Franco Siddi difende l’autonomia del Cda: “Il bene dell’azienda prima del dg e di noi”

Rai, no al Piano news: “Non prendiamo ordini”

Franco Siddi (foto Giornalisti Italia)

Franco Siddi (foto Giornalisti Italia)

ROMA – “Non è vero che abbiamo assecondato la politica, ciascuno di noi ha votato nella piena autonomia delle proprie convinzioni. Non solo non prendiamo ordini, ma semmai in certe materie, consentitemi la battuta, possiamo darne”. Franco Siddi, consigliere di amministrazione della Rai, difende così il netto “no” al Piano news del direttore generale Antonio Campo Dall’Orto.
Un concetto, quello espresso dall’ex segretario generale della Fnsi, che viale Mazzini ha ribadito in una nota ufficiale, sottolineando che “il voto sulla parte digitale del piano informazione è avvenuto dopo una lunga e articolata discussione, senza alcuna necessità di forzature. I consiglieri hanno, inoltre, espresso il loro voto in assoluta autonomia, libertà e indipendenza”.
Siddi spiega, infatti, che “all’ordine del giorno c’era un piano complessivo dell’intera informazione Rai: ma in quel piano c’erano una cornice molto tecnica e pochi contenuti. Nessuno è contro il digitale, sia chiaro, ma il tutto deve rientrare in un progetto coerente. La regola deve essere prima i progetti e poi i nomi. Opinioni diverse possono e devono esserci, poi vanno confrontate e portate a sintesi: la sintesi proposta oggi era poco convincente”.
Ricordando che il Cda della Rai sarà riconvocato nei prossimi giorni, “se avremo ulteriori materiali da esaminare in materia di tetto sui compensi”, l’ex segretario generale della Fnsi sottolinea che “il direttore generale farà le sue riflessioni. Sta a lui valutare se può andare e fino a quando”.
Per Siddi su una cosa non c’è alcun dubbio: “Abbiamo rilevato elementi di disagio, ma il bene dell’azienda viene prima del dg e prima di noi. Certo, a lungo così non si può andare avanti, serve chiarezza”.
Lapidari i commenti di altri due consiglieri d’amministrazione giornalisti, Giancarlo Mazzuca e Arturo Diaconale. Mazzuca confessa di essersi “ritrovato in un’atmosfera un po’ kafkiana, a valutare e a votare un Piano a sei mesi da quello presentato da Verdelli: ma molti dei punti di quel piano c’erano anche in quello di oggi, e non ho potuto non chiedermi perché abbiamo perso sei mesi ?”.
Mazzuca evidenzia, inoltre, che “il discorso del pluralismo dell’informazione è importantissimo e il Piano presentato onon lo prevedeva in misura sufficiente”.
Diaconale, invece, taglia corto: “Non abbiamo alcuna intenzione di dimetterci, vogliamo continuare a svolgere il nostro ruolo a prescindere dalle strumentalizzazioni e dalle speculazioni”.
“Noi lavoriamo – spiega Diaconale – su temi che riguardano il futuro della principale azienda di informazione del Paese, quattro di noi lo fanno gratis ed essere anche offesi mi sembra troppo. Ognuno ha espresso in piena autonomia le sue opinioni, non è corretto dipingerci come un Cda di rissosi e di riottosi. Personalmente ho votato no al Piano perché credo che non desse indicazioni precise in tema di pluralismo e di garanzia del gioco democratico. Non ce la siamo sentiti di firmare una cambiale in bianco”.
Il Cda della Rai ha, dunque, bocciato il piano di riforma dell’offerta informativa preparato dal direttore generale, Antonio Campo Dall’Orto. La bocciatura segna uno strappo tra il Cda e dg di viale Mazzini difficile da ricucire, anche perché tra i cinque no c’è quello della presidente Monica Maggioni. Al voto non ha preso parte il consigliere Paolo Messa che aveva già lasciato i lavori per disaccordo con il dg sulla gestione complessiva dell’azienda. I no sono venuti anche dai consiglieri Arturo Diaconale, Franco Siddi, Rita Borioni, Giancarlo Mazzuca. I consiglieri Carlo Freccero e Marco Fortis si sono astenuti sul piano news proposto dal direttore generale, mentre l’unico voto a favore è stato espresso dal consigliere Guelfi.
Secondo il consigliere Freccero “il direttore generale deve continuare. Quello dell’informazione è un terreno estremamente delicato, forse quello che è mancato è stato qualche momento di astuzia. Il Cda andava coinvolto di più”.
Il Consiglio di amministrazione ha dato il via libera ai piani di produzione delle reti generaliste e tematiche. L’approvazione è, però, a termine, limitata ai piani di definizione della programmazione Rai che arrivano al prossimo settembre, quindi non ci sono i piani relativi ai palinsesti autunno-inverno, quelli di maggiore interesse degli investitori pubblicitari. Dopo aver votato i piani di produzione, il Cda ha sospeso i lavori.
“Mancano le condizioni di base per un rapporto di fiducia con il direttore generale” afferma Paolo Messa, il consigliere che ha lasciato anticipatamente i lavori del Cda di viale Mazzini, aggiungendo che “non giovi alla Rai un conflitto permanente ed una situazione di sostanziale paralisi. In questi mesi ho rappresentato una posizione critica sulla gestione aziendale e in particolare sulle vicende che sono state oggetto di una delibera dell’Anca. Purtroppo le mie critiche e le mie proposte non hanno trovato riscontri. Credo sia un dovere, anche per rispetto dello stesso Campo Dall’Orto, trarne le conseguenze”, ammettendo – da parte dello stesso Messa – il venir meno del rapporto fiduciario con il capo azienda.
Intanto Roberto Fico, presidente della Commissione di Vigilanza Rai, annuncia che la Commissione “acquisirà il piano news”.
Per Matteo Salvini “siamo di fronte all’ennesimo fallimento del Pd e di Renzi, Rai allo sbando e costi fuori controllo. Unica soluzione è la privatizzazione di due reti e l’abolizione del canone, tutelando i posti di lavoro con i nuovi editori, con la politica finalmente fuori dall’azienda”.
Infine, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando: “Non sono in grado di dire se Campo Dall’Orto debba dimettersi oppure no perché non so quali sono le ragioni che hanno portato alla bocciatura del Piano, ma sicuramente c’è da riflettere in modo serio sullo stato di salute della Rai in questo momento, perché mi pare che la situazione sia tutt’altro che rosea”. (giornalistitalia.it)

 

 

 

 

I commenti sono chiusi.