In un bosco del Varesotto la tragica fine del cronista del Manifesto. Aveva 42 anni

Il giornalista Giorgio Salvetti ha deciso di morire

Giorgio Salvetti

Giorgio Salvetti

CASTELLO CABIAGLIO (Varese) – Il giornalista Giorgio Salvetti ha deciso di lasciarci. Lo ha fatto impiccandosi all’albero di un bosco adiacente la strada provinciale per Orino, tra Cuvio e Castello Cabiaglio, in provincia di Varese, la città nella quale era nato ed aveva vissuto prima di trasferirsi a Milano. Lavorava al quotidiano “Il manifesto”.
A notarlo è stato un passante, mercoledì scorso verso le ore 13, che ha subito allertato i carabinieri di Cuvio, intervenuti assieme ad un‘ambulanza e all’elisoccorso. Ma era, ormai, troppo tardi. Appena il giorno prima, il 26 agosto, Giorgio aveva compiuto 42 anni.
“Una noti­zia che non avremmo mai voluto sen­tire. Gior­gio Sal­vetti, redat­tore di que­sto gior­nale, si è tolto la vita. Lo ha fatto in pieno giorno, il 27 ago­sto, il giorno dopo il suo com­pleanno, in un momento di appa­rente nor­ma­lità di affetti e di pensieri”. Il collettivo del quotidiano “Il manifesto” annuncia, così, la tragica morte del giornalista.
“Abbiamo saputo della morte di Gior­gio – ricordano i colleghi – nella tarda serata di mercoledì. Scon­volti e atto­niti a stento siamo riu­sciti a chiu­dere il gior­nale in tipo­gra­fia. Nella lunga e tra­va­gliata sto­ria del col­let­tivo, è stata forse la gior­nata peg­giore. Lo ave­vamo sen­tito per il suo com­pleanno e da Roma ave­vamo con­cor­dato il lavoro dei pros­simi giorni come d’abitudine”.
“Se ne va a 42 anni – ricorda il collettivo – in silen­zio, fermo, sereno e dolce com’è sem­pre stato. Capace di dare tanto a chi gli stava vicino. Con la sua pas­sione nella difesa degli ultimi, la sua indi­gna­zione per le male­fatte dei potenti, il suo rispetto pro­fondo per la libertà, il suo rigore nell’avere man­te­nuto l’impegno poli­tico e pro­fes­sio­nale con la nuova coo­pe­ra­tiva de «il mani­fe­sto». Un gio­vane, un uomo, su cui pun­tare per il nostro dif­fi­cile futuro”.
Nato a Varese il 26 agosto 1972, Giorgio Salvetti era giornalista professionista iscritto all’Ordine della Lombardia dal 2 marzo 2006. Aveva scritto il suo primo arti­colo il 2 ago­sto del 2000, inti­to­lato «Sac­chi a pelo con­tro l’imperialismo».
Con Luca Fazio, al quale era legato da un’amicizia e da un soda­li­zio poli­tico ven­ten­nale, “era non solo – ricorda ancora il manifesto – la nostra reda­zione di Milano e del nord, ma nel rior­dino e divi­sione delle fati­che gior­na­liere, il cro­ni­sta e l’intervistatore delle pagine poli­ti­che e sociali. Gene­roso, dut­tile e curioso, di ele­vata cul­tura e di scarso nar­ci­si­smo, Gior­gio avrebbe potuto scri­vere — e scri­veva — di molti e sva­riati argo­menti. A comin­ciare dalla sua pas­sione musi­cale, il reggae”.
Sue le ultime inda­gini sull’Expo, le inter­vi­ste a Ste­fano Rodotà e al sin­daco Pisa­pia. Nella pro­fes­sione di una scrit­tura mai sciatta, sem­pre appro­fon­dita, “alla mani­fe­sto”, anche — come inse­gnava Luigi Pin­tor — per una noti­zia breve di 30 o 40 righe.
Crea­tivo e attento alle nuove cul­ture e forme di aggre­ga­zione, il giorno prima di lasciarci aveva scritto un arti­colo duro e tri­ste sull’ennesimo sgom­bero di un cen­tro sociale, il Lam­bretta, pieno di delu­sione verso l’amministrazione di sini­stra.
“Ora – non si danno pace i colleghi – c’è il rimorso di non averlo capito, di non aver saputo soste­nerlo, forse di non averlo cono­sciuto fino in fondo. Que­sto è quello che ci addo­lora di più, anche nella con­sa­pe­vo­lezza di un per­corso comune.
Ma ora ci piace ricor­dare Gior­gio Sal­vetti alle­gro, men­tre a una ini­zia­tiva con­vo­cata per l’ennesima e deci­siva rac­colta di fondi per il mani­fe­sto in una libre­ria di Milano, suona con impe­gno melo­die sin­fo­ni­che e svi­sando jazz su un pia­no­forte malan­dato che solo la sua voglia di farci felici aveva ri-accordato. Ecco, lui accor­dava gli istanti e le per­sone con la sua pro­fon­dità e dol­cezza. Addio Giorgio”.
La reda­zione e tutto il col­let­tivo del «mani­fe­sto» si stringe attorno alla fami­glia, agli amici e ai com­pa­gni di Gior­gio Sal­vetti. A chi lo ha amato o solo conosciuto. “Un abbrac­cio par­ti­co­lare, for­tis­simo”, i colleghi del manifesto lo mandano alla sua com­pa­gna Karen Fan­toni, a sua madre Maria Enrica Tet­ta­manti, a suo padre Guido e a Bianca, a Luca Fazio, col­lega e amico di una vita.
I fune­rali di Gior­gio si svol­ge­ranno lunedì 1 settembre, alle ore 14.15, nella Sala Commiato del cimitero di Giubiano, a Varese.

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