Nella vita del celebre linguista, scomparso a 84 anni, anche una parte giornalistica

Addio a Tullio De Mauro, paladino dell’italiano

Tullio De Mauro

Tullio De Mauro

ROMA – È morto nella sua casa di Roma Tullio De Mauro. Il celebre linguista e docente universitario, che era stato ministro dell’Istruzione del governo Amato dal 2000 al 2001, aveva 84 anni. Dal 2007 dirigeva la Fondazione Bellonci e presiedeva il comitato direttivo del Premio Strega.
Fu linguista rinnovatore degli studi fin dal suo libro di esordio, “Storia linguistica dell’Italia unita” (Laterza, 1963), passando per “Guida all’uso delle parole” (Editori Riuniti, 1980), volumetto che fece epoca perché segnalava l’italiano di base e quello più frequente dei parlanti, fino al “Grande dizionario italiano dell’uso” (8 volumi, Utet, 1999-2007); docente universitario, fino alla nomina a professore emerito di linguistica generale a La Sapienza di Roma; accademico dei Lincei e della Crusca; ministro della Pubblica istruzione (2000-2001); ma anche intellettuale militante e organizzatore culturale, come testimonia la sua presidenza della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e la sua presidenza del comitato direttivo del Premio Strega. (adnkronos)

DE MAURO: UNA VITA CONTRO ANALFABETISMO E IGNORANZA

ROMA – Una vita spesa a lottare contro l’analfabetismo, specie quello cosiddetto “di ritorno”, più insidioso e difficile da contrastare rispetto a quello in origine. Sostenendo per l’ennesima volta in un’intervista del marzo scorso che “purtroppo l’analfabetismo è oggettivamente un instrumentum regni, un mezzo eccellente per attrarre e sedurre molte persone con corbellerie e mistificazioni”.
Per il linguista scomparso oggi solo meno di un terzo della popolazione italiana avrebbe i livelli di comprensione della scrittura e del calcolo necessari per orientarsi nella vita di una società come l’attuale. Un’esistenza, la sua, che ha significato anche convivere con il dolore per la morte del fratello Mauro, giornalista de l’Ora di Palermo rapito e ucciso dalla mafia nel settembre 1970, ucciso perché arrivato a scoprire scomode verità sul legame tra consorterie criminali e politica.
Tullio De Mauro è stato questo, non solo un linguista e non solo ministro dell’Istruzione dal 25 aprile 2000 all’11 giugno 2001 nel Governo Amato II e rappresentando in questo caso forse una rarità nella politica italiana per la sintonia tra professione e ruolo istituzionale.
Nato a Torre Annunziata il 31 marzo 1932, frequentò il liceo classico statale “Giulio Cesare” di Roma. Nel 1951 l’adesione al Partito Liberale Italiano per favorirne la sinistra interna legata alla rivista Il Mondo. Ha insegnato a vario titolo in diverse università italiane (Napoli “L’Orientale”, Palermo, Chieti, Salerno) dal 1957, e poi come professore di prima fascia dal 1967.
Ha insegnato Linguistica generale e ha diretto il Dipartimento di Scienze del Linguaggio nella Facoltà di Lettere e Filosofia e successivamente il Dipartimento di Studi Filologici Linguistici e Letterari nella Facolta’ di Scienze Umanistiche della Sapienza di Roma. E qui va sottolineato che fu proprio De Mauro, assieme ad Alberto Asor Rosa, a contribuire a fondare questa facoltà. Nel suo percorso professionale anche la traduzione del Corso di linguistica generale (Cours de linguistique generale) di Ferdinand de Saussure che, insieme con alcuni autori strutturalisti, ha avuto una certa influenza sul suo pensiero.
Ha presieduto la Società di Linguistica Italiana (1969-73) e la Società di Filosofia del Linguaggio (1995-97). Nel giugno 1971 ha sottoscritto la lettera aperta pubblicata sul settimanale L’Espresso sul caso Pinelli. Nell’ottobre dello stesso anno ha firmato l’Autodenuncia di solidarietà a Lotta Continua.
