Il canone va in bolletta a 100 euro, il Governo accelera ed il M5S promette battaglia

Riforma Rai a Montecitorio: ad forte e cda snello

Il Governo di Matteo Renzi accelera sulla riforma della Rai

Il Governo di Matteo Renzi accelera sulla riforma della Rai

ROMA – L’introduzione della figura dell’amministratore delegato, un cda più snello non più eletto dalla Vigilanza, il presidente di garanzia. Sono i punti salienti della riforma della governance Rai, che, dopo il passaggio al Senato e le modifiche (per lo più tecniche) nelle commissioni Cultura e Trasporti alla Camera, approda domani in Aula a Montecitorio per la discussione generale. L’obiettivo del Governo è arrivare al via libera definitivo di Palazzo Madama, dove il provvedimento dovrà tornare, a fine novembre.
I relatori, i democratici Lorenza Bonaccorsi e Vinicio Peluffo, si preparano a riformulare alcuni emendamenti accantonati in commissione, in particolare sui tempi certi di approvazione del contratto di servizio, sulla consultazione in vista del rinnovo della concessione e sulla normativa degli appalti, punto su cui promette battaglia il M5S così come su nomina e poteri del capo azienda. Dall’entrata in vigore della legge, l’attuale dg Antonio Campo Dall’Orto acquisirà le competenze previste dalla riforma per l’ad, mantenendo comunque quelle attuali.
I poteri dell’amministratore delegato
L’ad, secondo quanto previsto dall’art.2, è nominato dal cda su proposta dell’assemblea dei soci (dunque del Tesoro), resta in carica per tre anni e può essere revocato dallo stesso consiglio. Può nominare i dirigenti, ma per le nomine editoriali deve avere il parere del cda (che, nel caso dei direttori di testata, se fornito a maggioranza dei due terzi è vincolante). Secondo un emendamento approvato in commissione alla Camera, assume, nomina, promuove e stabilisce la collocazione anche dei giornalisti, su proposta dei direttori di testata e nel rispetto del contratto di lavoro giornalistico; può firmare contratti fino a 10 milioni di euro e ha massima autonomia sulla gestione economica. Prevista l’incompatibilità con cariche di Governo, anche se ricoperte nei dodici mesi precedenti alla data della nomina; l’ad deve, inoltre, essere nominato tra coloro che non abbiano conflitti di interesse e non cumulino cariche in società concorrenti; all’ad spetta anche l’approvazione del piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale, oggetto di alcune modifiche in Commissione alla Camera.
Presidente e Consiglio d’amministrazione
Al Senato, con un emendamento di Forza Italia, è stata introdotta la figura del presidente “di garanzia”, che viene nominato dal cda tra i suoi membri, ma deve ottenere il parere favorevole della Commissione di Vigilanza con i due terzi dei voti. I componenti del cda sono sette al posto degli attuali nove: quattro eletti da Camera e Senato, due nominati dal governo e uno designato dall’assemblea dei dipendenti. Previsti precisi requisiti di onorabilità per i consiglieri.
Il super direttore generale
In fase di prima applicazione della legge, al direttore generale sono conferiti i poteri dell’amministratore delegato. Un emendamento dei relatori approvato in Commissione alla Camera specifica che il dg mantiene anche le attuali competenze.
Le deleghe al Governo
Mentre il nodo canone viene affrontato nella legge di stabilità, la riforma prevede una delega per il riordino e la semplificazione dell’assetto normativo. Al Senato è stata ridotta la sua ampiezza con la soppressione del riferimento all’evoluzione tecnologica e di mercato.
Il contratto di servizio
L’articolo 1 prolunga a cinque anni la disciplina dei contratti per lo svolgimento del servizio pubblico e potenzia il ruolo del Consiglio dei ministri, che delibera indirizzi prima di ciascun rinnovo del contratto nazionale.
Le norme sugli appalti
L’articolo 3 detta norme sulla responsabilità dei componenti del cda e prevede la deroga, rispetto all’applicazione del codice dei contratti pubblici, per i contratti aventi per oggetto l’acquisto, lo sviluppo, la produzione o la commercializzazione di programmi radiotelevisivi e i contratti aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria. (Ansa)

E il canone Rai scende a 100 euro e va in bolletta
ROMA – Il canone Rai si pagherà in bolletta e subirà una sforbiciata, passando nel 2016 da 113,50 a 100 euro e nel 2017 a 95 euro. Multa di 500 euro per chi lo evaderà. È quanto si legge in una delle ultime bozze alla Legge di Stabilità. L’articolo 12 prevede che “la sanzione amministrativa è pari a cinque volte” l’importo del canone di abbonamento che per il 2016 è fissato in 100 euro. Una misura destinata in primis a combattere l’evasione, che nel 2015 dovrebbe sfiorare il 30%, toccando quota 600 milioni. Il sistema di riscossione è in via di definizione.
Il testo prevedrebbe il rinvio dei dettagli ad un decreto del Ministero dello Sviluppo da presentare entro 45 giorni: il canone – si apprende – si pagherà a rate e soltanto sulla prima casa, come il Tesoro ha già precisato nei giorni scorsi. Attualizzando la norma, la tassa non dovrebbe essere più legata al possesso del televisore, ma a quello dei vari device come smartphone, tablet e pc, con cui si può vedere la Rai. Toccherà eventualmente al singolo utente chiedere l’esenzione dichiarando all’Agenzia delle Entrate il mancato possesso di tali mezzi.
Su 22 milioni di utenze familiari, il nuovo meccanismo frutterebbe dunque l’anno prossimo 2,2 miliardi, circa 500 milioni in più rispetto agli 1,7 miliardi raccolti nel 2015. Un “tesoretto” che il governo potrebbe destinare all’ulteriore riduzione del canone per gli anni successivi, a una diminuzione della pubblicità in tv (in linea con le intenzioni del nuovo vertice Rai, che avrebbe messo in cantiere il taglio degli spot sui canali per bambini Rai YoYo e Rai Gulp, pari a 7 milioni l’anno) o al Fondo per l’editoria. Ma al momento si tratta solo di ipotesi: il primo obiettivo della manovra – si sottolinea in ambienti del governo – resta il recupero dell’evasione.
Messo a punto dopo il confronto tra ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico, Agenzia delle Entrate, Rai e Authority e contatti con l’Enel, il canone in bolletta resta nel mirino di Assoelettrica, che prende atto della decisione del governo ma auspica che le modalità operative vengano definite “attraverso un costruttivo confronto con gli operatori e l’Autorità per l’energia”. (Ansa)

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