Il portavoce di Putin: ““E’ inaccettabile usare scappatoie nella legge per i media”

La Russia vuole bloccare Twitter e Facebook

E Pave Durov, lo Zuckerberg russo, fugge in Occidente

E Pavel Durov, lo Zuckerberg russo, fugge in Occidente: in Russia teme di non poter più lavorare

MOSCA (Russia) – Twitter e Facebook a rischio blocco in Russia. Sinora sembrava un bla-bla dei burocrati, ma, dopo le ultime parole del portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitri Peskov, la possibilità diventa quasi una certezza e persino lo specchio di uno scontro tra poteri.
“E’ inaccettabile usare scappatoie nella legge per i media”, ha detto Peskov.
“Le autorità di regolamentazione devono mostrare la massima responsabilità”, come anche le “reti sociali devono farlo, per garantire la conformità con la normativa” ha spiegato.
Parole che a molti sono parse una poco velata minaccia. E che non devono essere piaciute al primo ministro russo Dmitry Medvedev, fan dei social network, che ha reagito bruscamente a un’intervista sulle Izvestia a Maxim Ksenzov, numero due dell’Authority competente, che ha avanzato l’ipotesi di bloccare l’accesso a Twitter in tutto il Paese. Al social network vengono contestate una serie di violazioni, la non ottemperanza delle richieste di cancellazione di contenuti ritenuti pericolosi, problemi con i dati personali, account non rintracciabili.
Poi lo stesso ente, il Roskomnadzor, ha annunciato che non bloccherà la risorsa. Eppure a molti a Mosca il fatto che i social network americani non abbiano server in Russia e siano poco controllabili, è qualcosa che non va giù.
“Violano la legge” secondo Ruslan Gattarov, vice governatore della regione di Celiabinsk ed ex senatore del Consiglio della Federazione. E come lui la pensano in molti. Anche il Cremlino. Tranne il premier evidentemente.
Ma, soprattutto oggi, l’Authority russa per le telecomunicazioni Roskomnadzor ha confermato che “il dipartimento ha considerato la possibilità di uno stop a Twitter e Facebook”. Qualcosa che richiama molto da vicino la Turchia e uno degli ultimi scandali che ha interessato il premier turco Recep Tayyip Erdogan.
Secondo Ksenzov “possiamo domani, per pochi minuti, bloccare Twitter o Facebook in Russia. Noi non vediamo in questo un grosso rischio”, ha detto, evidenziando e sottolineando che questo blocco della risorsa sul territorio della Russia “è virtualmente inevitabile”, poichè la società “costantemente ha rifiutato” di soddisfare i requisiti richiesti dalle autorità russe. Ma non solo Twitter e Fb. Gmail, Skype e tutti i servizi cloud globali rischiano di essere espulsi dalla Russia se non accetteranno di essere nazionalizzati.
È previsto dal pacchetto di riforme antiterrorismo approvato da Mosca. Il pacchetto di regole appena approvate dalla Duma, uscite dal Cremlino dopo gli attentati di Volvograd di fine dicembre, prevede in sostanza una serie di obblighi, come l’apertura di server sul suolo nazionale e la conservazione dei dati cloud per sei mesi, che portano tutti ad un’unica soluzione: costringere i cloud provider a trasferire i propri data center in terra russa.
L’obiettivo ufficiale è controllare i dati per la sicurezza nazionale; ma questo darebbe anche l’opportunità di bloccare qualunque cosa non sia gradita al Cremlino.
Il tutto mentre Pavel Durov, il creatore del social network più diffuso della Russia, VKontakte, l’equivalente di Facebook, è fuggito in Occidente con l’allarmante denuncia di non essere più libero di lavorare. Ed è palese la differenza di posizione tra premier e presidenza. Medvedev, devoto frequentatore dei social network, ha subito sbottato, all’idea di un blocco di Twitter. Ma evidentemente è in minoranza. (TmNews)

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