Sul fronte dell’impegno politico, nel 1975 è stato eletto al Consiglio Regionale del Lazio nelle liste del PCI, e l’anno dopo nominato assessore alla Cultura, incarico che terrà fino al 1978. Nel novembre 2006 ha contribuito alla fondazione dell’associazione Senso Comune per un progetto di dizionario informatico, di cui è stato presidente.
È stato socio ordinario dell’Accademia della Crusca. Inoltre, ha diretto la Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e presieduto il comitato direttivo del Premio Strega. Dal 2001 al 2010 ha presieduto Mondo digitale, fondazione del Comune di Roma, da cui è stato rimosso nel giugno 2010 dalla giunta Alemanno: motivazione ufficiale l’età anagrafica, ma De Mauro parlò di ragioni ideologiche.
C’è stata anche una parte giornalistica nel percorso di Tullio De Mauro. Ha collaborato infatti per anni a giornali e settimanali: Il Mondo, Paese Sera, L’Espresso. Ha saltuariamente collaborato con L’Unità, La Stampa, La Repubblica, Il manifesto, Il Sole 24 Ore, Il Mattino e regolarmente con Internazionale con le rubriche “La parola”, dal 2006, e “Scuole” dal 2008.
A proposito della rivista Internazionale, il direttore è Giovanni De Mauro, suo figlio. Tra il 1960 e il 1973 ha collaborato a trasmissioni radiofoniche e televisive Rai, con cui riprese a collaborare nel periodo 1997-2000. Dal 1978 ha collaborato a cicli di trasmissioni radio e televisive della RTSI (Radiotelevisione della Svizzera Italiana).
Diverse le lauree “honoris causa” ricevute: nel 1999 è stato nominato “doctor philosophiae et litterarum honoris causa” dall’Università Cattolica di Lovanio; nel 2005 “doctor honoris causa” dall’ENS (Ecole Normale Superieure); l’1 aprile 2008 la Waseda University di Tokyo lo ha nominato “doctor honoris causa” in Lettere; il 27 febbraio 2009 l’Università di Bucarest lo ha nominato “doctor honoris causa”.
L’ultima gli è stata conferita il 10 novembre 2010 dalla Sorbonne Nouvelle. Per tanti anni De Mauro ha raccolto dati sull’analfabetismo strumentale, vale a dire la totale incapacità di decifrare uno scritto, e su quello funzionale, cioè l’incapacità di passare dalla decifrazione e lettura alla comprensione di un testo anche semplice, provando a richiamare l’attenzione generale sugli effetti che l’analfabetismo può avere, anzi senz’altro ha, sulle vicende linguistiche e quindi sociali in Italia. Un lavoro certosino di raccolta dati fatto tenendo conto anche di ricerche condotte all’estero, specie ad opera di Statistics Canada (il centro statistico nazionale canadese) che ha promosso accurate indagini comparative e osservative su estesi campioni statistici delle popolazioni per determinare i gradi di analfabetismo nei diversi Paesi del mondo.
Nel 2014 si concluse la terza indagine comparativa internazionale gestita dall’OCSE, il Programme for International Assessment of Adult Competencies, e per quasi trenta Paesi, tra cui l’Italia, vennero definiti cinque livelli di alfabetizzazione in literacy e numeracy delle popolazioni in età di lavoro (16-65 anni), dal livello minimo di analfabetismo strumentale totale, a un secondo livello quasi minimo e comunque insufficiente alla comprensione e scrittura di un breve testo, ai successivi tre gradi di crescente capacità di comprensione e scrittura di testi, calcoli, grafici.
Per De Mauro, in Italia e in Spagna il 70% della popolazione in età di lavoro si collocava sotto i due primi livelli. Soltanto un po’ meno di un terzo della popolazione aveva quei livelli di comprensione della scrittura e del calcolo dal terzo livello in su, considerati necessari per orientarsi nella vita di una società moderna. (Enzo Castellano/agi)

 

 

 

 

 

 

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