Il Garante: “Sciopero illegittimo”. Camusso (Cgil): “Allora abbassate il canone”

Tagli Rai confermati, ma sedi regionali salve

RaiROMA – Via libera dalle commissioni Bilancio e Finanze del Senato all’articolo 21 del decreto Irpef. Si conferma, così, il taglio di 150 milioni a carico della Rai. Via libera anche all’emendamento dei relatori che “salva” le sedi regionali della televisione pubblica e che consente la dismissione di quote di Rai Way e la possibilità di non mantenere Rai World.
L’Autorità di garanzia per gli scioperi nei servizi pubblici essenziali ha, intanto, “ha valutato come non conforme alla legge la proclamazione dello sciopero dei sindacati dei lavoratori della Rai per il prossimo 11 giugno”.
“Noi insistiamo – ha detto il segretario della Cgil, Susanna Camusso – perché le vertenze si fanno così. E’ grave sostenere che lo sciopero è umiliante. Qualunque controparte dovrebbe sapere che lo sciopero è una cosa normale. Se cambiano le cose, siamo pronti a discutere, ma si deve dire che il decreto non si fa così e che si apre un confronto. Questo decreto legge mette a rischio la Rai nella dimensione di servizio pubblico e come grande impresa del Paese. La vendita di Taiwan determina la perdita delle condizioni di sicurezza e capacità competitiva”.
“La vendita di Raiway – ha proseguito Camusso – determina incassi di breve periodo, ma costi di lunga durata. Il problema generale di rendere le reti di trasmissione private mette a rischio il sistema Paese”. “Altro tema è il mancato riconoscimento alla Rai di una quota del canone – ha detto ancora il segretario Cgil – il canone è una tassa di scopo, se cambia lo scopo questa non è una variabile indifferente per chi paga il canone, è un atto eticamente non accettabile. Se si vogliono ridurre i trasferimenti alla Rai, allora si abbassa il canone. Una grande azienda deve avere le risorse per andare avanti, il tema non è sottrarsi ai sacrifici necessari”. “Il terzo tema è quello delle sedi regionali – ha proseguito Camusso – si parla di razionalizzazione del servizio, ma il vero problema è difendere un patrimonio importante della tv pubblica”.
“Il premier – rincara il segretario Uil, Luigi Angeletti – è bravissimo a fare le caricature, ma si comporta come un pessimo amministratore delegato dell’azienda pubblica Rai. Ha fatto bene a dire che è dei cittadini, lui dovrebbe per questo amministrarla ma è il peggiore amministratore”.
Intervistato dal Corriere della Sera, il direttore generale Luigi Gubitosi afferma che “questo sciopero è un errore perché la Rai fa parte di un sistema. E’ stato chiesto un sacrificio e lo si far”. Insistendo per un ringiovanimento, Gubitosi chiede una mano all’azionista per cambiare regole che attualmente “ci equiparano a una Asl anziché a un’azienda”.
“Stiamo lavorando alla revisione del piano industriale che ha già ridotto il personale: dal 2013 sono uscite 700 persone. La Rai va ringiovanita”. “Per molto tempo la Rai è stata gestita con criteri politici e non manageriali”. “La burocrazia – continua l’ex ad Wind – impone un costo altissimo: per fare una gara dobbiamo sottoporci a una serie estenuante di passaggi”.
Il presidente della Commissione di Vigilanza, Roberto Fico, dal canto suo, ritiene che “si sta scippando all’Italia un asset strategico come Raiway”. Per il grillino, infatti, “la strategia del governo è sbagliata: i 150 milioni tagliati non sono una revisione della spesa”.
Fico sottolinea la necessità di un cambiamento nell’azienda: “La politica deve uscire dalla Rai e viceversa. Vanno riorganizzate le sedi regionali e sono più che sufficienti tre testate giornalistiche: una internazionale, una nazionale e una regionale. Per decenni la Rai è stata depredata da tutti i partiti politici che attraverso i cda hanno piazzato propri uomini. Invece che mettere in vendita fino al 49% di Raiway”, continua il presidente della Vigilanza, “Renzi dovrebbe attaccare le posizioni di potere e di comodo acquisiti da dirigenti e i sindacati”.
Per l’Adrai, l’associazione dei dirigenti di Viale Mazzini, infine, “la Rai e i suoi dirigenti non hanno paura dei tagli e dei cambiamenti: noi faremo la nostra parte fino in fondo, ma senza concedere nulla a disegni privi di progettualità”. L’Adrai esprime, quindi, la “fondata speranza che tutti – sindacati e associazioni di categoria incluse – sapranno fare un passo indietro rispetto allo sciopero annunciato l’11 giugno”, per evitare il rischio che venga “strumentalmente raccontato dai media come esempio di resistenza al cambiamento”.

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