Il dg Campo Dell’Orto ammonisce sulla seduzione dell’informazione non verificata

Rai, il giornalista faccia il proprio mestiere

Antonio Campo Dall’Orto

Antonio Campo Dall’Orto

ROMA – In un mondo più difficile dal punto di vista del riuscire a rimanere coerenti rispetto alla certificazione dell’informazione, “in questo momento c’è la seduzione dell’informazione non verificata perché magari gli assomiglia, e questa cosa i servizi pubblici devono averla senza indugi come nemico”. Una comunicazione che “non può essere solo reattiva”, perché se intesa così è una comunicazione che “non può vincere”.
Lo ha detto il direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, chiudendo i lavori di “Reconnecting Europeans: il ruolo dei servizi pubblici radiotelevisivi”, incontro tenuto nella Sala degli Arazzi di viale Mazzini ed organizzato nell’ambito delle celebrazioni del 60° anniversario dei Trattati di Roma e del 30° anniversario del lancio del Programma Erasmus.
Vi hanno preso parte diversi esponenti delle istituzioni Ue, studiosi, docenti universitari, dirigenti di servizi pubblici europei e dell’Ebu, l’Unione europea dei broadcaster pubblici. Campo Dall’Orto ha aggiunto che “c’è un piano di comunicazione e uno fatto dalla realtà, se coincidono è meglio. Compito nostro è far sì che questi due piani convergano e far sì che la comunicazione sia esaustiva”. E questo “dipende molto anche dalla missione di ciascun giornalista di fare il proprio mestiere”.
Per il dg Rai “non c’è dubbio che è importante riflettere su quelli che sono i sentimenti di un Paese. I servizi pubblici sono un presidio di razionalità: non possono essere le storie che generano informazione”, invitando quindi ad un equilibrio tra l’aspetto emozionale e l’aspetto più concreto nel voler rappresentare una realtà. Anche se è evidente che la capacità di racconto non può più rispondere in maniera selettiva e razionale, che lo spirito del tempo ci porta al racconto delle emozioni.
“Bisogna rompere – ha sottolineato Campo Dall’Orto – l’antagonismo tra istituzioni e cittadini, raccontare non per rendere contrapposte le parti. Mettere l’individuo al centro”. E ad esempio le stesse fiction, in Italia come altrove in Europa, “sono il racconto valoriale di quello che c’è intorno”.
Campo Dall’Orto ha anche evidenziato che “siamo diventati tutti più piccoli, i soggetti tendono a diventare sovranazionali e tendono ad essere parte di attività e modelli di sviluppo che hanno una scala di grandezza più ampia rispetto a noi. Il mondo dei media evolve in modo inequivocabile. Ci sono soggetti più grossi che usando sistemi diversi saranno in grado via via di entrare”. E se ognuno darà una risposta da solo, “farà più fatica”.
“Mai come ora c’è sensazione in Europa – ha detto ancora il dg Rai – di vicinanza valoriale e industriale: “rappresentare 30 miliardi di fatturato di servizi pubblici è diversa se uno si pensa da solo”. Quindi, “fare massa critica” su contenuti che possono interessare più Paesi. “I cambiamenti sono avvenuti così velocemente e le reazioni sono ancora sobrie. Nostro compito è quello di riuscire a riportare valore a una somma di rapporto con la concretezza delle cose, quindi la convenienza”. E riprendendo parte di una frase di Claudio Magris ( “Chi crede nell’Europa sara’ contento se si farà ogni tanto un passo avanti e mezzo passo indietro”) Campo Dall’Orto ha concluso rilevando che “di questi tempi fare un passo indietro è pericoloso. Fare tutti insieme un bel passo avanti”. (agi)

 

 

 

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