Il presidente del Parlamento Europeo sollecita la liberazione di Gabriele Del Grande

Tajani: “Il bavaglio allontana la Turchia dalla Ue”

Gabriele Del Grande

Gabriele Del Grande

Antonio Tajani

Antonio Tajani

MILANO – Su Gabriele Del Grande, giornalista e regista italiano detenuto in Turchia “il Parlamento europeo ha fatto sentire forte la sua voce”, secondo Antonio Tajani, neoeletto presidente dell’assemblea comunitaria, che si augura che questi “interventi possano accelerare i tempi della liberazione”.
Tajani ne ha parlato oggi con i giornalisti a margine di un evento a chi ha partecipato a Tempo di Libri. “Ci sono altri 200 giornalisti detenuti nelle carceri turche. Mettere un bavaglio ai giornalisti e metterli dietro alle sbarre non è un passo nella direzione dell’adesione della Turchia all’Unione Europea”, ha spiegato, aggiungendo che è un “dovere” delle istituzioni Ue quello di “difendere i nostri valori al di là dei confini”. Preoccupante anche “un’eventuale reintroduzione della pena di morte in Turchia, che bloccherebbe immediatamente qualunque tipo di negoziato”. Tuttavia, la linea deve essere quella di “continuare a collaborare sul fronte della lotta al terrorismo, perché la Turchia è fortemente impegnata contro l’Isis ed è determinante per fermare i flussi migratori dal Medio oriente verso l’Europa”.
La sintesi tracciata da Tajani è quella di avere “accordi politici nella lotta al terrorismo e contro l’immigrazione clandestina”, ma senza “rinunciare ai valori in cui noi ci riconosciamo, perché la difesa della libertà è il principio fondante dell’Unione europea e non verrà mai messa in secondo piano”.
Tajani ha denunciato, inoltre, che per arginare il terrorismo “serve collaborazione anche con paesi extra europei, ponendo grande attenzione ai Balcani perché possono diventare una polveriera, dal momento che molti foreign fighters scappano da Raqqa e da Mosul e arrivano nei Balcan”.
Approfondendo il tema, Tajani ha auspicato un coordinamento fra gli 007 dei paesi Ue: “Serve maggiore cooperazione fra l’intelligence, forse servirebbe un coordinamento di intelligence europea, una sorta di Cia comunitaria che possa mettere insieme tutti dati”. Per i terroristi, infatti, “le frontiere non esistono e non devono esistere nemmeno per chi combatte il terrorismo”.
Quindi ha concluso: “Naturalmente serve molta prevenzione e si dovrà fare di più in Belgio e in Francia. Soprattutto quando si arresta qualcuno non bisogna farlo tornare in libertà”. (agi)

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