1 anno e 4 mesi di carcere per l’esponente del clan barese: lesioni all’inviata del Tg1

Aggredì Maria Grazia Mazzola, Laera condannata

Maria Grazia Mazzola

ROMA – «Il giudice ristabilisce la verità. Dopo tre anni dall’aggressione mafiosa subita da Maria Grazia Mazzola inviata speciale del Tg1, il giudice del Tribunale di Bari, Giovanni Anglana, ha condannato a 1 anno e 4 mesi di reclusione Monica Laera, esponente del clan Strisciuglio di Bari, per i reati di lesioni e minacce in continuità aggravate dal metodo mafioso». L’episodio risale al 9 febbraio 2018 quando Maria Grazia Mazzola, nell’ambito di un’inchiesta per l’approfondimento della testata, poneva domande per strada sul suolo pubblico, sul figlio di due boss, Monica Laera, condannata già in Cassazione per 416 bis, e Lorenzo Caldarola, in carcere, condannato per lo stesso reato.

Carlo Verna

«Questa sentenza – commenta il presidente del consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna – conferma che i giornalisti italiani non si arrendono davanti al tentativo di far tacere con la violenza fisica e con la minaccia  la voce di chi garantisce ai cittadini un diritto sancito dalla Costituzione. Non ci sono territori dove ciò possa avvenire impunemente. Saremo sempre a fianco dei colleghi  e delle colleghe che le subiscono».
«Il giudice ha ristabilito la verità. Riconosciute – spiega Stampa Romana – anche le richieste di parte civile, tra cui Stampa Romana, Ordine Nazionale dei Giornalisti, Libera e Comune di Bari. Non è accettabile che una cronista venga aggredita per strada e subisca lesioni permanenti, con minacce di morte. E la libera informazione non può subire ostacoli né ci sono zone del paese off limits. Questa decisione rilancia anche il tema di ottenere maggiori tutele normative per i cronisti».
«Con questa sentenza – aggiunge Maria Grazia Mazzola – hanno vinto i giornalisti italiani, ho vinto perché il giudice ha ristabilito la verità».
Anche il sindaco Antonio Decaro ha espresso “soddisfazione” per la condanna di Monica Laera. «La condanna per lesioni e minacce con l’aggravante del metodo mafioso – commenta Decaro – riconosce la brutalità dell’aggressione subita da Maria Grazia Mazzola mentre svolgeva il suo lavoro. Il Comune, nel costituirsi parte civile con gli avvocati civici Biancalaura Capruzzi e Camilla Caporusso, ha voluto sin da subito condannare con fermezza quest’atto violento chiaramente riconducibile a logiche di supremazia e controllo del territorio proprie dei clan criminali. A Maria Grazia Mazzola, che con coraggio ha denunciato l’accaduto, giunga l’abbraccio dell’intera città e la solidarietà di tutti i baresi che come lei non si sono mai arresi davanti a queste logiche. L’informazione, il diritto alla cronaca e il lavoro di denuncia nella nostra città – conclude – sono un diritto sacrosanto da difendere in tutte le circostanze».  (giornalistitalia.it)

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