Ha portato i valori della sua incrollabile fede nei luoghi più tribolati del mondo

Addio al giornalista missionario Pietro Gheddo

Don Pietro Gheddo

Padre Pietro Gheddo

CESANO BOSCONE (Milano) – Il suo ultimo libro (un’autobiografia) – “Inviato speciale ai confini della fede” – è stato presentato alla fine dell’anno scorso, ma lui non aveva potuto partecipare alla manifestazione e si era accontentato di mandare un messaggio scritto. Adesso, si è fermato il cuore di Pietro Gheddo, giornalista e patriarca dei preti missionari. Era di Tronzano, nel cuore del vercellese, dove le risaie s’inseguono a perdita d’occhio. E da quattro anni era ospite della casa di cura diocesana milanese di Cesano Boscone.
Gheddo era conosciuto per aver visitato i luoghi più tribolati del mondo dove aveva portato i valori della sua fede incrollabile e dai quali aveva tratto le notizie per scrivere reportage da manuale.
È stato il primo a denunciare gli orrori dei Kmer rossi nella giungla cambogiana e ha patrocinato una campagna per boicottare le olimpiadi cinesi al fine di sostenere la causa della Birmania, sotto il tallone dei militari.
Ha diretto a lungo le riviste “Mondo” e “Missione”, capaci di proporre pagine di autentico giornalismo. È stato il fondatore dell’agenzia di stampa “AsiaNews” che ha consentito di proporre informazioni da luoghi che altrimenti sarebbero rimasti un puntino trascurabile sulla carta geografica. Ha pubblicato centinaia di aritcoli per “Avvenire” e “Il Giornale” su proposta di Indro ontanelli in persona.
La sua attività missionaria (di tutto rispetto) si è accompagnata al desiderio di raccontare quanto gli stava accadendo intorno nell’esercizio della sua missione. A sua firma sono stati pubblicati un centinaio di titoli che rappresentano un punto di vista alternativo e autorevole di politica sociale. Come dimenticare “Cambogia. Rivoluzione senza amore”, “Il difficile cammino dell’India”, “Popoli ricchi e popoli affamati” o “Il risveglio della gente di colore”?
Eppure quando parlava della sua produzione letteraria amava citare “Il testamento del capitano” perché l’ufficiale di cui parlava era sua padre Giovanni. In occasione del secondo conflitto mondiale era stato destinato ad accompagnare i reparti in Russia. Al momento della ritirata aveva preferito restare in ospedale per confortare i feriti intrasportabili. Per questo è stato insignito con medaglia d’oro al valore militare e per questo è in corso il processo canonico per la sua beatificazione. Il giornalista missionario Piero Gheddo aveva avuto un esempio cui tenere dietro. (giornalistitalia.it)

Riccardo Del Boca

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