“La verità non è la piattaforma Rousseau. Ci penserà lui a pagare gli stipendi?”

Tajani: “Così Di Maio uccide il giornalismo”

Da sinistra: Antonio Tajani e Luigi Di Maio

BRUXELLES (Belgio) – “La verità non è la piattaforma Rousseau. Noi dobbiamo dare delle regole alle piattaforme”. Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo, torna alla carica, a margine di un incontro a Bruxelles con il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, contro il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, che ha promesso che l’Italia farà tutto il possibile per evitare di trasporre nella legislazione nazionale la direttiva in gestazione sul copyright.
“Le piattaforme – aggiunge – possono lavorare, ma debbono pagare le tasse come tutti gli altri ed essere sottoposte a regole, come tutti gli altri, siano essi giornali, televisioni, imprese”.
“Non ho parlato con il Governo – continua Tajani – perché non tocca al Governo legiferare. È il Parlamento italiano deve recepire le norme comunitarie. È una norma che verrà approvata dal Parlamento, che va nella direzione della libertà di tutti gli autori. Vorrei chiedere al vice primo ministro italiano come intende garantire gli stipendi dei giornalisti e di tutti coloro che lavorano nell’industria che produce film, che produce opere, se tutti questi prodotti vengono diffusi gratuitamente”.
“Chi se ne occupa? Il vice primo ministro? Offre lui? Con il suo stipendio – prosegue Tajani – paga lo stipendio a tutte le persone che perderanno il lavoro? Quando si parla bisogna conoscere le cose. E quando si dice di voler difendere la libertà, bisogna lavorare non per conculcare la libertà, perché così si conculca la libertà di stampa, si uccide la voce dei giornalisti, perché si mettono le piattaforme in condizione di utilizzare tutti i tipi di informazione, comprese le fake news”.
“Perché – prosegue Tajani – questa liberalizzazione senza regole ucciderà non soltanto l’identità culturale europea: saremo invasi dalla cultura americana e da quella cinese. E non si può dire difendiamo il made in Italy … è una contraddizione in termini: significa uccidere il made in Italy, uccidere tutta la produzione e la stampa italiane. Io come giornalista sono indignato di fronte a queste posizioni”.
“E come presidente del Parlamento – aggiunge Tajani – difendo la posizione del Parlamento, perché è una norma equilibrata, quella che è stata approvata in Commissione, che va nella direzione della tutela della libertà, della democrazia, del diritto di informazione, della tutela delle imprese e della concorrenza. Schierarsi dalla parte delle grandi piattaforme americane e cinesi, che non pagano tasse, non creano posti di lavoro e portano tutti i loro soldi in America e in Cina è un clamoroso errore”.
“Mi auguro – continua il presidente del Parlamento europeo – che il mio Paese non compia una scelta del genere, perché sarebbe gravissima e avrebbe conseguenze deleterie per la libertà di stampa, la libertà di informazione e l’identità culturale europea. Io non intendo essere omologato a culture extraeuropee. Ieri abbiamo ascoltato tanti protagonisti della cultura europea, che hanno difeso anche la tutela del diritto di autore. È una norma fondamentale di garanzia e di libertà. Non può essere conculcata la libertà e – taglia corto Tajani – deve essere rispettato il lavoro di chi ha una produzione intellettuale”. (adnkronos)

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