“Pazzo sognatore, pioniere avventuroso, coltivava un valore difficile da gestire: la libertà”

Addio a Franco Iannuzzi, papà di Rete Kalabria

Franco Iannuzzi (foto di Franco Grillo)

CASTROVILLARI (Cosenza) – Si è spento a Castrovillari, dove da tempo si era ritirato, Franco Iannuzzi. Possedeva una dote che solo in pochi possono vantare: una genialità che confinava con la follia e che i “normali”, i benpensanti, non potevano che giudicare come incoscienza… ed invece era visione alta, capacità di andare oltre, là dove i “normali” non sanno e non possono arrivare.
Coltivava un valore difficile da gestire, perché ne aveva una tale consapevolezza da difenderla per se stesso, senza mai intaccare quella degli altri: la libertà!
Uomo libero che sapeva rispettare la libertà degli altri. Uomo dalle idee fulminee e sorprendenti. Imprenditore illuminato, editore ideale per chi crede nella libertà che l’informazione deve perseguire sempre, ad ogni costo.
Era, innanzitutto, questo Franco Iannuzzi, il fondatore di Rete Calabria, che si è spento a Castrovillari, il suo buen retiro quando aveva capito che il suo compito a Vibo Valentia (e nell’emittenza calabrese) era terminato e la sua creatura aveva concluso la sua parabola in nome di una libertà di informazione, ormai difficile da difendere, perché sempre meno rispettata, sempre più vilipesa e perché… “tengo famiglia” e il compromesso non è peccato!
Per Franco no. Era peccato. La libertà non poteva essere un bene negoziabile. La sua, e quella di chi con lui lavorava (perché si lavorava con lui, non per lui!): mai una volta che abbia imposto un suo indirizzo di pensiero, mai una volta che abbia provato ad incidere sul mio lavoro di giornalista, sul mio e sul quello degli altri che collaboravano a Rete Kalabria.
L’elemento distintivo era tutto lì, in quella K! Quella K era tutto: era differenza, era provocazione, era distacco dalla normalità. Quella K era “altro”!
Da qui, da quella K, con cui ribattezzava la terra da lui amata, nomando così la sua TV, partiva una rivoluzione che per decenni rappresentò il punto di riferimento per un territorio, conquistando una popolarità genuina e ruspante, la copia esatta di quello che lui era nella sua quotidianità.
Un tecnico innanzitutto, preparato ed esperto che come tale aveva vissuto in prima persona la nascita dell’emittenza privata in Italia, stando al fianco di un altro grande pioniere dell’emittenza calabrese come Tony Boemi. Franco Iannuzzi era uno spirito libero, un indipendente per natura, seppur rispettoso delle amicizie e delle gerarchie, un controsenso solo apparente per chi non comprende come la vera libertà di ciascuno di noi si realizza solo rispettando quella degli altri e riconoscendone ruoli e competenze.
Mentalità imprenditoriale, con una visione sempre un passo avanti, diede inizio ad un’avventura straordinaria che cambiò il volto dell’informazione a Vibo Valentia.
Nel 1987 in via Carulli, in quelli che erano stati gli studi di Tele 2000, operativa dal 1977 al 1983, diede vita, voce e video all’informazione popolare, che guardava alla gente e parlava il suo linguaggio, dava voce e spazio a chi aveva reale bisogno di farsi sentire.
Non più un’informazione paludata (ed anche un po’ snob); non più linguaggio aulico e discorsi sui grandi sistemi e l’universo mondo. Finalmente, una televisione che apriva il mondo al popolare, al semplice, alla verità edulcorata dai sofismi: il frac sostituito con i jeans… e l’eleganza dell’informazione non era più quella altezzosa e selettiva, ma semplice, ordinaria, inclusiva. I più umili vi si riconoscevano, vi si rivolgevano e finalmente trovavano spazio, avevano voce. E sentivano di essere rappresentati, non come fosse una concessione, ma perché era un loro diritto.
E quella K che sanciva la diversità, il cambio di passo. Rete Kalabria. RK era un simbolo, elemento distintivo di un certo modo di fare informazione televisiva
