I suoi scatti sono esposti nei più grandi musei del mondo. Ha immortalato la California

Addio ad Henry Wessel jr, il fotografo “topografo”

Henry Wessel Jr. Albuquerque, New Mexico 1968

LOS ANGELES (Usa) – Il fotografo statunitense Henry Wessel jr., celebre autore di reportage dedicati alla vita in California, con scatti in bianco e nero traboccanti di luce e umore, è morto nella sua casa di Point Richmond, in California, all’età di 76 anni, in seguito ad un tumore ai polmoni. L’annuncio della scomparsa,  avvenuta giovedì scorso, è stato dato oggi da un portavoce della famiglia.
Wessel è stato uno dei capofila del movimento dei cosiddetti “New Topographics”, che alla metà degli anni ‘70 proposero una nuova prospettiva della fotografia paesaggistica mettendo a fuoco la documentazione oggettiva dei luoghi. Con le sue fotografie Wessel, dal taglio preciso e nitido, ha raccontato per quasi mezzo secolo la vita  quotidiana nella parte ovest degli Usa, diventando uno dei fotografici “minimalisti” di culto tra i cosiddetti “nuovi topografi”.

Henry Wessel jr

Nella primavera del 1975 si verificò un “evento artistico” destinato a mettere in crisi tutte le precedenti letture delle relazioni intercorrenti fra il paesaggio e la sua rappresentazione attraverso il mezzo fotografico.
A Rochester, presso l’International Museum of Photography, venne organizzata la mostra “New Topographics – Photographs of a Man-Altere Landscape”, dove espostero insieme a Wessel, Robert Adams, Lewis Baltz, Bernd ed Hilda Becher, Joe Deal, Frank Gohlke, Nicholas Nixon, John Schott e Stephen Shore.
Nato il 28 luglio 1942 a Teaneck, nel New Jersey, Wessel studiò arte e fotografia alla Pennsylvania State University e alla  State University of New York di Buffalo. In seguito si trasferì a San Francisco, iniziando a viaggiare per la California e gli altri stati occidentali documentando con la sua Leica 35mm la semplice vita quotidiana degli americani, in luoghi comuni e mai spettacolari.
La sua prima mostra personale è stata curata da John Szarkowski al Museum of Modern Art di New York nel 1972. Tre anni dopo Wessel fu uno dei dieci fotografi inclusi nella influente mostra “New Topographics”.
I suoi lavori sono stati esposti, in seguito, in musei di tutto il mondo, tra i quali la Tate Modern e il Victoria and Albert Museum di Londra, il J. Paul Getty Museum e il Museum of Contemporary Art di Los Angeles e il San Francisco Museum of Modern Art. Wessel era professore emerito del San Francisco Art Institute, dove ha insegnato arte fotografica dal 1973 al 2014.

Henry Wessel, Hollywood, California, 1972

I “Nuovi Topografi” attuavano un approccio fotografico che non voleva, deliberatamente, avere pretese artistiche e si poneva in aperto contrasto con la visione popolare della “wilderness” di Ansel Adams.
Henry Wessel, in particolare, sceglieva pose fotografiche precise e oggettive per evidenziare il soggetto, ritraendolo con precisione e valorizzandone le caratteristiche. Inoltre amava fotografare indistintamente persone o luoghi utilizzando il medesimo taglio fotografico volutamente distaccato e freddo, mascherando tuttavia una sapiente scelta a priori dell’inquadratura voluta. I soggetti, infatti, sono sobri, distinti e mai esasperati. (adnkronos)

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