management di Askanews di aprire la procedura di licenziamento collettivo per 23 colleghi (21 a Roma e 2 a Milano) non ci sorprende», attacca l’Associazione Stampa Romana, che  prosegue: «In questi anni l’unica strada percorsa dall’azienda è stata la compressione del costo del lavoro: prima con ripetuti ammortizzatori sociali e prepensionamenti, poi con una colpevole procedura concorsuale, infine con i licenziamenti avviati quando ancora nulla si sa del piano concordatario».

Luigi Abete

«Oggi assistiamo al paradosso – incalza Stampa Romana – di manager e azionisti che sembrano aver abdicato al controllo dell’azienda e che garantiscono la continuità con l’unica azione che hanno sempre e con ostinazione messo in campo: la riduzione dell’organico. In questo Abete segue le orme di tanti editori italiani capaci di fare cassa e impresa con i soldi pubblici e senza rischiare in proprio. Ma vista la committenza e il ruolo anche pubblico (per funzione, per storia, per commesse) che svolge Aska riteniamo che ci siano ancora margini di azione».
«Se dalle difficoltà si pensa di uscire – continua l’Assostampa – chiedendo il conto solo ai dipendenti, non c’è un secondo da perdere, non ci sono manfrine o minuetti da suonare. Si piantano le tende a Palazzo Chigi e si trova una soluzione. Stampa Romana nei giorni scorsi aveva già sollevato la questione Askanews al sottosegretario Martella. I licenziamenti sono l’ennesima prova del fallimento del sistema dei bandi e della necessità di superarlo con una visione organica costruita ad Askanews come in tutte le agenzie primarie sul valore professionale dei giornalisti e delle giornaliste e su una legge di sistema».
Anche i giornalisti di Famiglia Cristiana e degli altri periodici del gruppo San Paolo (Credere, Jesus, Maria con te) sono vicini ai colleghi dell’agenzia Askanews dopo l’annuncio dell’editore Luigi Abete di voler procedere a 23 licenziamenti, vale a dire un terzo della redazione.
«Nello stesso giorno, – scrive il Cdr dei Periodici San Paolo – il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, ha dichiarato 112 esuberi su 238 giornalisti per il gruppo de Il Giorno, Resto del Carlino, La Nazione e QN. Fino a quando i giornalisti saranno i soli a pagare la crisi dell’editoria e la cattiva gestione delle aziende editoriali? Fino a quando, come leggiamo anche in queste ore, la politica verserà lacrime di coccodrillo su quella che è un’emergenza che va avanti da anni dove si susseguono licenziamenti a raffica, aumentano i giornalisti precari e sottopagati e la qualità dell’informazione si abbassa pericolosamente con grave danno alla vita democratica del Paese? Mentre esprimiamo la nostra vicinanza e il nostro affetto ai colleghi di Askanews e di QN e alle loro famiglie, – prosegue il Cdr – auspichiamo che il governo si faccia carico sul serio della pesante crisi del settore salvaguardando anzitutto i posti di lavoro e le aziende editoriali si siedano al tavolo e affrontino la questione con ragionevolezza. La battaglia dei colleghi di Askanews e QN riguarda tutti noi, ma non è una rivendicazione dei giornalisti per i giornalisti: c’è in gioco qualcosa di più grande della difesa di una categoria, qualcosa che attiene alla qualità dell’informazione come pilastro democratico, alla possibilità di continuare a garantirla: l’informazione di qualità è un diritto non nostro ma dei cittadini, un diritto tutelato dall’articolo 21 della Costituzione, che abbiamo il dovere di salvaguardare, come in più occasioni ha ricordato pubblicamente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella».
Non si fa attendere la solidarietà del Cdr di Adnkronos che, insieme alla fiduciaria di Adnkronos Salute esprime «sconcerto per la decisione dell’editore di Askanews di aprire una procedura di licenziamento collettivo per 23 giornalisti (21 a Roma e 2 a Milano). A fronte di questa vicenda, e alla parallela, drammatica situazione della Poligrafici Editoriale sui cui giornalisti incombe un piano di tagli con 112 esuberi su 283 componenti l’organico, serve un’ampia mobilitazione della categoria e un intervento della politica nel quadro del mantenimento di una indispensabile pluralità di voci informative. Piena solidarietà ai colleghi di Askanews e Poligrafici editoriale, auspicando un fattivo confronto con i rispettivi editori per scongiurare i licenziamenti».
Piena solidarietà ai giornalisti Askanews anche dai Cdr di Tg5, Radiocor Plus, Repubblica, Corriere della Sera, Left, Il Sole 24 Ore, Il Manifesto. (giornalistitalia.it)

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