L’intuizione di Franco Iannuzzi era di una semplicità disarmante: la tv locale deve essere locale, deve dare voce e rappresentanza a quella periferia altrimenti sconosciuta ai grandi network nazionali ed ancora di più alla cosiddetta “Tv di Stato”. E deve essere locale in quello che fa e che dice, in quello che racconta, che testimonia e che… denuncia.
Denuncia, sì. Senza preoccuparsi dei rischi, schierandosi dalla parte della gente e… chisseneimporta dei potenti! Che irriverente, che incosciente, Franco Iannuzzi!
Ma ha rischiato sempre in prima persona. Ne subiva le conseguenze, soffrendone, ma sempre presentandosi col suo sorriso sornione, da timido. Ma quanto era forte! Affrontava i rischi e le difficoltà senza mai abbattersi, senza arrendersi, convinto che il suo sogno poteva realizzarsi.
Incontrarci, condividere queste incoscienze, fu inevitabile, ovvio!
E fu una boccata d’ossigeno! Quanto e come lui, irriverente nel voler fare un’informazione libera da condizionamenti, il rapporto appena nato tra noi divenne amicizia sincera, complicità… follia!
Visse quegli anni di Rete Kalabria in maniera totalizzante. Il suo fu un impegno monacale. Ebbe la fortuna di avere al fianco una famiglia che comprese e lo lasciò fare; di più, lo sostenne negli immani sacrifici fino al punto da lasciarsi “corrompere”. Sono nati così i suoi figli operatori di ripresa di grande professionalità (Nadia, la più estrosa ed un po’ artista e ribelle; Gabriele, professionale ed affidabile, Giuseppe, il cui valore è apprezzato ed i cui risultati sono ancora oggi un crescendo di successi), e Cristina la sua figlia giornalista, conoscitrice dell’informazione televisiva da tutti apprezzata.
Rete Kalabria divenne una fucina di nuovi giornalisti, il cui futuro è oggi un presente concreto. Prima sotto la guida di un direttore come Antonio Preta, il cui connubio fu a tratti fraternità, cameratismo, solidarietà, condivisione. Poi, accadde a me assumere l’onore di questa direzione.
Periodi indimenticabili, in cui si costruiva un’informazione concepita in modo diverso, in cui le persone si riconoscevano ed intanto era pure “palestra” di nuovi talenti, di tanti giovani e professionisti che in Rete Kalabria trovavano lo spazio per esprimersi.
Fu così che Rete Kalabria, per la sua storia e la qualità del suo lavoro, divenne tra le prime 10 emittenti televisive della Calabria. Fu a questo punto, che Franco Iannuzzi, con quel senso del realismo che non lo abbandonava nemmeno durante i periodi più visionari e pionieristici, si rese conto che il suo compito era concluso. Con l’umiltà che mai l’abbandonò, anche nei momenti in cui il successo della sua creatura – Rete Kalabria – era al massimo, seppe farsi da parte senza rumore, senza rancore.
L’ingratitudine, che appartiene a questo mondo, ha impedito che gli fossero tributati i riconoscimenti che meritava. Eppure, non credo che se ne sia mai lamentato: era nel suo carattere.
A noi, che gli siamo grati per quello che ha fatto e per essere riuscito a costruire il luogo in cui ci siamo forgiati, rimane il ricordo di un uomo dalle grande idee, innovative e lungimiranti… che realizzò il suo sogno divenuto, anche, di molti altri come noi che non dimentichiamo e – profondamente commossi e addolorati –  porgiamo un ultimo deferente saluto.
Addio Franco, pazzo sognatore, pioniere avventuroso, caro amico! (Maurizio Bonanno – vivi-city.it)

Alla moglie di Franco Iannuzzi, Marisa, e ai figli Nadia, Gabriele, Giuseppe, Cristina e Valentina, il commosso abbraccio del Direttore e della Redazione di Giornalisti Italia.
Le esequie si terranno domani, martedì 23 marzo, alle 10.30, nella chiesa di San Francesco a Castrovillari. (giornalistitalia.it)

 

Un commento

  1. Rosalba Iannuzzi

    Grazie a Maurizio Bonanno per il magnifico editoriale pubblicato per mio fratello ❤

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